Nel caso di guadagni di 10.000 euro, la prima voce fiscale da considerare è l'aliquota Irpef pari al 23% e dunque a 2.300 euro. Tuttavia ci sono anche altre voci di spesa eventualmente da considerare come l'Irap, i contributi previdenziali, l'iscrizione alla Camera di commercio, l'Inail e le addizionali regionali e comunali che variano appunto da area ad area.
Dal calcolo e dal pagamento delle tasse non si scappa, qualunque sia l'importo dei ricavi. O meglio, a meno che non si rientri nella no tax area, chi guadagna è chiamato a versare le imposte sulla base dell'aliquota corrispondente alla fascia di reddito.
Si tratta del principio della progressività che regola il sistema fiscale italiano. Un'altra precisazione è certamente utile ed è quella tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi.
Nel primo caso il prelievo delle tasse avviene alla fonte mentre nel secondo spetta al contribuente procedere con il calcolo e il successivo versamento delle tasse attraverso la dichiarazione dei redditi. Approfondiamo i dettagli in materia con un caso specifico e più esattamente, analizziamo in questo articolo:
La tassazione della retribuzione percepita dal lavoratore avviene attraverso un sistema di ritenuta alla fonte. In questo sistema il datore di lavoro assume il ruolo di sostituto d'imposta e ha l'obbligo di trattenere delle somme a titolo di acconto delle imposte dovute dal lavoratore. L'Irpef è l'imposta sul reddito delle persone fisiche.
Oltre a essere diretta si caratterizza per essere progressiva. La trattenuta Irpef è effettuata dal datore di lavoro ogni mese per ciascun periodo di paga. A questa trattenuta vengono sottratte detrazioni per reddito di lavoro dipendente e altre detrazioni per familiari a carico.
Ecco allora che per sapere quante tasse si pagano su 10.000 euro guadagnati secondo le aliquote 2022 occorre analizzare gli scaglioni di reddito e le relative aliquote Irpef adesso in vigore:
In pratica la percentuale di tassazione cresce all'aumentare del reddito. I redditi più bassi sono tassati in misura minore rispetto ai redditi più elevati. Il modo con cui il sistema tributario italiano assicura il risultato della tassazione progressiva si fonda sulla suddivisione del reddito in scaglioni e sulle aliquote d'imposta diverse e crescenti.
L'imposta è calcolata in base al reddito di ciascun contribuente ed è strutturata in cinque aliquote, senza dimenticare l'esistenza di una no tax area fino a 8.140 euro ovvero la detassazione totale dei redditi minimi.
Rispetto a questo schema, nel caso di guadagni di 10.000 euro, la prima voce fiscale da considerare è l'aliquota Irpef pari al 23% e dunque a 2.300 euro.
Tuttavia ci sono anche altre voci di spesa eventualmente da considerare nel caso in cui si svolga l'attività i forma autonoma ovvero con partita Iva e regime ordinario, come l'Irap, i contributi previdenziali, l'iscrizione alla Camera di commercio, l'Inail e le addizionali regionali e comunali che variano appunto da area ad area.
Nel caso di adesione al regime forfettario delle partite Iva, l'aliquota fiscale viene abbattuta forfettariamente al 15% per guadagni fino a 65.000 euro nell'anno di imposta. In cambio però dell'accettazione di una serie di limiti operativi fiscali, come l'impossibilità di detrarre le spese per l'esercizio della propria attività.
In questo contesto sono fondamentali i concetti di deducibilità e detrazione. La deducibilità consiste nella sottrazione dei costi inerenti alla tua attività dal totale dei ricavi sulle vendite. Dunque, i costi contribuiscono a ridurre la base imponibile della tassazione.
La detrazione si differenzia dalla deducibilità perché gli oneri e le spese non riducono la base imponibile ma l'imposta lorda Irpef.
Le aliquote fiscali aumentano all'aumentare del reddito. Il reddito più basso è tassato meno del reddito più alto.