Quando si può ottenere una buona uscita dal lavoro. Tutti i casi 2022 aggiornati

In caso di morte del lavoratore, l'indennità di buonuscita maturata a pagata agli eredi testamentari o legittimi secondo le norme che regolano la successione.

Autore: Chiara Compagnucci
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Quando si può ottenere una buona uscita

Si chiama buona uscita o buonuscita ed è quella somma di denaro che viene erogata ai dipendenti che terminano il rapporto di lavoro. Dal punto di vista pratico è l'Istituto nazionale della previdenza sociale a corrisponderla. Tuttavia non spetta a tutti i lavoratori.

Si tratta della prima importante precisione da fare perché ne hanno diritto solo i lavoratori dipendenti ma non quelli autonomi. C'è quindi una seconda distinzione da fare ed è tra lavoratori assunti prima e dopo il 31 dicembre 2000. La buonuscita o Trattamento di fine servizio spetta infatti solo ai primi mentre i secondi ricevono il Trattamento di fine rapporto (Tfr).

Cambia la formula e vengono modificati alcuni aspetti, ma si tratta comunque di una cifra corrisposta al termine del rapporto di lavoro. Più precisamente si determina con l'accantonamento di una quota dello stipendio e relativa rivalutazione per ogni anno di servizio o frazione di esso.

Alcune categorie di lavoratori continuano comunque a ricevere la buona uscita dal lavoro. Pensiamo ad esempio al personale della Camera dei deputati, del Senato e della Segreteria della Presidenza della Repubblica. Oppure ai professori e ricercatori universitari, agli avvocati e procuratori dello Stato, alle forze di polizia.

Ne hanno diritto anche militari, magistrati e personale appartenente alle carriere prefettizie e diplomatiche. In caso di morte del lavoratore la somma maturata a titolo di liquidazione entra a far parte dell'eredità e va quindi pagata agli eredi testamentari o legittimi secondo le norme che regolano la successione. Entriamo allora nei dettagli e analizziamo:

  • Tutti i casi 2022 della buona uscita dal lavoro
  • Quale indennità per i nuovi lavoratori assunti

Tutti i casi 2022 della buona uscita dal lavoro

Condizione essenziale per ricevere la buonuscita dal lavoro è l'assunzione del lavoratore prima del 31 dicembre 2000. Nelle modalità di calcolo si tiene conto dei cosiddetti anni utili ovvero i servizi e periodi riscattati, i servizi resi con iscrizione al fondo di previdenza e quelli relativi ad anzianità di servizio convenzionali la cui copertura previdenziale è prevista da specifiche disposizioni legislative.

In caso di decesso, l'indennità viene assegnata secondo un preciso ordine ovvero al coniuge superstite e agli orfani, ai genitori, a fratelli e sorelle se a carico dell'iscritto alla gestione previdenziale, agli eredi testamentari, agli eredi legittimi.

Il tutto senza dimentica che il diritto alla buonuscita va in prescrizione dopo 5 anni sia per gli iscritti e sia per i superstiti.

Fissati questi principi di base, nel 2022 i destinatari della misura sono i i dipendenti civili e militari dello Stato gestito dall'Inps Gestione Dipendenti Pubblici, assunti entro il 31 dicembre 2000 e che hanno risolto il contratto.

L'importo del trattamento di fine servizio (buona uscita) può essere versato in una, due o tre soluzioni. Più precisamente in un solo importo se la cifra è fino 90.000 euro. In due importi se è tra 90.000 e 150.000 euro. In tre importi se l'ammontare complessivo lordo è maggiore di 150.000 euro.

Quale indennità per i nuovi lavoratori assunti

I nuovi assunti ovvero coloro che lo sono da primo gennaio 2022, non ricevono la buonuscita ma il Trattamento di fine rapporto. I beneficiari non solo solamente i dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato dopo il 31 dicembre 2000.

Ma anche quelli con contratto a tempo determinato in essere o successivo al 30 maggio 2000 per almeno 15 giorni continuativi nel mese. Via libera anche per i dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000 che aderiscono a un fondo di previdenza complementare.

Anche in questo caso la normativa disciplina il caso di decesso dell'iscritto. Il Tfr spetta al coniuge, ai figli, e, se vivevano a carico del lavoratore, ai parenti entro il terzo grado e agli affini entro il secondo grado. In seconda battuta agli eventuali eredi testamentari ovvero agli eredi legittimi se manca il testamento.

In caso di decesso di un lavoratore Il compenso pagato a un legatario o un erede legale è conforme alle regole di successione.