L'agevolazione fiscale con decreto rientro Italia 2022 se si è lavorato all'estero si traduce nella possibilità di tassare al 30% o al 10% i redditi da lavoro dipendente, lavoro autonomo o di impresa esercitati in forma individuale per 5 periodi di imposta di base estendibili, al verificarsi di ulteriori condizioni, per ulteriori 5 anni.
La misura è pensata per facilitare il ritorno in Italia dei lavoratori. In termini concreti si tratta di una esenzione fiscale ai contribuenti che decidono di trasferire la residenza fiscale nel nostro Paese. La nuova disposizione si applica sia ai cittadini italiani espatriati all'estero sia a coloro che hanno cittadinanza estera che rimpatriano in Italia per lavoro.
La norma incentiva il rientro in patria di lavoratori che negli ultimi anni vivono all'estero, ma è quindi pensata anche per i cittadini stranieri intenzionati a trasferirsi in Italia per lavoro. Basta solo effettuare calcoli e verificare gli esempi per farsi un'idea. Non ci resta allora che approfondire:
Decreto rientro Italia 2022, quanto si paga di tasse
Norme 2022 per chi ha lavorato all'estero e rientra
L'agevolazione fiscale con decreto rientro Italia 2022 se si è lavorato all'estero si traduce nella possibilità di tassare al 30% o al 10% i redditi da lavoro dipendente, lavoro autonomo o di impresa esercitati in forma individuale per 5 periodi di imposta di base estendibili, al verificarsi di ulteriori condizioni, per ulteriori 5 anni.
Per accedere all'agevolazione è fondamentale il rispetto di alcuni requisiti. In particolare, la tassazione ridotta del reddito è possibile se il lavoratore non sia essere stato residente fiscalmente in Italia nei due periodi d’imposta precedenti il rimpatrio; se si impegna a risiedere fiscalmente in Italia per almeno due anni; se l'attività lavorativa è prestata prevalentemente nel territorio italiano.
I benefici fiscali sono quindi estesi ai cittadini dell'Unione europea che hanno risieduto continuativamente per almeno 24 mesi in Italia e che, anche se residenti nel proprio Paese di origine, sono in possesso di un titolo di laurea, abbiano svolto in maniera continuativa un'attività di lavoro, dipendente o autonomo, o un'attività di impresa fuori dal proprio Paese di origine e dall'Italia negli ultimi 24 mesi o più. E se hanno svolto continuativamente un’attività di studio fuori del proprio Paese di origine e dall'Italia negli ultimi 24 mesi o più, conseguendo un titolo di laurea o una specializzazione post lauream.
A norma di legge, i redditi di lavoro dipendente e assimilati, i redditi di lavoro autonomo prodotti in Italia da lavoratori che trasferiscono la residenza nel territorio dello Stato concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 30% del suo ammontare.
Come precisato dall'Agenzia delle entrate, è stato chiarito che la posizione restrittiva, finalizzata a evitare un uso strumentale dell'agevolazione in esame, non in linea con la norma, non preclude, la possibilità di valutare specifiche ipotesi in cui il rientro in Italia non sia conseguenza della naturale scadenza del distacco ma sia determinato da altri elementi funzionali alla ratio della norma agevolativa.
Le ipotesi sono: il contratto di distacco sia più volte prorogato e la sua durata nel tempo determini quindi un affievolimento dei legami con il territorio italiano e un effettivo radicamento del dipendente nel territorio estero; il rientro in Italia del dipendente non si ponga in continuità con la precedente posizione lavorativa in Italia, in quanto il dipendente al rientro assume un ruolo aziendale differente rispetto a quello originario in ragione delle maggiori competenze ed esperienze professionali maturate all'estero.