Il futuro della quota 100 con la formazione del nuovo governo Pd-M5s sembra piuttosto incerto: mentre, infatti, c’è chi punta a miglioramenti della novità pensioni, compresa la quota 100, c’è chi, al contrario, vorrebbe del tutto cancellare la misura per riuscire a recuperare soldi da investire per clausole di salvaguardia ed evitare l’aumento dell’Iva.
Cambio al vertice del governo italiano: dopo le dimissioni del premier Giuseppe Conte, l’alleanza Lega-M5S è caduta, sostituita, come confermano le ultime notizie, da un nuovo accordo politico questa volta tra pentastellati e Partito Democratico per un nuovo governo Pd-M5S.
Occhi puntati sulla costituzione del nuovo esecutivo, che sta però suscitando non pochi timori in un momento di forte incertezza politica come quella che l’Italia sta vivendo, nuovamente. Insieme all’incertezza per chi dirigerà il nostro Paese, c’è quella relativa a ciò che si farà, se si porteranno avanti o meno misure annunciate dal governo Lega-M5S, dai nuovi concorsi attesi, alle ulteriori novità pensioni come quota 41 per tutti (fondamentale e attesa da tantissimi lavoratori), a miglioramenti per la pensione con quota 100. Ciò che ci si chiede ad oggi è se la quota 100 sarà mantenuta, o cambiata, o cancellata.
La quota 100 per anticipare la pensione rispetto agli attuali requisiti richiesti (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi) è stata misura fortemente voluta dalla Lega, che ha sempre parlato di una misura sperimentale, e infatti è stata modulata per tre anni) per arrivare in realtà all’approvazione della quota 41 per tutti, senza alcun paletto e alcuna condizione, permettendo cioè a tutti di andare in pensione solo con 41 anni di contributi senza alcun requisito anagrafico obbligatorio da raggiungere. E ora, senza la Lega pronta a battagliare su quota 100 e quota 41 per tutti, il nuovo governo potrebbe cambiare tutto o attuare diverse modifiche.
Stando a quanto riportano le ultime notizie, il futuro della novità pensione di quota 100, che da quest’anno (e in via sperimentale fino al 2021 come attualmente previsto) permette di andare in pensione prima a 62 anni di età e con 38 anni di contributi senza alcuna penalizzazione e con due finestre, di tre mesi per i dipendenti privati e di sei mesi per i dipendenti pubblici, sembra molto incerto: nelle fila del Pd c’è chi vuole già la sua cancellazione, da Rosato a Calenda, per poter risparmiare soldi da impiegare in misure più importanti, come quella di scongiurare l’aumento dell’Iva e altre misure per ridurre il debito pubblico, mentre c’è chi punta a miglioramenti della stessa quota 100, a partire da Landini della Cgil e tutti i sindacati in generale. Ma non solo.
Sarebbero al momento tre le ipotesi di lavoro riguardanti la quota 100: la prima, considerata però piuttosto improbabile al momento, sarebbe quella di cancellare del tutto la misura già a partire dal prossimo anno, cosa che permetterebbe di risparmiare ben 17 miliardi di euro; la seconda ipotesi sarebbe quella di rivedere i requisiti di accesso per andare in pensione con quota 100; la terza ipotesi sarebbe quella di lasciare la quota 100 così com’è fino alla sua scadenza fissata, cioè il 2021, ma senza ulteriori proroghe.
La possibilità di lasciare la quota 100 deriva dal fatto che le richieste per uscire con questa novità pensione sono state inferiori alle aspettative permettendo di risparmiare diversi miliardi di euro, il che non inciderebbe in particolar modo sui conti. Del resto, infatti, secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto Inps, le domande per la pensione con quota 100 sono state circa 164 mila ed entro la fine del 2019 si dovrebbe raggiungere quota 200 mila, quasi 100mila in meno rispetto alle previsioni di 290mila dell'ex governo Lega-M5S, ecco perchè l'ipotesi di cancellazione della quota 100 dal 2020 sembra difficile avvenga.
A queste tre ipotesi se ne aggiunge una quarta paventata che potrebbe prevedere, come auspicato dai sindacati, miglioramenti per la pensione con quota 100 per specifiche categorie di persone come precoci, usuranti e donne, cui riconoscere anni di contributi figurativi (da stabilire) per ogni figlio avuto.
Si tratta di una ipotesi che potrebbe permettere al nuovo governo di avere nuovi consensi ma che al momento è comunque molto incerta.
Si parla, però, anche della possibilità di bloccare l’adeguamento dell’aspettativa di vita per la pensione anticipata per i prossimi 7 anni per cui gli uomini potranno continuare ad uscire con 42 anni e 10 mesi di contributi e le donne con 41 anni e 10 mesi di contributi, altrimenti per la pensione anticipata nel 2026 dovrebbero essere necessari 11 mesi in più.