I tempi di prescrizione dell'Irpef sono pari a 10 anni. Ma si tratta di una indicazione che non è formalmente codificata ma che trova applicazione nell'ambito del termine di prescrizione ordinario. Non è quindi un caso che alcuni orientamenti giudiziari - espressi dalla Corte di cassazione e poi ripresi dalla Commissione tributaria regionale del Lazio - prevedano tempi dimezzati a 5 anni poiché l'Irpef non è per definizione periodica in quanto i valori alla base del calcolo sono di volta in volta in volta differenti. Di conseguenza non possono essere applicati i termini canonici di 10 anni.
L'Irpef è l'Imposta sul reddito delle persone fisiche ovvero la principale imposta del sistema tributario italiano, quella cioè che fornisce il gettito maggiore. Non è quindi un caso che sia tra le più evase ovvero quella che fa registrare un alto tasso di irregolarità, ma entro quanto tempo avviene la prescrizione?
A essere raggiunti dall'Irpef sono i redditi delle persone fisiche con l'obiettivo di attuare la progressività e personalizzare il prelievo in base alla situazione personale o familiare. Di conseguenza le caratteristiche sono evidenti: l'Irpef è progressiva perché l'aliquota cresce in parallelo all'aumentare della base imponibile. Allo stesso tempo è personale perché si basa sulla situazione economica e sociale del contribuente.
E quindi è generale perché colpisce la complessità dei redditi del contribuente. Essendo una imposta personale, un ruolo centrale è ricoperto dalle deduzioni dall'imponibile e dalle detrazioni dall'imposta.
Spesso e volentieri è anche in questo passaggio che si registrano irregolarità da parte dei contribuenti, a cui segue l'invio di cartelle esattoriali, che non permettono di tenere correttamente conto della capacità contributiva di ciascun contribuente. Vediamo quindi
Il calcolo dell'Irpef è strettamente legato al reddito imponibile. Il sistema italiano prevede un sistema di aliquote per scaglioni:
Se è superiore a 300.000 euro è prevista l'applicazione di un contributo di solidarietà del 3%, deducibile dal reddito complessivo netto. Ed è proprio su questo fronte che si registrano solitamente alcune irregolarità.
Le detrazioni possono essere per carichi di famiglia, per lavoro dipendente o per oneri vari, come interessi passivi su mutui, spese sanitarie, spese funebri, spese di istruzione, premi per assicurazione sulla vita.
Dal reddito complessivo lordo, occorre sottrarre anche gli oneri deducibili, come i contributi versati a forme pensionistiche complementari, gli assegni periodici corrisposti al coniuge a seguito di separazione, gli oneri fondiari non considerati nelle stime catastali, le spese mediche per invalidità gravi, alcune forme di erogazioni liberali, le somme da restituire e che hanno già concorso alla formazione del reddito in periodi di imposta precedenti, le indennità per perdita di avviamento.
Rispetto a questa situazione, utile anche ai fine degli accertamenti dell'Agenzia delle entrate, i tempi di prescrizione dell'Irpef sono pari a 10 anni. Ma si tratta di una indicazione che non è formalmente codificata ma che trova applicazione nell'ambito del termine di prescrizione ordinario.
Non è quindi un caso che alcuni orientamenti giudiziari - espressi dalla Corte di cassazione e poi ripresi dalla Commissione tributaria regionale del Lazio - prevedano tempi dimezzati a 5 anni poiché l'Irpef non è per definizione periodica in quanto i valori alla base del calcolo sono di volta in volta in volta differenti.
Di conseguenza non possono essere applicati i termini canonici di 10 anni.
Arrivati a questo punto è sicuramente interessante il confronto del tempo di prescrizione dell'Irpef con altre imposte per farsi un'idea più completa del trattamento fiscale. A oggi, il quadro è il seguente: