Sono tanti i pensionati che hanno deciso di presentare ricorso contro la decisione della riforma pensioni Fornero che ha bloccato la rivalutazione automatica delle pensioni superiori tre volte il trattamento minimo Inps. La Corte di Cassazione ha poi giudicato illegittimo tale blocco ed è arrivata una pioggia di ricorsi da parte di pensionati intenzionati a riavere quanto mancante dalla perequazione automatica per loro saltata negli anni 2012 e 2013.
Dopo la pioggia di ricorsi piovuti all'indomani del blocco della rivalutazione automatica delle pensioni superiori tre volte il minimo Inps deciso dall'attuale riforme delle pensioni, la Corte di Cassazione ha bocciato i ricorsi pensione presentati da chi ha dovuto subire il blocco delle rivalutazioni e ci si chiede a che punto siano i rimborso delle pensioni.
Il rimborso della mancata rivalutazione automatica delle pensioni riguarda tutti coloro che hanno subito il blocco delle perequazioni stabilito dalla riforma pensioni Fornero per il biennio 2012-2013 per tutti coloro che percepivano pensioni superiori tre volte il trattamento minimo Inps. Il blocco è stato giudicato incostituzionale dalla Corte Costituzionale con la sentenza 70/2015, stabilendo il rimborso degli arretrati per la mancata perequazione automatica delle pensioni.
Il governo Renzi ha, però, stabilito un adeguamento delle pensioni solo parziale e decrescente rispetto all’importo mensile percepito, prevedendo rimborsi del:
Nessuna rivalutazione, invece, prevista per le pensioni superiori a 6 volte il minimo, cioè per tutti coloro che hanno percepito pensioni superiori a 2.800 euro lordi mensili.
La Corte Costituzionale, nonostante proteste e ricorsi dei pensionati che avrebbero voluto rimborsi pieni per la mancata rivalutazione delle loro stesse pensioni, ha dichiarato legittimo il decreto legge n. 65/2015 di rimborso integrale solo per le pensioni più basse e di rimborso parziale per le pensioni comprese tra 1.500 e 2.800 euro lordi. Per ricevere il rimborso i pensionati possono fare ricorso rivolgendosi a un avvocato, a un sindacato o a un’associazione di consumatori e inviando apposita lettera di diffida tramite raccomandata A/R.