Il lavoro dell’infermiere ospedaliero è uno degli assi portanti del sistema sanitario nazionale, garantendo assistenza, sicurezza clinica e continuità di cura ai pazienti. La determinazione dello stipendio medio, nel 2025, riflette una pluralità di fattori: contratto collettivo nazionale, scatti di anzianità, area geografica, contesto lavorativo (pubblico, privato o libera professione), specializzazione, regimi di indennità legati a turni notturni, festivi e reperibilità. A questi si aggiungono le recenti novità normative, con incrementi retributivi e misure fiscali introdotte dal Governo e ulteriori incentivi in alcune regioni.
Nell’anno 2025, il compenso medio di un infermiere ospedaliero in Italia si attesta intorno ai 1.900-2.000 euro lordi mensili, equivalenti a circa 1.450-1.600 euro netti, secondo i più recenti dati raccolti da fonti governative e portali di lavoro specializzati. Questa media riflette la somma delle componenti fisse e variabili previste dal Contratto Collettivo Nazionale di riferimento (CCNL Sanità per il pubblico, CCNL AIOP e altre tipologie per il privato).
Le retribuzioni di ingresso per i neoassunti partono da 1.250-1.350 euro netti al mese (attorno a 1.850 euro lordi), mentre la crescita professionale, determinata dagli scatti di anzianità e dalle progressioni di carriera, permette di arrivare anche a 2.300-2.800 euro netti mensili per infermieri con più di vent’anni di esperienza o che ricoprano ruoli apicali e specialistici. La differenza fra pubblico e privato riguarda soprattutto l’uniformità salariale e i benefit accessori: il settore pubblico offre maggiore stabilità contrattuale, tredicesima, ferie e progressioni sicure, mentre nel privato esistono più possibilità di bonus o incentivi collegati ai risultati e alla prestazione aggiuntiva.
Lo stipendio degli infermieri ospedalieri in Italia è disciplinato dal CCNL del comparto sanità (riferimento pubblico), suddiviso in diversi livelli di inquadramento, dal D al D6:
Livello | Retribuzione annua lorda (€) |
D | 23.074,40 |
D1 | 23.929,59 |
D2 | 24.689,32 |
D3 | 25.454,35 |
D4 | 26.225,40 |
D5 | 27.012,47 |
D6 | 27.990,10 |
Gli scatti di anzianità non sono automatici per legge, ma vengono attribuiti attraverso concorsi interni, promozioni o mediante formazione post-laurea, che consente di accedere a ruoli con responsabilità crescenti (es. infermiere coordinatore, dirigente, specialista clinico). Gli importi sono da considerarsi al lordo di imposte e contributi previdenziali, la cui incidenza determina il netto percepito in busta paga.
Indennità e bonus aggiuntivi (turni notturni, festivi, reparti a rischio come terapie intensive o area critica, reperibilità, radioesposizione) possono aumentare di diverse centinaia di euro il mensile, arrivando a superare in alcuni casi i 2.000 euro netti.
Il sistema di retribuzione nel settore pubblico è regolamentato e offre progressioni certe e benefit come la tredicesima e le ferie retribuite. Nel privato, invece, lo stipendio è maggiormente influenzato dalla contrattazione individuale e dal tipo di struttura sanitaria. I compensi netti per un infermiere ospedaliero nel privato possono oscillare dai 1.000 euro per cooperative o onlus fino ai 2.000-2.500 euro per ruoli specialistici nelle sale operatorie o pronto soccorso.
Un’infermiere libero professionista, titolare di partita IVA e iscritto all’ENPAPI, può fissare tariffe variabili tra 1.000 e 2.500 euro lordi mensili (anche superiori in caso di alta specializzazione). Nella valutazione della libera professione, occorre considerare i costi extra (previdenza, assicurazioni, fiscalità) che impattano sull’effettivo netto percepito.
Indennità di turno, straordinari, reperibilità e compensi per lavoro in aree ad alta complessità (malattie infettive, terapia intensiva, neurochirurgia), sono elementi chiave che possono fare la differenza nello stipendio netto mensile. Un’infermiere turnista con indennità aggiuntive può arrivare a superare i 1.900-2.200 euro netti al mese.
Dal 2025, le novità normative della legge di bilancio hanno introdotto ulteriori vantaggi per il personale sanitario dipendente da aziende o enti del Servizio Sanitario Nazionale. In particolare, l’implementazione di una flat tax al 5% sugli straordinari offre una detassazione dei compensi accessori, aumentando la convenienza del lavoro per chi ricopre turni aggiuntivi o reperibilità. Alcune regioni, come Lombardia e Veneto, prevedono anche bonus supplementari per gli infermieri impiegati in strutture con carenza di personale.
Secondo le analisi dell’OCSE e dati aggiornati al 2025, il divario retributivo rispetto all’Europa si conferma significativo. In Italia, la retribuzione media annua è di circa 32.600 euro, contro una media europea di quasi 40.000 euro. In Germania, Francia e Lussemburgo, le retribuzioni degli infermieri sono superiori, arrivando a picchi di 41.000-83.000 euro.
Questa situazione ha favorito una considerevole mobilità internazionale degli infermieri italiani (specialmente giovanissimi e specializzati), attratti da condizioni economiche e prospettive di carriera più favorevoli all’estero. Il differenziale salariale rappresenta uno dei principali driver della carenza di personale negli ospedali italiani, secondo il Rapporto Ministero della Salute.
Le differenze territoriali incidono sensibilmente sulle retribuzioni medie degli infermieri. Al Nord (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana) lo stipendio medio può superare i 2.150-2.800 euro netti mensili grazie alle indennità regionali e, talvolta, a politiche di incentivazione locale legate alla carenza di personale. Nel Centro Italia ci si attesta attorno ai 2.100 euro, mentre al Sud lo stipendio medio scende a circa 1.950 euro. Queste differenze riflettono anche il diverso costo della vita, il livello della domanda sanitaria e le difficoltà di copertura dei turni ospedalieri.
Le opportunità di crescita retributiva sono correlate anche all’aggiornamento continuo e alla formazione specialistica. Un master in coordinamento permette l’accesso al ruolo di responsabile infermieristico, con stipendi superiori a 1.900 euro netti mensili. Con la laurea magistrale in Scienze Infermieristiche, è possibile ricoprire incarichi di dirigente (fino a circa 100.000 euro lordi annui) o accedere a posizioni di docenza e consulenza.
Le nuove figure di infermiere specialista introdotte nell’organizzazione ospedaliera portano a ulteriori incrementi grazie all’adeguamento dei compensi, maturati in aree ad alta specializzazione (emergenza-urgenza, dialisi, sala operatoria). L’impegno nella formazione continua supporta l’avanzamento di carriera e remunera nuove competenze in modo crescente.