Finché resta in vigore il contratto di lavoro è previsto il versamento dei contributi per la pensione.
L'assenza imprevista, non autorizzata e ingiustificata del dipendente pubblico costituisce violazione degli obblighi contrattuali di puntualità e frequenza, che può giustificare il licenziamento per colpa grave. Tuttavia, tale sanzione non è sistematica, essendo l'amministrazione pubblica tenuta al rispetto del principio di proporzionalità in relazione alla gravità della colpa.
L'assenza di giustificazione non può in nessun caso manifestare una chiara e inequivocabile volontà da parte del lavoratore di risolvere il contratto di lavoro, anche se quest'ultimo ha affermato oralmente di non voler più lavorare. Non si tratta quindi di dimissioni. Approfondiamo meglio in questo articolo anche altri tipi di conseguenze per il dipendente pubblico che si assenza ingiustificatamente:
Assenza ingiustificata, quali conseguenze su contributi pensione
Rischio abbandono dell'incarico da parte del dipendente pubblico
Il rapporto di subordinazione inerente al contratto di lavoro implica che l'assenza di un dipendente è legittima solo quando il datore di lavoro è stato preventivamente informato e autorizzato. Conseguentemente, ogni assenza imprevista, non successivamente giustificata da un valido motivo o da una giustificazione, costituisce comportamento illecito che lo espone a sanzione disciplinare.
Non solo, ma se il lavoratore lascia il posto senza essere autorizzato o rifiuta di recarsi al lavoro, l'assenza ingiustificata può essere punita con il licenziamento per colpa grave o per causa reale e grave. In ogni caso, finché resta in vigore il contratto di lavoro è previsto il versamento dei contributi per la pensione.
L'assenza ingiustificata di un dipendente pubblico non è necessariamente sinonimo di sanzione, in particolare quando è involontaria. Il lavoratore che non può onorare il suo rientro dopo un congedo a causa di uno sciopero del trasporto pubblico o è vittima di un incidente stradale, o deve affrontare un lutto familiare non sarà sanzionato se ha avuto la cura di avvertire il suo datore di lavoro della situazione.
Non rischia ulteriori sanzioni se risulta che la sua assenza è il risultato di un cambiamento di orario che non gli è stato comunicato, la sua assenza è quindi imputabile al datore di lavoro.
Il dipendente che non giustifica la sua assenza non incorre sistematicamente in una sanzione disciplinare, tanto più quando non è mai venuto meno agli obblighi contrattuali. Deve tuttavia vigilare sulla necessaria comunicazione con il suo datore di lavoro per chiarire la situazione.
Il lavoratore che non risponde alla richiesta di spiegazione del datore di lavoro sul motivo della sua assenza è passibile di sanzioni disciplinari. In virtù della sua potestà gestionale, il datore di lavoro ha il diritto di sanzionarlo, nel rispetto del principio di proporzionalità della sanzione alla gravità della colpa. Egli è infatti tenuto a valutare caso per caso l'assenza ingiustificata, a seconda delle circostanze in cui si è verificata, delle spiegazioni del dipendente e delle conseguenze delle stesse sull'attività di lavoro.
L'assenza ingiustificata del dipendente pubblico nonostante le richieste di rientrare o il rifiuto di riprendere l'attività senza giustificato motivo non sono sempre puniti allo stesso modo, si tratta di fattispecie qualificabili di colpa grave. Se la situazione persiste troppo a lungo, può infatti essere qualificata come abbandono dell'incarico. Ciò espone il lavoratore al licenziamento escludendo qualsiasi compenso.
La mancata giustificazione dell'assenza di un dipendente può costituire un valido motivo di licenziamento. Secondo le disposizioni in vigore, si applica la sanzione disciplinare del licenziamento per assenza priva di valida giustificazione per un numero di giorni, anche non continuativi, superiore a 3 nell'arco di un biennio o comunque per più di 7 giorni nel corso degli ultimi 10 anni ovvero mancata ripresa del servizio, in caso di assenza ingiustificata, entro il termine fissato dall'amministrazione.