Il reato si configura quando qualcuno (in questo caso il datore di lavoro) costringe qualcuno (in questo caso il dipendente) con violenza o minaccia a fare o non fare qualcosa per ottenere un ingiusto profitto. In buona sostanza si configura quando il datore utilizza violenza o intimidazione per fare commettere comportamenti attivi o omissivi. Si tratta di un reato sanzionato con una multa da 1.000 euro a 4.000 euro e la reclusione da 5 a 10 anni.
Anche l'esperienza di lavoro può rivelarsi faticosa e piena di insidie. Consideriamo ad esempio il caso in cui il datore di lavoro si rende protagonista di azioni riconducibile a vere e proprie estorsioni o coercizioni nei confronti dei dipendenti.
I problemi per chi li subisce sono di più tipi perché coinvolgono sia la sfera materiale ovvero della vita professionale di tutti i giorni e sia psicologico perché il dipendente può sentirsi vittima inerte. Spesso infatti le azioni che subisce mettono il lavoratore con le spalle al muro ovvero si accompagnano alla minaccia del licenziamento.
Ma cosa si intende con esattezza per coercizione ed estorsione ai propri dipendenti? Quali sono i riferimenti normativi che possono inchiodare il datore di lavoro alle proprie responsabilità? La stessa Corte di Cassazione è intervenuta più volte in materia confermando che il reato di estorsione può configurarsi anche nel mondo del lavoro ai danni dei dipendenti. Esaminiamo quindi:
Il primo aspetto da chiarire è il significato di estorsione nell'ambiente di lavoro. Questo è un reato, disciplinato dall'articolo 629 del codice penale, che si consuma quando qualcuno (in questo caso il datore di lavoro) costringe qualcuno (in questo caso il dipendente) con violenza o minaccia a fare o non fare qualcosa per ottenere un ingiusto profitto.
In buona sostanza si configura quando il datore utilizza violenza o intimidazione per fare commettere comportamenti attivi o omissivi. Si tratta di un reato sanzionato con una multa da 1.000 euro a 4.000 euro e la reclusione da 5 a 10 anni.
Come accennato, il perimetro del reato di estorsione da parte del datore di lavoro nei confronti dei propri dipendenti è stato delimitato dalla Corte di Cassazione.
Secondo i giudici, integra il delitto di estorsione la condotta del datore di lavoro che, approfittando della situazione del mercato di lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell'offerta sulla domanda, costringa i lavoratori, con la minaccia larvata di licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate, e più in generale condizioni di lavoro contrarie alle leggi e ai contratti collettivi.
Le possibilità sono tante, come obbligare il lavoratore ad accettare condizioni economiche peggiorative rispetto a quelle garantite dai Contratti collettivi nazionali di lavoro (terziario e servizi, edilizia e legno, alimentari, credito e assicurazioni, tessili, trasporti, meccanici, agricoltura e allevamento, enti e istituzioni private, chimica, poligrafici e spettacolo, marittimi, enti pubblici).
Oppure spingere il lavoratore a rinunciare a diritti acquisiti e appunto irrinunciabili come le ferie, la maternità, i congedi per malattie e gli infortuni.
Per la Sezione Penale della Corte di Cassazione, la minaccia, da cui consegue la coazione della persona offesa può presentarsi in molteplici forme ed essere esplicita o larvata, scritta o orale, determinata o indeterminata, e anche assumere la forma di semplice esortazione e di consiglio.
Un caso a parte con derive altrettanto preoccupanti è quello dello stalking in cui possono essere coinvolte altre persone oltre al datore di lavoro. Si verifica quando un dipendente è preso di mira con il fine di emarginarlo o di metterlo in difficoltà.
Dal punto di vista statisticamente sono colpite soprattutto le donne, anche se pure i lavoratori uomini sono colpiti, forse in misura maggiore di quanto mostrano i dati ufficiali.
Uno stalker non è solo qualcuno che segue fisicamente un'altra persona. Può anche utilizzare altre forme di comunicazione come messaggi di testo, telefonate, lettere anonime o vari canali Internet. La persecuzione illegale è un'esperienza molto spiacevole e per contrastarla ai fine legali occorre raccogliere le prove necessarie.