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Quali controlli e verifiche può fare datore di lavoro su un dipendente con la legge 104

La Corte di Cassazione è intervenuta più volte sulle indagini effettuate dal datore di lavoro per verificare eventuali abusi dei permessi con la legge 104.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
Quali controlli e verifiche può fare dat

La legge 104 riconosce ai lavoratori che assistono familiari con disabilità il diritto di usufruire di tre giorni di permesso mensile retribuito. L'uso improprio di questa prerogativa può condurre al licenziamento e all'instaurazione di procedimenti penali, poiché tale comportamento può essere interpretato come una violazione del rapporto di fiducia con il datore di lavoro e come un illecito ricevimento di emolumenti erogati dall'Inps durante i giorni di permesso.

Per quanto riguarda la sorveglianza esercitabile dal datore di lavoro sull'utilizzo dei permessi previsti dalla legge 104, esistono protocolli che consentono di accertare se il lavoratore si dedichi realmente all'assistenza del familiare in questione, come previsto dalla normativa, per legittimare l'assenza dal luogo di lavoro.

  • Legge 104, quali controlli può fare il datore di lavoro

  • L'alternativa ai controlli diretti del datore di lavoro

Legge 104, quali controlli può fare il datore di lavoro

La Corte di Cassazione ha emesso molteplici sentenze che attestano la legalità delle indagini effettuate dal datore di lavoro per verificare eventuali abusi dei permessi riconosciuti dalla legge 104. Benché questi permessi siano previsti per rispondere a legittime esigenze di assistenza, esiste la possibilità che vengano utilizzati per giustificare assenze non legittime dal posto di lavoro.

Questi abusi, se non adeguatamente monitorati, possono costituire infrazioni dei principi di integrità e fedeltà che governano il rapporto lavorativo, giustificando il licenziamento per giusta causa. Inoltre, l'utilizzo fraudolento dei permessi configura un reato di truffa nei confronti dello Stato.

Secondo la giurisprudenza della Cassazione, mentre è vietato al datore di lavoro effettuare controlli durante l'orario lavorativo ordinario, è permesso verificare, al termine della giornata lavorativa, che il lavoratore non stia abusando dei permessi. Questi controlli possono essere eseguiti attraverso l'impiego di investigatori privati. I resoconti redatti dagli investigatori non costituiscono prova diretta in tribunale, ma possono essere supportati da materiale fotografico acquisito durante le investigazioni e dalle dichiarazioni testimoniali degli stessi.

Un caso emblematico riguarda un'impiegata di una banca che aveva richiesto i permessi per assistenza familiare ma li utilizzava per attività personali non correlate all'assistenza. Questa pratica, una volta rivelata tramite indagini delegate dall'ente bancario a società investigative, ha condotto al licenziamento della dipendente, con la decisione convalidata dalla Corte di Cassazione per violazione sostanziale degli obblighi di lealtà e onestà verso il datore di lavoro.

L'alternativa ai controlli diretti del datore di lavoro

L'impiego di investigazioni private si configura come un mezzo legittimo e appropriato per indagare su presunti atti di frode. Conformemente alla giurisprudenza, queste indagini non devono focalizzarsi sull'esecuzione delle mansioni lavorative, ma possono essere condotte per identificare azioni che possano costituire reati o frodi.

Durante i giorni di permesso garantiti dalla legge 104, l'obbligo del dipendente è quello di prestare assistenza al familiare con disabilità. Non si richiede che l'assistenza sia fornita per l'intera durata del permesso, né che vi sia un allineamento diretto tra gli orari di lavoro e quelli dedicati all'assistenza. L'importante è che una parte preponderante del tempo concesso sia impiegata per l'assistenza.

L'uso dei permessi è dunque considerato appropriato anche per svolgere altre attività essenziali alla vita quotidiana, come accompagnare i bambini a scuola, fare acquisti o visitare una farmacia. È ammesso anche dedicare un segmento di questo tempo a momenti di svago, come incontrarsi con amici per un caffè, purché tali attività non compromettano l'obiettivo principale del permesso e non occupino una porzione significativa del tempo concesso.

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