I prestiti personali sono erogazioni di denaro da parte di banche, assicurazioni e finanziarie che vengono richiesti per diverse motivazioni, dalla necessità di avere maggiore liquidità, al dove sostenere spese extra, come l’acquisto di nuovi mobili o una nuova auto e che, come accade per il mutuo di casa, prevedono il rimborso della cifra avuto tramite pagamento di rate mensili prestabilite.
Gli italiani che continuano a chiedere prestiti personali sono sempre tanti e aumentano: le tendenze degli ultimi anni hanno, infatti, fatto crescere le richieste di prestiti personali soprattutto per liquidità, soldi di cui gli italiani hanno spesso bisogno non per affrontare spese extra o grandi ma per sostenere le spese quotidiane e mensili per cui il solo stipendio non basta più. Ma se si chiede un prestito personale e non si riesce a pagare la rata mensile quali sono i rischi che si corrono?
Cosa succede se non pago un finanziamento Compass o Findomestic? Le conseguenze per il mancato pagamento di più rate di finanziamento sono le stesse per tutte le società che erogano prestiti a prescindete che sia Compasso, Findomestic o altra finanziaria o banca.
Se non si paga un prestito o se non si paga un finanziamento e si va all’estero, si corre il rischio di essere segnalati sia alla Centrare Rischi della Banca d’Italia (cosiddetta CAI, dove si viene inseriti solo se si è in mora nei pagamenti) sia ai cosiddetti SIC (Sistemi di informazioni creditizie, dove finiscono i propri dati già al momento della richiesta di un prestito e vi rimangono fino a estinzione del debito), come Crif, Experian, CTC.
La segnalazione alla Centrale Rischi non scatta automaticamente nel caso di ritardo di pagamento di una rata o di mancato pagamento di una rata, ma scatta solo se si verificano determinate condizioni. Ciò significa che non si diventa per la giurisprudenza italiana cattivi pagatori perché si ritarda a pagare la rata di un prestito.
Inoltre, prima della segnalazione alla Centrale Rischi, la banca o finanziaria è obbligata a contattare il debitore avvisandolo di regolarizzare la propria posizione al più presto e nel caso questo avvenga allora la questione sarà chiusa e il debitore non corre più alcun rischio. Il ritardo nel pagamento di un finanziamento prevede solo il calcolo degli interessi di mora in più alla rata, il cui importo è stabilito nel contratto con la Finanziaria.
Tuttavia, in caso di mancato pagamento di un prestito, la finanziaria può decidere di rivolgersi al giudice per recuperare le rate scadute e non versate, coi relativi interessi, e può farlo anche un giorno dopo il ritardato pagamento di una singola rata per avere le somme dovute, o può decidere di sciogliere il contratto e chiedere il versamento immediato in un’unica soluzione della somma mancante del finanziamento richiesto.
Nei casi estremi è anche possibile che la Finanziaria avvii una causa contro il debitore con atto di citazione o presenti un decreto ingiuntivo contro il debitore, depositando copia del contratto. I rischi che si corrono se si continua a non pagare entro i termini previsti (il debitore ha 40 giorni di tempo dopo aver ricebuto il decreto inguntivo per contestarlo) sono quelli del pignoramento dei beni.
Il pignoramento per finanziamenti non pagati scatta, dunque, dopo che il debitore riceve il decreto ingiuntivo, ed entro i termini previsti non regolarizza la sua posizione, e che la finanziaria notifica al debitore il cosiddetto atto di precetto, un ultimo avviso di pagamento che da ulteriori dieci giorni di tempo per regolarizzare la propria posizione e che anticipa l’avvio del pignoramento e che scade dopo 90 giorni. Se entro questo termine, il debitore continua a non pagare, si avvia l’azione esecutiva e parte il pignoramento.
Il pignoramento coinvolge ogni possedimento del debitore: dal quinto dello stipendio, al conto corrente, alla pensione, a immobili su cui la finanziaria stessa può decidere di accendere una ipoteca.
Per evitare conseguenze spiacevoli, il debitore può anche proporre un saldo e stralcio anche dopo l’avvio delle azioni esecutive, possibilità che permettono al debitore di regolarizzare la propria posizione previo consenso della richiesta da parte del creditore.
Se nonostante solleciti e intervento di una società di recupero crediti i soldi del prestito erogato non vengono recuperati dell'ente che ha dato il finanziamento e dallo stesso ente tutto inizia a tacere, allora il credito è prescritto, non più recuperabile. Il pagamento, dunque, viene più corrisposto e i tempi per la prescrizione sono solitamente compresi tra i 5 e i 10 anni. Per debiti come sottoscrizione di mutui, finanziamenti, prestiti Inps, i termini di prescrizione sono di 10 anni, che secondo a 5 anni per crediti per canoni di locazione, interessi, pensione, tfr.