Cambia la gestione dei giorni di permesso per legge 104 per i lavoratori in cassa integrazione a causa del coronavirus, per cui in caso di cassa integrazione a zero ore con sospensione dell’attività lavorativa, le giornate di permesso legge 104 non vengono riconosciute, mentre se è prevista la cassa integrazione con una riduzione dell’orario di lavoro, i 12 giorni di permesso si possono fruire in proporzione alla ridotta prestazione richiesta, seguendo le regole di calcolo del part-time verticale.
Come funzionano i permessi legge 104 per lavoratori in cassa integrazione a causa dell'emergenza coronavirus? Il Decreto Cura Italia varato dal governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus ha esteso i giorni di permessi previsti dalla Legge 104, che sono passati da 3 giorni al mese a 12 giorni cumulativi sia per il mese di marzo e sia per il mese di aprile, per un totale di 18 giorni, e sono arrivati chiarimenti dall’Inps per i permessi previsti dalla Legge 104 per chi è in cassa integrazione.
L’Inps con un recente messaggio ha chiarito che ai lavoratori in cassa integrazione a zero ore non vengono riconosciuti i 12 giorni di permessi per legge 104 introdotti dal decreto Cura Italia. La legge 104 prevede regole, misure e agevolazioni volte a tutelare i diritti delle persone con disabilità e dei familiari che le assistono, ma la novità chiarita dall’Inps potrebbe andare contro tale principio.
Stando alle leggi in vigore, come appena detto, a causa dell’emergenza coronavirus i permessi per la legge 104 i 3 giorni al mese sono stati aumentati a 12 giorni, tuttavia, come specificato dal messaggio dell’Istituto di Previdenza, per i 12 giorni di permesso legge 104 previsti per emergenza Covid-19 dal Decreto Cura Italia valgono le stesse regole relative ai permessi della 104.
E ciò significa che in caso di cassa integrazione a zero ore le giornate di permesso non vengono riconosciute, mentre nel caso di cassa integrazione con riduzione dell’orario di lavoro, i 12 giorni di permesso si possono fruire in proporzione alla ridotta prestazione richiesta, secondo le regole di calcolo del part-time verticale.
Se, dunque, un lavoratore è in cassa integrazione a causa dell’emergenza coronavirus sia per il mese di marzo e sia per il mese di aprile non ha il diritto ai 12 giorni di permesso aggiuntivi ma perde anche i tre giorni di permesso al mese previsti dalle leggi in vigore.
In particolare, nel caso di cassa integrazione a zero ore a causa del coronavirus, il datore di lavoro poteva decidere di mettere il lavoratore in cassa integrazione dal 24 febbraio in poi e, dunque:
Nel caso, invece, di lavoratore in cassa integrazione ordinaria per coronavirus senza sospensione dell'attività lavorativa ma con riduzione dell’orario di lavoro per le 9 settimane previste per la causale Covid-19, sono previsti 3 giorni di permessi legge 104 e aumento di 12 giorni per i mesi di marzo e aprile, entrambi riproporzionati, con lo stesso calcolo previsto nel caso di part time verticale.