Permessi sul lavoro, 7 sentenze Cassazione cambiano alcune regole

La Corte di Cassazione è stata più volte incaricata di esprimersi sulle controversie tra datore e lavoratore in relazione all'uso dei permessi. Ecco alcune importanti sentenze al 2022

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
Permessi sul lavoro, 7 sentenze Cassazio

Tra gli istituti che regolano i rapporti di lavoro tra datore e dipendenti ci sono i permessi. Non sono altro che l'assenza dallo svolgimento dell'attività lavorativa per un periodo di tempo limitato (in genere alcune ore) con conseguente conservazione del posto di lavoro e dello stipendio, così come previsto dal Contratto collettivo nazionali di lavoro applicato.

Essendo il ventaglio delle opzioni di permessi molto ampio, non sorprende che la Cassazione sia stata più volte incaricata di dirimere le controversie sorte tra le parti. Vediamo meglio:

  • Sentenze Cassazione sui permessi sul lavoro

  • Casi particolari tra permessi e sentenze

Sentenze Cassazione sui permessi sul lavoro

Tra i permessi sul lavoro più utilizzati ci sono quelli definiti ex festività ovvero per le festività che non sono più tali, ad esempio per le ricorrenze di San Giuseppe, Ascensione, Corpus Domini, Santissimi Apostoli Pietro e Paolo. Alcuni Ccnl prevedono prevedono la possibilità di di fruire di 32 ore di permessi individuali aggiuntivi.

Per i giudici, l'indennità sostitutiva delle ferie non fruite ha natura mista, avendo non solo carattere risarcitorio, in quanto volta a compensare il danno derivante dalla perdita di un bene determinato, ma anche retributivo, costituisce il corrispettivo dell’attività lavorativa resa in periodo che, pur essendo di per sé retribuito avrebbe dovuto essere non lavorato, in quanto destinato al godimento delle ferie annuali.

I permessi allattamento spettano alle madri lavoratrici per il primo anno di vita del figlio o durante il primo anno dall'ingresso in famiglia del minore in caso di adozione o affidamento. Si traducono in uno o due periodi di riposo, anche durante la medesima giornata.

La Corte di Cassazione è intervenuta in riferimento al rapporto con i buoni pasto, secondo cui questi ultimi hanno la finalità specifica di conciliare le esigenze di lavoro con quelle personali se non è presente un servizio di mensa. La consegna del buono pasto non è obbligatoria ma dipende dalla sussistenza di un impegno stabilito dalla contrattazione collettiva, al raggiungimento di un numero minimo di ore. Per i giudici ne consegue che il buono pasto non è configurabile come un corrispettivo obbligatorio della prestazione lavorativa.

Per quanto riguarda i permessi lutto, il lavoratore ha diritto ad assentarsi per tre giorni lavorativi all'anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente, purché la stabile convivenza con il lavoratore o la lavoratrice risulti da certificazione anagrafica. Per la Consulta, il permesso per lutto familiare sospende le ferie.

Casi particolari tra permessi e sentenze

Per quanto riguarda i permessi legge 104, secondo la Corte di Cassazione, sono riconosciuti al lavoratore in ragione dell'assistenza al disabile, rispetto alla quale l'assenza dal lavoro deve porsi in relazione causale diretta, senza che il dato testuale e la ratio della norma ne consentano l'utilizzo in funzione compensativa delle energie impiegate dal dipendente per la detta assistenza.

Di conseguenza il comportamento del dipendente che si avvalga di tale beneficio per attendere a esigenze diverse integra l'abuso del diritto e viola i principi di correttezza e buona fede, sia nei confronti del datore di lavoro che dell'ente assicurativo, con rilevanza ai fini disciplinari.

Strettamente legata a questa presa di posizione c'è la sentenza secondo cui deve ritenersi illegittimo il licenziamento intimato al lavoratore per abuso dei permessi legge 104 nel caso in cui emerga che il lavoratore abbia utilizzato tali permessi per attendere a finalità assistenziali in favore della ex moglie presso la propria abitazione.

Dopodiché, il controllo, demandato dal datore di lavoro a un'agenzia investigativa, finalizzato all'accertamento dell'utilizzo improprio, da parte di un dipendente, dei permessi legge 104 non riguarda l'adempimento della prestazione lavorativa.