Il cambio di cognome in Italia è un procedimento, finalizzato alla modifica di un elemento essenziale dell’identità del cittadino, si articola in fasi specifiche e prevede costi variabili, spesso accompagnati da esenzioni in presenza di determinate motivazioni. Nel 2025, gli aggiornamenti normativi e giurisprudenziali rafforzano il principio di bilanciamento tra l’interesse pubblico alla certezza burocratica e l’interesse privato del richiedente. Di seguito verranno analizzati in modo esaustivo i costi attuali, le procedure dettagliate, i requisiti di legge e gli eventuali oneri supplementari connessi al cambio del cognome, integrando le novità più recenti e le tutele previste per il cittadino.
Il diritto a modificare il proprio cognome trova fondamento giuridico nell’art. 6 del Codice Civile e nei Decreti del Presidente della Repubblica n. 396/2000 e n. 54/2012. Il procedimento è disciplinato dal Titolo X del DPR 396/2000 che, insieme alle circolari del Ministero dell’Interno (es. n. 14/2012, n. 14424/2013, n. 462/2019) e alle recenti decisioni del Consiglio di Stato (es. sent. 4578/2025), traccia i requisiti oggettivi e soggettivi per l’accesso alla procedura.
Il principio cardine è quello della tutela dell’identità personale, come ribadito dall’art. 2 della Costituzione, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 7) e dalla CEDU (art. 8), secondo cui il cognome assume una funzione primaria di identificazione sociale, familiare e personale.
Non tutte le richieste sono ammesse: la normativa esclude espressamente la possibilità di attribuirsi cognomi d'importanza storica o tali da suggerire l’appartenenza a famiglie note, onde evitare falsi legami parentali e usurpazione identitaria.
Sebbene spesso assimilate, le procedure di cambio nome e cognome presentano differenze rilevanti sul piano giuridico e sociale. Il cambio di nome risponde a motivazioni di identità, errori anagrafici o esigenze personali più flessibili. Il cambio di cognome, invece, è soggetto a una valutazione più stringente, in virtù della funzione pubblicistica del cognome e del suo impatto sulla riconoscibilità individuale e familiare.
Entrambe le richieste seguono una procedura centralizzata presso la Prefettura, ma la documentazione giustificativa richiesta per il cognome è più approfondita e supportata da prove oggettive.
Il cittadino interessato deve presentare istanza scritta indirizzata al Prefetto della provincia di residenza o di quella in cui è custodito l’atto di nascita. La domanda, redatta su apposita modulistica e corredata da marca da bollo da 16€, deve esplicitare motivazioni circostanziate e proporre il nuovo cognome desiderato. La Prefettura si riserva un’istruttoria rigorosa e, se ritiene la richiesta meritevole, dispone con apposito decreto l’affissione per 30 giorni dell’avviso presso gli albi pretori dei comuni di nascita e residenza.
In caso di rigetto della richiesta, il richiedente può presentare ricorso al TAR entro 60 giorni, con costi e oneri legali a proprio carico.
Possono richiedere il cambio di cognome:
Documentazione obbligatoria:
Per i cittadini stranieri l’iter è differente e segue quanto stabilito dalla legge del paese di origine.
I costi per il cambio di cognome nel 2025 si distinguono tra casi ordinari e casi esenti, secondo l’art. 93 del DPR 396/2000:
Motivazione | Marche da bollo | Spese collaterali |
Richieste per cognome ridicolo, vergognoso o rivelante origine naturale | Esente | Solo costi di spedizione o gestione pratiche (circa 10–20€) |
Altre motivazioni | Tre marche da 16€, totale 48€ (istanza, decreto affissione, decreto finale) | Spese postali (circa 10–20€), autenticazioni, eventuali ulteriori istanze se comuni diversi |
Per chi opta per assistenza legale, la consulenza preventiva può variare significativamente in base alla complessità della pratica.
La durata complessiva della procedura oscilla in media fra 2 e 3 mesi, a seconda della velocità delle amministrazioni coinvolte e dell’eventuale opposizione di terzi. I principali uffici coinvolti sono:
La consulenza di un avvocato, pur non essendo obbligatoria durante la fase amministrativa, si rivela spesso strategica: secondo statistiche recenti, circa il 90% delle domande senza robusta documentazione e motivazione viene respinto, mentre l’assistenza legale può incrementare sensibilmente le possibilità di successo.
Una volta ottenuto il decreto autorizzativo, l’interessato avrà l’onere di provvedere all’aggiornamento dei propri dati anagrafici presso tutti gli enti competenti:
Il diritto all’eredità e altri diritti patrimoniali non vengono influenzati dalla variazione del cognome, che rimane annotata nei registri ufficiali.
Negli anni recenti, la Corte Costituzionale (es. sent. 131/2025 e 135/2023) ha riconosciuto ulteriori aperture in materia di doppio cognome, parità di genere e maggiore attenzione all’identità personale, superando le precedenti limitazioni del sistema patriarcale.
La sentenza del Consiglio di Stato n. 4578/2025 ha inoltre ribadito che, specie per i cittadini neo-naturalizzati che chiedono di uniformare il cognome assunto all’estero, la Pubblica Amministrazione deve operare un attento bilanciamento, motivando espressamente il rigetto sulla base di un interesse pubblico concreto e prevalente.
Queste innovazioni rafforzano le tutele per chi esprime un disagio reale, sia esso motivato da discriminazioni, identità di genere, disagio sociale o esigenze di uniformità anagrafica internazionale.