Una partita Iva iscritta alla gestione separata dell'Inps per avere come uno stipendio di 1.300 netti al mese, una partita Iva deve guadagnare circa 2.200 euro.
Se c'è un aspetto che ogni partita Iva conosce molto bene è la differenza tra ricavi netti e lordi ovvero tra guadagno effettivo e fatturato. A formare il reddito reale del contribuente che è un lavoratore autonomo o un professionista non è infatti la cifra che clienti e committenti bonificano sul suo conto.
Da quell'importo va infatti sottratta l'Iva (se eventualmente riscossa), le imposte da versare sulla base degli scaglioni Irpef (o applicando un'aliquota fissa al 15% nel caso di adesione al regime forfettario delle partite Iva) e i contributi previdenziali. Senza dimenticare le spese ulteriori di gestione della partita Iva. Ci domandiamo quindi:
Partita Iva: quanto fatturare per avere un guadagno reale di 1.300 netti al mese
Il caso dei coefficienti di redditività per il calcolo dei ricavi della partita Iva
La voce che incide maggiormente nel passaggio da lordo al netto dei guadagni di un partita Iva è l'Irpef da pagare. Si tratta dell'Imposta sul reddito delle persone fisiche che varia in base al fatturato. Molto più semplicemente si tratta della principale tassa da corrispondere allo Stato che segue questo schema:
23% (aliquota applicata in sede di dichiarazione), 23% del reddito (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni individuati dal fisco) nel caso di reddito imponibile fino a 15.000 euro
27% (aliquota applicata in sede di dichiarazione), 3.450 euro + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni individuati dal fisco) nel caso di reddito imponibile da 15.001 fino a 28.000 euro (reddito imponibile del contribuente con partita Iva a regime ordinario)
38% (aliquota applicata in sede di dichiarazione), 6.960 euro + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni individuati dal fisco) nel caso di reddito imponibile da 28.001 fino a 55.000 euro (reddito imponibile del contribuente con partita Iva a regime ordinario)
41% (aliquota applicata in sede di dichiarazione), 17.220 euro + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni individuati dal fisco) nel caso di reddito imponibile da 55.001 fino a 75.000 euro
43% (aliquota applicata in sede di dichiarazione), 25.420 euro + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni individuati dal fisco) nel caso di reddito imponibile oltre 75.000 euro
Sulla base di questo impianto fiscale e ricordando che un professionista iscritto alla gestione separata dell'Inps deve applicare un'aliquota pari al 25,72% sull'ammontare di reddito prodotto durante lo svolgimento dell'attività, per avere come uno stipendio di 1.300 netti al mese, una partita Iva deve guadagnare circa 2.200 euro.
Come abbiamo premesso, un caso a parte è rappresentato dalle partite Iva con regime forfettario per cui è prevista l'applicazione di un'aliquota unica al 15%. Ma solo a determinate condizioni e nel rispetto dei coefficienti di redditività.
Possono aderire al forfettario i contribuenti persone fisiche esercenti attività d'impresa, arti o professioni se nell'anno precedente hanno conseguito ricavi ovvero hanno percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 65.000 euro; se hanno sostenuto spese per un ammontare complessivamente non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, per lavoro dipendente e per collaborazioni.
Il reddito viene calcolato in maniera forfettaria applicando dei coefficienti di redditività suddivisi per tipologia di attività. Sul reddito così determinato si applica un’imposta sostituiva del 5% ovvero del 15%, al posto delle ordinarie aliquote Irpef progressive, purché il redditi conseguiti siano inferiori al tetto di 65.000 euro.
Dal reddito determinato si deducono i contributi previdenziali - Inps artigiani e commercianti, contributi alla gestione separata, Casse di previdenza professionali - compresi quelli corrisposti per conto dei collaboratori familiari fiscalmente a carico ovvero non a carico, se il titolare di una impresa familiare non abbia esercitato il diritto di rivalsa sui collaboratori stessi.