Quale è la differenza di guadagno se fatturo 20-30mila euro con partita iva forfettaria o ordinaria

Quando si parla di guadagno effettivo non bisogna fare riferimento al fatturato annuale. Come calcolare la differenza di guadagno tra partita Iva forfettaria e ordinaria.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
Quale è la differenza di guadagno se fat

Fatturato 20-30mila euro, qual è la differenza di guadagno tra partita Iva forfettaria e ordinaria?

Al netto delle detrazioni, la differenza di guadagno se fatturo 20-30mila euro con partita iva forfettaria o ordinaria può arrivare a circa 5.000 euro.

Quando si parla di partita Iva occorre fare una importante differenza di base. È quella tra regime forfettario e regime ordinario. La scelta dell'uno o dell'altro regime fiscale, sebbene possa essere alternativo nell'ambito del rispetto di alcuni requisiti, incide in maniera profonda sul guadagno netto.

Già, perché quando si parla di ricavi effettivi non bisogna fare riferimento al fatturato annuale bensì alla cifra che rimane sul conto corrente dopo aver pagato le tasse richieste e aver effettuato la detrazione delle spese ammesse. Entriamo allora nel dettaglio di quanto previsto dalla normativa fiscale vigente e più esattamente approfondiamo in questo articolo il differente trattamento riservato ai lavoratori autonomi e ai professionisti nelle due condizioni:

  • Fatturato 20-30mila euro, con partita Iva forfettaria

  • Fatturato 20-30mila euro, con partita Iva ordinaria

Fatturato 20-30mila euro, con partita Iva forfettaria

Il calcolo del guadagno con partita Iva forfettaria è piuttosto semplice in quanto fino alla soglia di fatturato di 65.000 euro lordi all'anno non prevede alcuna distinzione. Sul reddito imponibile si applica una imposta sostitutiva dell'imposta sui redditi, delle addizionali regionali e comunali e dell'Irap pari al 15%. I lavoratori autonomi e i professionisti in regime forfettario di partita Iva determinano il reddito imponibile applicando all'ammontare dei ricavi o dei compensi percepiti il coefficiente di redditività, diversificato a seconda del codice Ateco che contraddistingue l'attività esercitata.

Di contro c'è però il limite del divieto di portare in detrazione le spese effettuata per l'esercizio della propria attività. Le spese relative alla partite Iva forfettarie vanno ricondotte al pagamento delle imposte applicate e alla gestione della contabilità da parte del commercialista.

Oltre i 65.000 euro di ricavi scatta invece l'obbligo del passaggio alla partita Iva ordinaria. Se possono infatti accedere al regime forfetario sia i contribuenti che iniziano una nuova attività di impresa, arte o professione e che presumono di conseguire ricavi o compensi non superiori a 65.000 euro, sia coloro che hanno già avviato un’attività purché abbiano conseguito ricavi o compensi sempre sotto tale limite, tutti possono invece aderire a quello ordinario.

Fatturato 20-30mila euro, con partita Iva ordinaria

Il calcolo del guadagno netto è evidentemente più complicato nel caso in cui si passa alla partita Iva ordinaria. A differenza di quanto avviene nel regime forfettario in cui l'aliquota è unica, nell'ordinario ce ne sono 5 ed esattamente:

  • fino all'importo di 15.000 euro di reddito imponibile è prevista l'applicazione del 23% di aliquota, 23% del reddito come imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni

  • dall'importo di 15.001 fino a 28.000 euro di reddito imponibile è prevista l'applicazione del 27% (aliquota), 3.450 + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro come imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni

  • dall'importo di 28.001 fino a 55.000 euro di reddito imponibile è prevista l'applicazione del 38% (aliquota), 6.960 + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro come imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni

  • dall'importo di 55.001 fino a 75.000 euro di reddito imponibile è prevista l'applicazione del 41% (aliquota), 17.220 + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro come imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni

  • oltre l'importo di 75.000 euro di reddito imponibile è prevista l'applicazione del 43% (aliquota), 25.420 + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro come imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)

Di conseguenza, se una partita Iva fattura tra 20 e 30.000 euro all'anno può rientrare nel secondo nel terzo scaglione di aliquote. Ma soprattutto, a differenza di quanto accade con il forfettario, le partite Iva con regime ordinario possono scaricare i costi sostenuti per l'esercizio della propria attività.

La percentuale da recuperare è variabile, ma in alcuni casi può arrivare anche al 100%, come per corsi di formazione e aggiornamento professionale, attrezzatura professionale strumentale, cancelleria e valori bollati, software gestionali. Ecco quindi che, al netto delle detrazioni, la differenza di guadagno se fatturo 20-30mila euro con partita Iva forfettaria o ordinaria può arrivare a circa 5.000 euro.