Come si possono ridurre davvero le tasse per partite ive che guadagnano 10mila-40mila euro

Come cambiano le tasse per chi ha partita Iva ordinaria e forfettarie e come si può pagare meno su 10mila-40mila euro: cosa prevedono leggi in vigore

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Come si possono ridurre davvero le tasse

Come si possono ridurre le imposte nel 2022 su 10mila-40mila euro con partita Iva?

Per pagare meno tasse su 10mila-40mila euro con partita Iva e ridurre le imposte strade e soluzioni sono differenti a seconda il titolare di Partita iva abbia partita Iva ordinaria o forfettaria. Partendo dalla partita iva ordinaria, che generalmente si sceglie per redditi medio alti, si possono pagare meno tasse, per esempio su ricavi da 40mila euro, portando tutte le spese sostenute in detrazione o deduzione, a seconda della tipologia di spesa. I contribuenti con Partita Iva forfettario, che hanno un limite di reddito di 65.000 euro annui, a differenza dei titolari di Partita Iva ordinaria, non possono pagare meno tasse perché non può detrarre dal reddito imponibile nessuna spesa sostenuta.
 

Quanto si paga di tasse su 10mila-40mila euro con partita iva e come si possono ridurre le imposte nel 2022? Decidere di aprire una Partita Iva è sempre una scelta importante non soltanto per la responsabilità di avvio di una attività, che sia un’attività commerciale o da libero professionista, ma anche a livello fiscale.

Esistono, infatti, due tipologie di regimi fiscali per chi decide di aprire una partita Iva e sono regime ordinario e regime agevolato forfettario. I due regimi presentano differenze per limiti di ricavi, sia per spese e sia per tassazione. Vediamo di seguito come fare a pagare meno tasse se si ha una partita Iva e in base al regime fiscale.

  • Partita iva ordinaria e partita forfettaria 15% cosa cambia e tassazione
  • Come posso pagare meno tasse su 10-40mila euro con partita Iva

Partita iva ordinaria e partita forfettaria 15% cosa cambia e tassazione

Partita Iva ordinaria e Partita Iva agevolata si differenziano per diversi aspetti, dalla tassazione innanzitutto, a limiti di ricavi possibili e scarico di spese e optare per un regime piuttosto che per un altro può essere una scelta obbligatoria se si guadagna tra 10mila e 40mila euro o anche da valutare in base alla convenienza.


La Partita Iva con regime ordinario è obbligatoria solo per chi non può accedere al regime forfettario, perché si applica a chi ha un fatturato superiore a 65mila euro. La legge attuale permette di accedere, infatti, al regime forfettario solo ed esclusivamente a chi ricavi annui entro i 65mila euro. 


Entro tale soglia si può scegliere se optare per il regime ordinario o forfettario, oltre tale soglia non si può scegliere ed è d’obbligo aderire al regime ordinario. La partita Iva ordinaria viene di solito scelta anche da chi molte spese che si possono scaricare per cui, pur non avendo ricavi molto alti, le tante spese che si possono scaricare permettono di pagare meno tasse e quindi risparmiare anche per guadagni anni sotto i 65mila euro.


Le tasse che generalmente si pagano quando si ha una Partita Iva sono:

  • Iva (al 22%); 
  • Irpef (con nuove aliquote passate da cinque a quattro);
  • Irap; 
  • Addizionali Regionali e Comunali; 
  • contributi previdenziali (con percentuali diverse a seconda della professione del titolare di Partita Iva e relativa appartenenza previdenziale).

Ci sono poi ulteriori adempimenti che devono essere osservati dai titolari di Partita Iva ordinaria e che sono:

  • dichiarazione Iva, comunicazione telematica annuale da effettuare all'Agenzia delle Entrate;
  • versamento dell'Iva, o mensile e trimestrale;
  • invio di una comunicazione trimestrale sulle fatture estere (esterometro); 
  • compilazione di un modello per la verifica dei ricavi e dei compensi (modello ISA, ex studi di settore);
  • eventuale applicazione della ritenuta d'acconto per anticipare una parte delle tasse nelle fatture.

Il regime forfettario per Partite Iva sostituisce tutte le tasse con un’imposta unica, Imposta sostitutiva, che prevede un’aliquota di pagamento del 15% per guadagni tra 10mila e 40mila euro e fino a 65mila euro, che scende al 5% per i primi cinque anni di attività. L’imposta sostitutiva si riduce al 5% per i primi cinque anni di attività ma solo se:

  • nei tre anni precedenti il contribuente non ha esercitato attività artistica, professionale o d’impresa, anche in forma associata o familiare;
  • l’attività svolta non è prosecuzione di altra precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il caso del periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni;
  • dall’attività che prosegue una svolta in precedenza da altro soggetto ne consegue un reddito che non supera quello consentito per l’accesso al regime forfettario. 

All’imposta sostitutiva da pagare si devono aggiungere i contributi di pensione. I titolari di Partita Iva forfettaria non hanno, però, ulteriori adempimenti a cui assolvere come quelli previsti per i titolari di Partita Iva ordinaria, ad eccezione dell’emissione di fatturazione elettronica, già in vigore da tempo per chi ha una partita Iva ordinaria e che è diventata obbligatoria anche per i titolari di partita Iva forfettaria (in vigore dal prossimo primo luglio 2022). 

Come posso pagare meno tasse su 10-40mila euro con partita Iva

Per pagare meno tasse su 10mila-40mila euro con partita Iva e ridurre le imposte strade e soluzioni sono differenti a seconda il titolare di Partita iva abbia partita Iva ordinaria o forfettaria. 

Partendo dalla partita iva ordinaria, che generalmente si sceglie per redditi medio alti, si possono pagare meno tasse, per esempio su ricavi da 40mila euro, portando tutte le spese sostenute in detrazione o deduzione, a seconda della tipologia di spesa.

E’, infatti, possibile risparmiare e pagare meno tasse  Partita Iva nei seguenti modi:

  • portando in deduzione dal reddito complessivo i contributi versati nella pensione integrativa, fino a 5.164,57 euro all’anno e per i cui rendimenti è anche prevista tassazione agevolata all’11,5%;
  • portare in detrazione al 19% polizze vita e infortuni, risparmiando sulle tasse da pagare imposte, fino ad un massimo di spesa di 1.291,14 euro anche per i famigliari a carico;
  • acquistando un bene in leasing, perchè tutte le spese sostenute per i leasing si possono dedurre se il bene risulta strumentale all’attività svolta;
  • portando in deduzione i costi delle auto aziendali;
  • portando in detrazione nelle percentuali previste dalla legge (al 19%) diverse tipologie di spese come spese mediche e sanitarie, spese per scuola e università dei figli, spese per bollette del telefono se l’attività si svolge in casa, spese per l’affitto se si ha un regolare contratto di locazione e si esercita la professione in quel determinato immobile, spese sostenute per l’attività sportive dei figli, spese per abbonamenti ai mezzi pubblici, spese funebri, ecc;
  • abbassando l’utile con contratti di pubblicità o sponsorizzazione, investendo quindi in pubblicità, abbassando i propri ricavi a favore di un’attività capace di aumentare anche i guadagni.

I contribuenti che decidono di aprire una Partita Iva possono aderire al regime forfettario solo se hanno un limite di reddito di 65.000 euro annui ma, a differenza dei titolari di Partita Iva ordinaria, chi ha una partita Iva forfettaria non può pagare meno tasse perché non può detrarre dal reddito imponibile nessuna spesa sostenuta. Chi ha partita Iva forfettaria paga meno tasse e risparmia nella misura in cui calcola un'aliquota agevolata e ridotta rispetto a quella prevista per la partita Iva ordinaria.

Chi ha, infatti, partita iva forfettaria non può scaricare né le spese che generalmente danno diritto ad accedere a detrazioni fiscali, come quelle sanitarie e medica, o per la scuola dei figli, ecc, né spese per versamenti in fondo pensioni, assicurazioni vita, assicurazioni per infortuni o malattie, ecc. 

E’, però, previsto il riconoscimento di un importo forfettario, e non troppo elevato, stabilito in base al coefficiente di redditività che varia a seconda del Codice ATECO previsto per ogni tipologia di attività che si svolge.