Nel quadro normativo e fiscale italiano, il contratto a chiamata (detto anche contratto intermittente) rappresenta una soluzione improntata alla flessibilità, particolarmente apprezzata in settori ove la domanda di lavoro presenta carattere discontinuo o stagionale. Questa specifica tipologia contrattuale è disciplinata dagli articoli 13-18 del D.Lgs. 81/2015 e trova applicazione solo entro limiti precisi, garantendo sia all’azienda sia al lavoratore un trattamento economico e contributivo affine al lavoro subordinato ordinario, ma commisurato alle prestazioni effettivamente rese.
Il contratto a chiamata, noto anche come lavoro intermittente, è una forma di rapporto subordinato in cui il lavoratore si mette a disposizione di un datore per prestazioni lavorative rese su richiesta e secondo le esigenze aziendali. Può essere stipulato sia a tempo determinato che indeterminato, ed è ammesso esclusivamente in presenza di determinate condizioni soggettive (ad esempio, età inferiore a 24 anni o superiore a 55 anni, inclusi i pensionati) o oggettive, indicate dai CCNL o, in assenza, da specifici decreti ministeriali (ad esempio mansioni discontinue, attività stagionali). Ai lavoratori impiegati con questa formula è riconosciuta la possibilità di effettuare fino a 400 giornate di effettivo lavoro in tre anni solari con lo stesso datore, superato il quale il contratto si trasforma in un rapporto a tempo pieno e indeterminato, salvo eccezioni nei comparti turismo, pubblici esercizi e spettacolo.
Nel 2025, come chiarito dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, restano valide le attività individuate dal Regio Decreto 2656/1923 per l’utilizzo della chiamata anche se questo provvedimento è abrogato. La disciplina impone che la chiamata sia comunicata preventivamente alle autorità competenti tramite gli strumenti Uniemens e il sistema Cliclavoro. È fondamentale che il contratto, redatto per iscritto ai fini probatori, indichi durata, casi di utilizzo, mansioni coinvolte, modalità della chiamata, trattamento economico, indennità di disponibilità (se prevista) e misure di sicurezza.
Dal punto di vista fiscale, il contratto a chiamata si configura come un rapporto di lavoro subordinato a tutti gli effetti: i redditi derivanti sono assimilati al lavoro dipendente e come tali soggetti a trattenute fiscali IRPEF progressive e a contribuzione previdenziale INPS. Non esistono regimi fiscali agevolati o specifici vantaggi fiscali per questa tipologia rispetto ad altre di lavoro dipendente, anche al fine di prevenire abusi ed elusione.
In caso di cumulo di più rapporti a chiamata, anche con datori diversi, il lavoratore dovrà considerare la somma dei redditi ai fini della dichiarazione annuale. Si consiglia la consegna del modello per le detrazioni al datore di lavoro principale per una corretta gestione del prelievo fiscale mensile.
Per il 2025, la gestione UNIEMENS prevede l’obbligo di denuncia anche in assenza di attività per chi abbia il solo diritto all’indennità di disponibilità.
Il principio della simmetria retributiva sancisce che il lavoratore a chiamata, a parità di mansioni e livello, ha diritto alla stessa quota oraria prevista dal CCNL di riferimento rispetto ai colleghi full time o part time. La differenza si manifesta soltanto nella proporzione della retribuzione sulla base delle ore/periodi effettivamente lavorati. Ai fini della determinazione della retribuzione lorda, si impiegano due sistemi:
La busta paga di un lavoratore a chiamata riporterà voci distinte per ore lavorate, indennità di disponibilità (se prevista), maggiorazioni, ratei di TFR e detrazioni. Il TFR matura in misura proporzionale all’attività effettiva e viene calcolato dividendo la retribuzione lorda per 13,5 e detraendo lo 0,50% d’imponibile INPS.
Esempio: retribuzione lorda mensile 452,00 € ? TFR lordo = 33,48 €, meno 2,26 € (INPS 0,5%) = 31,22 € netti.
Se il lavoratore si impegna alla reperibilità, spetta una indennità di disponibilità prevista dal CCNL (non inferiore agli standard ministeriali e divisibile in quote orarie), esclusa dal computo degli istituti retributivi e soggetta a contribuzione previdenziale sull’effettivo ammontare. L’obbligo viene meno solo in caso di malattia o impedimento documentato. Il lavoro nei festivi, domeniche e in orari straordinari implica il riconoscimento delle relative maggiorazioni, come stabilito dal D.Lgs. 81/2015 e dai CCNL.
Il datore di lavoro che ricorre al contratto a chiamata è tenuto a rigorosi adempimenti:
Nel 2025, l’attività ispettiva ha ribadito la validità delle casistiche individuate dal R.D. 2656/1923 e ha sancito l’obbligo, per i pubblici esercizi, di utilizzare lo specifico codice IA per la contribuzione aggiuntiva di malattia (0,77%).
I lavoratori a chiamata usufruiscono dei seguenti diritti, parametrati alle ore effettivamente lavorate:
Il principio di non discriminazione (art. 17 D.Lgs. 81/2015) impone il rispetto dell’equità retributiva e normativa rispetto ai lavoratori a tempo pieno.
Ore lavorate | Quota oraria (CCNL) | Magg. ferie/permessi | Magg. mensilità aggiuntive | TFR mensile maturato |
80 | 9,66 € | 0,91 €/ora | 0,79 €/ora | ((9,66x80)+(0,91x80)+(0,79x80))/13,5-0,5% |
60 | 9,66 € | 0,91 €/ora | 0,79 €/ora | simile calcolo proporzionale |
L’ammontare lordo complessivo (retribuzione+competenze accessorie) viene sottoposto a trattenute fiscali e previdenziali di legge. Si consiglia la consultazione dettagliata della busta paga per la verifica dei ratei e delle voci maturate.
Il lavoratore a chiamata ha diritto alle detrazioni per lavoro dipendente che incidono direttamente sull’ammontare di imposta annua dovuta. In presenza di più rapporti di lavoro, l’imponibile fiscale dovrà essere cumulato ai fini IRPEF e contributivo, sotto la vigilanza dei sostituti di imposta coinvolti.
Si ricorda la necessità, per chi svolge questa attività come secondo lavoro, di coordinare la dichiarazione delle detrazioni con il datore principale per evitare conguagli sfavorevoli in sede di modello 730/2025 o modello Redditi. La partecipazione a fondi pensionistici integrativi può offrire ulteriori vantaggi fiscali tramite la deducibilità dei contributi versati.
Tutte le spese deducibili (ad esempio formazione obbligatoria, trasporto, oneri familiari) devono essere documentate con attenzione per ottimizzare il carico fiscale annuale.
Nel 2025, secondo il decreto Omnibus (D.L. 95/2025), alcuni obblighi di sicurezza e prevenzione non si applicano alle cooperative sociali, organizzazioni di volontariato e specifiche categorie della protezione civile, mentre restano ferme le responsabilità su valutazione dei rischi e nomina dell’RSPP. Con i nuovi chiarimenti INPS introdotti dall’aprile 2025, per i rapporti intermittenti dei pubblici esercizi è necessario l’uso del codice “IA” in UNIEMENS a fini contributivi. Tali adempimenti hanno lo scopo di promuovere trasparenza e tracciabilità sulla gestione del personale intermittente a tutela sia dei lavoratori che delle aziende.