L’attività del tassista comporta una significativa variabilità dei ricavi, fortemente influenzata da fattori come la città di esercizio, i flussi turistici, l’intensità della concorrenza (anche da parte degli NCC e dei servizi di ridesharing), le spese di investimento e gestione e, non da ultimo, le recenti disposizioni normative quali l’obbligo del POS e il nuovo assetto delle licenze.
L’analisi dei dati più aggiornati, provenienti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e da ricerche di settore, mostra come il guadagno medio di un tassista nel 2025 sia cresciuto soprattutto nei centri del Nord, mentre nel Mezzogiorno la redditività rimane sensibilmente più bassa. Il costo delle licenze, così come le differenti modalità di ingresso nella professione, genera ulteriori distinzioni tra le varie realtà urbane.
Per esercitare la professione di tassista nelle città italiane è necessario soddisfare stringenti requisiti di natura amministrativa, tecnica e morale, volti a garantire affidabilità e trasparenza agli utenti. È richiesto il compimento dei 21 anni d’età, la cittadinanza italiana o comunitaria, il possesso della patente di tipo B e l’assenza di condanne detentive rilevanti. Occorre inoltre aver assolto l’obbligo scolastico, risiedere entro 50 km dal Comune di operatività, non possedere altre licenze analoghe e non svolgere altre attività lavorative permanenti.
Dal punto di vista professionale, il tassista deve conseguire il Certificato di Abilitazione Professionale (CAP) con abilitazione KB, necessario per il trasporto di persone. Questo certificato si ottiene tramite corso e superamento di esame presso la Motorizzazione Civile. Un ulteriore titolo richiesto è la Carta di Qualificazione del Conducente (CQC Persone), obbligatoria per il trasporto professionale. Contestualmente è necessaria l’iscrizione al Ruolo Provinciale dei Conducenti presso la Camera di Commercio di riferimento.
Per coloro che intendono operare in qualità di lavoratori autonomi, è obbligatoria l’apertura della Partita IVA con codice Ateco 49.32.10, la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) presso il proprio Comune e l’iscrizione alla Gestione Artigiani dell’INPS. I professionisti possono aderire, se in possesso dei requisiti di volume d’affari, al regime forfettario, che consente aliquote fiscali agevolate e riduzione dei contributi.
La licenza taxi costituisce il presupposto indispensabile per esercitare legalmente la professione. Viene rilasciata dai Comuni tramite bando pubblico o, con frequenza molto minore, può essere acquistata da titolari che la possiedano da almeno cinque anni. La scarsità dei bandi e la domanda elevata determinano un mercato secondario caratterizzato da rilevanti oscillazioni dei prezzi: nel 2025, i costi medi delle licenze variano da circa 75.000 euro (licenze ordinarie su bando) fino a punte di 300.000 euro (nel caso di città particolarmente attrattive come Firenze). A Milano, Roma e Bologna le quotazioni si aggirano tra i 90.000 e i 170.000 euro, mentre a Bari si attestano sui 100.000 euro circa.
Il pagamento della licenza può prevedere accordi privati, spesso anche per importi non completamente tracciabili. Recenti normative e controlli hanno cercato di aumentare la trasparenza delle transazioni, mentre i Comuni incentivano, seppur gradualmente, l’incremento delle licenze. L’ammortamento del costo avviene in un orizzonte di lungo periodo, generalmente da 10 a 15 anni, talvolta mediante forme di finanziamento dedicato.
Nel 2025, il posizionamento del POS a bordo è reso obbligatorio dal decreto PNRR con l’obiettivo di aumentare la tracciabilità dei ricavi, equiparando le corse taxi a ogni altra transazione commerciale. Gli esercenti che rifiutano un pagamento elettronico sono soggetti a sanzione amministrativa pari almeno a 30 euro maggiorata del 4% dell’importo rifiutato.
L’effetto atteso di tale misura riguarda la progressiva diminuzione delle componenti “non dichiarate” del reddito: è ragionevole attendersi che i dati ufficiali sulle dichiarazioni dei redditi dei tassisti nel 2025 riflettano più fedelmente gli incassi effettivi, anche alla luce di un intensificarsi dei controlli fiscali. Tuttavia, resta da valutare l’impatto reale sulla produttività e sull’utile netto dei conducenti, soprattutto nelle piazze ad alta intensità turistica o a basso utilizzo della moneta elettronica.
Città | Reddito medio annuo lordo (2025, fonte MEF) | Costo licenza |
Firenze | 24.160 € | Fino a 300.000 € |
Milano | 22.551 € | Tra 90.000 e 160.000 € |
Bologna | 18.899 € | Circa 150.000 € |
Roma | 15.726 € | Tra 73.000 e 170.000 € |
Torino | 13.349 € | dati non omogenei |
Napoli | 12.791 € | Circa 110.000 € |
Palermo | 10.730 € | Inferiore a 90.000 € |
Bari | dati non ufficiali (~ 10.000–12.000 €) | Circa 100.000 € |
Dalla tabella si evince che i guadagni medi dichiarati variano sensibilmente in relazione alla città, con la parte settentrionale d’Italia in posizione più vantaggiosa. A Firenze e Milano, complice la forte domanda turistica e la capillarità del servizio, i ricavi raggiungono facilmente i 2.000 euro lordi mensili. A Roma, invece, il valore è inferiore, malgrado la dimensione della piazza e l’afflusso di utenti.
Va specificato che i dati elaborati fanno riferimento ai redditi ufficialmente dichiarati, mentre in determinate circostanze il fatturato effettivo — specialmente in presenza di grandi eventi, notti festive o nei periodi di alta stagione turistica — può risultare significativamente più elevato (alcuni operatori riportano incassi giornalieri anche superiori ai 400–500 euro, non sempre integralmente tracciati).
Numerosi sono i fattori che incidono sul utile netto percepito dal tassista. Tra i principali:
Per esempio, il costo chilometrico per il cliente a Milano si aggira intorno a 1,80 euro al km nel 2025, mentre la media delle corse giornaliere può variare tra le 10 e le 20 in città ad alta densità urbana e turistica.
Considerando una giornata di lavoro media di 8–10 ore e 20 giorni lavorativi mensili, l’incasso teorico può andare, per una città come Milano, da circa 3.500 a 4.500 euro lordi. Sottraendo le spese di gestione (combustibile: 400 €/mese, manutenzione: 100 €/mese, assicurazione: 80 €/mese, quota radiotaxi: 150 €/mese, rate licenza: fino a 1.000 €/mese, INPS e imposte), l’utile netto per il tassista si posiziona solitamente tra 1.300 e 1.700 euro mensili. A Firenze e Bologna, gli importi sono simili; a Roma, Napoli e Palermo i numeri scendono fino a 900–1.200 euro netti/mese nelle fasi di bassa stagione.
Città | Utile netto stimato/mese |
Milano | 1.600–1.800 € |
Firenze | 1.700–2.000 € |
Bologna | 1.400–1.800 € |
Roma | 1.200–1.500 € |
Napoli | 900–1.200 € |
Palermo | 800–1.000 € |
È importante rimarcare che queste cifre rappresentano medie statistiche e non includono le eventuali entrate non dichiarate. Le differenze tra redditi effettivi e dichiarati restano infatti oggetto di dibattito sia all’interno della categoria che nella discussione pubblica sugli effetti della normativa fiscale e dei controlli in tema di trasporto urbano.
Nel corso del 2025, il settore taxi italiano sta vivendo una fase di rinnovamento guidata da bandi di concorso per rilasciare nuove licenze (ad esempio, i 1.000 nuovi titoli concessi nelle città metropolitane con priorità ai veicoli per disabili). Il Decreto Omnibus Asset e le modifiche introdotte nel 2024 hanno permesso un aumento delle licenze fino al 20% nelle città ad alta domanda e favorito l'introduzione di veicoli a basso impatto ambientale e accessibili.
Al contempo, nuove regole sulle piattaforme digitali e una concorrenza sempre più marcata da parte di NCC e app dedicate alla mobilità urbana rendono il lavoro del tassista più articolato e competitivo. Tra i temi più discussi vi sono la necessità di ridurre le barriere amministrative, di incentivare investimenti nella qualità del servizio e di offrire maggiore trasparenza nei rapporti con l’utente e l’erario.
In questo scenario, è consigliato per chi desidera entrare nella professione di tassista rivolgersi a un consulente fiscale esperto e restare aggiornato sulle procedure tramite le Camere di Commercio e i principali sindacati di categoria.