Per migranti si intendono le persone che si spostano liberamente per ragioni di convenienza personale. Il profugo è costretto a farlo in seguito a eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi. Un rifugiato invece perché perseguitato.
Ormai non ci facciamo più caso, ma parole quali migranti profughi e rifugiati, un tempo utilizzate davvero raramente e per questo attorniate da un’aura di mistero oggi sono entrate nel lessico comune. E, purtroppo non sempre per descrivere situazioni positive. Episodi di razzismo, violenza, tentativi di raggiungere il suolo italico a bordo di carrette del mare che puntualmente affondano provocando tragedie su tragedie che hanno guadagnato al Mediterraneo l’appellativo di tomba dopo quello glorioso coniato dai romani più di duemila anni fa.
Esigenze di sintesi giornalistiche a parte, che hanno contribuito e non poco a creare confusione intorno a queste diciture, l’Italia ha dovuto presto imparare a fare i conti non solo con questi termini, ma anche con le difficoltà che lo sbarco di migliaia e migliaia di disperati sta provocando al corpo sociale del Belpaese che non sempre si è mostrato pronto all’accoglienza. È dunque arrivato il momento di capire bene quale è la differenza tra migranti, profughi e rifugiati.
Il termine migranti si applica a quelle persone che decidono di lasciare la loro terra per raggiungere mete in grado, almeno in teoria, di garantire prospettive di vita migliori. Un viaggio che viene organizzato e compiuto attraverso una scelta fatta in libertà e senza alcuna motivazione esterna. Ecco chi sono i migranti: persone che si spostano in un altro paese o in un’altra regione in cerca di condizioni di vita migliori per sé e per la propria famiglia.
Quando queste persone sono in possesso di un regolare permesso di soggiorno possono risiedere regolarmente nel paese di arrivo. In tal caso il migrante è regolare. Una condizione che non si ritrova nel caso in cui egli resti nel paese terzo anche dopo la scadenza dei permessi legali oppure quando entra in maniera irregolare in un altro paese. In questo caso assume il nome di clandestino.
Quando ci troviamo in presenza di profughi pensiamo subito a qualcuno che fugge da un Paese povero, dalla fame o dalla sete, da una guerra, da una catastrofe naturale. Alla fine è proprio ciò che accade, ma questa lettura della parola è solo una mezza verità. I profughi fuggono, sì, ma verso qualcosa più che da qualcosa. Profugo è chi cerca un nuovo posto in cui vivere: un futuro, un lavoro, una speranza, una nuova vita. Nei suoi occhi c'è la disperazione del passato, ma soprattutto il fuoco della speranza. Che, a volte, viene spento dalle onde del mare, o dall'indifferenza.
I rifugiati sono persone che si trovano al di fuori del loro paese di origine a causa di persecuzioni, conflitti, violenze o altre circostanze che minacciano l’ordine pubblico, e che, di conseguenza, hanno bisogno di protezione internazionale. La loro situazione è talmente rischiosa e intollerabile che attraversano i confini nazionali in cerca di sicurezza nei paesi limitrofi, e diventano quindi internazionalmente riconosciuti come rifugiati. Sono persone per le quali il rifiuto della domanda di asilo ha conseguenze potenzialmente mortali. I rifugiati sono persone che hanno lasciato il proprio paese e trovato rifugio in un paese terzo. Lo status di rifugiato non è duraturo ma può essere perso.