Quali sono le tipologie di orari di lavoro e le principali regole per ognuna nel 2022-2023

Quali sono le tipologie di orario di lavoro? Non solo ordinario e straordinario, ma anche notturno, a turni, pause, riposi, ore supplementari, flessibilità.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
Quali sono le tipologie di orari di lavo

Quando si parla di orario di lavoro occorre tenere conto della varietà di opzioni che vanno ben al di là del numero di ore in senso stretto.

I possibili tipi di orario di lavoro sottoscrivibili sono a tempo pieno, con un orario variabile tra le 40 e le 48 ore settimanali, ma sono diverse per ogni settore merceologico e contratto collettivo nazionale di lavoro applicato; a tempo parziale verticale ovvero lavoro con orario ridotto in alcuni giorni della settimana; a tempo parziale orizzontale ovvero lavoro quotidiano ma per tutti i giorni della settimana; a tempo parziale misto ovvero l'unione tra le due precedenti opzioni. Non ci resta che approfondire:

  • Orario notturno

  • Ore di straordinario

  • Orario flessibile

  • Smart working

  • Lavoro a turni

  • Pause e riposi

Orario notturno

Nella definizione di lavoratore notturno rientra qualsiasi lavoratore che tra la mezzanotte e le cinque del mattino svolga almeno 3 ore del proprio tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale.

In mancanza di uno specifico contratto collettivo nazionale di lavoro, è considerato lavoratore notturno chi svolge un lavoro notturno per almeno 80 giorni lavorativi all'anno ovvero in misura minore in caso di lavoro a tempo parziale.

Ore di straordinario

Se le ore massime consentite sono 40 nell'arco di una settimana, quelle di straordinario non possono essere maggiori di 8 per un totale di 48 ore alla settimana.

Anche se il lavoratore presti la propria attività per più di 40 ore in una settimana non necessariamente si debba parlare di straordinario se nell'arco dei sei mesi la media delle ore lavorate sia comunque pari a 40. Vale il principio della compensazione ovvero dell'eccezionalità del caso.

Orario flessibile

Quando si parla di flessibilità degli orari di lavoro occorre fare riferimento a quelli di entrata e di uscita con il datore di lavoro che individua una fascia oraria entro cui entrare in azienda e tornare a casa, nel rispetto delle norme sul minimo giornaliero stabilito nel Contratto collettivo nazionale di lavoro. Quindi si fa riferimento alla compresenza.

Sono individuate fasce orarie in cui i lavoratori devono essere presenti in azienda, ma nell'ambito di questa fascia di tempo possono muoversi in libertà in termini di orario d'entrata e orario di uscita. Dopodiché c'è l'orario concentrato. In buona sostanza l'azienda fissa l'orario giornalieri, ad esempio 6 ore e il lavoratore può decidere di essere presente consecutivamente con il vantaggio di andare via un po' prima.

Smart working

In relazione allo smart working, le aziende devono stipulare per iscritto l’accordo individuale con il lavoratore agile, disciplinando l’esecuzione della prestazione svolta all’esterno dei locali aziendali, anche con riguardo alle forme di esercizio del potere direttivo del datore di lavoro e agli strumenti usati dal lavoratore.

L’accordo deve individuare i tempi di riposo del lavoratore e le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la sua disconnessione dagli strumenti tecnologici di lavoro. Il datore di lavoro conserva l’accordo individuale per un periodo di cinque anni dalla sottoscrizione.

Lavoro a turni

Per conoscere la disciplina dei turni di lavoro in azienda occorre consultare il Contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento. Soprattutto nel caso di alcune categorie, ogni aspetto è dettagliato con estrema precisione, anche la parte relativa ai tempi con cui il datore di lavoro deve comunicare i turni.

Il datore di lavoro ha le mani libere nell'organizzazione della macchina lavorativa. Spetta al datore di lavoro decidere i turni di lavoro rispettando il principio della parità di trattamento, ma anche delle leggi in vigore. In particolare è chiamato a comunicare con il corretto preavviso i turni di lavoro per non mettere i dipendenti in difficoltà nella gestione della vita personale.

Pause e riposi

Ogni dipendente ha diritto a interrompere l'attività lavorativa per almeno 10 minuti se l'orario quotidiano è maggiore di 6 ore e dunque ad avere una pausa dal lavoro. Questo tempo può essere impiegato in svariati modi, come il recupero le energie psico-fisiche o appunto come pausa pranzo. A fare la differenza è però la singola organizzazione interna.

Poi ci sono le disposizioni interne, che nelle aziende più strutturate sono il frutto di accordi tra sindacati e imprenditori, che fissano modalità più dettagliate della pausa lavoro. Il principio è chiaro: spetta ai vari contratti collettivi di lavoro di lavoro individuare tempi e modi più appropriati in base all'attività svolta.

Tutti i lavoratori dipendenti hanno diritto a 11 ore consecutive di riposo ogni 24 ore, senza tenere conto dell'orario settimanale di lavoro. Tenendo conto che in queste 11 ore non sono conteggiati le pause di lavoro tra i 10 minuti e le 2 ore, le pause di lavoro fino a 10 minuti, l'interruzione dell'attività per i pasti, i riposi e le soste obbligatorie se l'orario di lavoro è maggiore di 6 ore.