Il funzionamento dei controlli prevede la richiesta alle banche in cui i contribuente italiani hanno spostato denaro i dettagli delle movimentazioni superiori alla soglia di 15.000 euro, anche in maniera frazionata. A contare è quindi l'ammontare complessivo del denaro.
Mai credere che l'attenzione della Guardia di finanza cali nel caso in cui si spostano soldi all'estero. Anzi, ben sapendo della tendenza degli evasori a cercare un rifugio fuori confine per il proprio denaro, gli uomini delle Fiamme gialle attivano nuove collaborazioni per stroncare questo fenomeno.
L'obiettivo è rafforzare la cooperazione con gli altri Stati, in particolari con quelli extraeuropei con cui evidentemente i legami sociali, economici e politici sono meno stretti rispetto a quanto accade in Europa. Non solo, ma già dalla collaborazione gli stessi Paesi europei si stanno aprendo nuove opportunità per avviare verifiche e accertamenti sempre più serrati e puntuali nei confronti degli evasori.
Vediamo da vicino cosa sta succedendo e più precisamente analizziamo:
Si rafforza la collaborazione tra l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza. Ma lo fa con un intento ben preciso ovvero quello di rendere più efficaci i controlli nel caso dello spostamento di denaro all'estero. Sebbene questa nuova iniziativa prenda le mosse dalla cosiddetta Lista Dubai ovvero alle persone con patrimoni negli Emirati Arabi, il modello messo a punto è destinato ad allargarsi anche altrove tra Europa e Stati Uniti.
Il funzionamento dei controlli da parte delle Fiamme gialle è presto detto: chiedere alle banche in cui i contribuente italiani hanno spostato denaro i dettagli delle movimentazioni superiori alla soglia di 15.000 euro, anche in maniera frazionata. A contare è quindi l'ammontare complessivo del denaro.
In altro aspetto particolarmente da sottolineare è l'abbattimento della barriere delle distinzioni. In buona sostanza, a essere coinvolti dai controlli sono le persone fisiche, ma anche le società di persona, così come gli enti commerciali e le società di capitali.
Si punta a rendere più solidi gli strumenti di contrasto del fenomeni di illecito trasferimento e detenzione di attività economiche e finanziarie all’estero, consentendo di acquisire informazioni di rilevante interesse operativo relative a operazioni transfrontaliere dietro le quali possono celarsi condotte di evasione fiscale e altri illeciti collegati.
Si tratta insomma di un modo differente di approcciare la lotta all'evasione fiscale, a tal punto che dalle parti del Ministero dell'Economia riferiscono che la situazione internazionale sul tema della lotta all'evasione va migliorando e si sta diffondendo sempre di più il principio della trasparenza e della lealtà fiscale.
L'obiettivo della nuova strategia messa a punto dalla Guardia di finanza e dall'Agenzia delle entrate è rafforzare gli strumenti di contrasto del fenomeni di illecito trasferimento e detenzione di attività economiche e finanziarie all'estero, consentendo di acquisire informazioni di rilevante interesse operativo relative a operazioni transfrontaliere dietro le quali possono celarsi condotte di evasione fiscale e altri illeciti collegati.
Si possono distinguere, al riguardo - viene spiegato nella circolare dell'Agenzia delle entrate - le operazioni riconducibili ad un formale rapporto, che trovano la loro concreta manifestazione e registrazione all'interno dello stesso, da quelle cosiddette extra-conto che si esauriscono istantaneamente nel contatto diretto tra il cliente e l'intermediario.
Le informazioni acquisite possono costituire la fonte di innesco di attività ispettive di natura tributaria, nell'ambito delle quali potrà essere valutata l'opportunità di attivare, con le procedure previste, le tradizionali indagini finanziarie avvalendosi del relativo regime probatorio. Le richieste possono essere nominative volte all'estrazione di un insieme di operazioni che integrano i requisiti indicati nella richiesta, indipendentemente dai soggetti che le abbiano poste in essere.