Stando a quanto riportano le ultime notizie, nella prossima riforma del lavoro potrebbe rientrare il salario minimo, che è stato raccomandato dall’Ue e per cui gli Stati membri, Italia compresa, avranno tempo fino al 15 novembre 2024 per recepirla. Secondo alcuni esperti, in Italia potrebbe essere un importante misura per cui attivarsi che permette di proteggere i lavoratori di diversi settori, evitando che alcuni possano arrivare a versare in condizioni di povertà, ma bisognerà capire come eventualmente sarà modulato e calcolato.
Non solo novità per contratti, Naspi per la disoccupazione e smart working: con la nuova riforma del lavoro, su cui il governo ha annunciato di essere a lavoro, potrebbe arrivare ufficialmente il salario minimo, di cui si era parlato già qualche mese fa e che dovrebbe rappresentare uno strumento base di definizione salariale per tutti i lavoratori dipendenti. Vediamo allora se e come il salario minimo si potrebbe aggiungere a modifiche regole contratti, Naspi e smart working nella nuova riforma del lavoro.
Stando a quanto riportano le ultime notizie, nella prossima riforma del lavoro potrebbe rientrare il salario minimo, che è stato raccomandato dall’Ue. Sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue è stata, infatti, pubblicata la direttiva per i salari minimi e gli Stati membri, Italia compresa, avranno tempo fino al 15 novembre 2024 per recepirla.
Precisiamo che quanto annunciato dall’Ue è solo una direttiva che invita i Paesi membri dell’Ue a introdurre e non prevede l’obbligo di introduzione della misura ma, secondo alcuni esperti, in Italia potrebbe essere un importante misura per cui attivarsi che permette di proteggere i lavoratori di diversi settori, evitando che alcuni possano arrivare a versare in condizioni di povertà.
E sono diverse le aperture da diversi esponenti politici all’introduzione del salario minimo. Bisognerà capire come eventualmente sarà modulato e calcolato.
Il salario minimo potrebbe aggiungersi alle modifiche già più o meno definite dal governo relativamente a regole per validità e durata dei contratti di lavoro, indennità di disoccupazione Naspi e smart working. Partendo dalla Naspi per la disoccupazione, le modifiche nella nuova riforma del lavoro potrebbero prevedere una revisione dei tempi di durata dell’indennità.
Oggi la Naspi viene riconosciuta ai lavoratori rimasti in totale stato di disoccupazione involontaria per un massimo di 24 mesi, quindi due anni, e il disoccupato percepisce l’indennità per la metà delle settimane lavorate nel quadriennio precedente e matura il 50% delle giornate di lavoro effettuate come giornate indennizzabili da Naspi.
L’intenzione del governo è quella di ridurre tale percentuale al 40% o al 30%, in ogni caso inferiore al 50%. Ciò significa, per esempio, che per un anno di lavoro effettivamente svolto si potrebbe avere la Naspi solo per 3-4 mesi, mentre per 4 anni di lavoro si potrebbe avere la Naspi solo per 12 mesi di Naspi e non più per 24 mesi.
Passando alle novità per i contratti di lavoro a tempo determinato, le modifiche nella prossima riforma del lavoro dovrebbero interessare causali da inserire per la stipula dei contratti e tempi di validità.
Oggi le leggi in vigore prevedono che per le assunzioni di lavoratori con contratto a tempo determinato per un massimo 12 mesi si possa non riportare alcuna causale, cioè si può non indicare il motivo del lavoro temporaneo.
Trascorsi i primi 12 mesi, per prorogare lo stesso contratto di altri 12 mesi bisogna indicare le causali e, trascorsi anche gli ulteriori 12 mesi per un totale di 24 mesi, non si può più prorogare il contratto a tempo determinato, per cui il lavoratore o viene assunto a tempo indeterminato o licenziato.
Il governo Meloni vorrebbe cancellare le causali da inserire nei contratti a tempo determinato fino a 24 mesi ma anche allungare la possibilità di proroga dei contratti a tempo determinato di 12 mesi, arrivando così ad un massimo di 36 mesi dagli attuali 24.
Infine, per il capitolo smartworking, le ipotesi nella nuova riforma del lavoro sarebbero quelle di introduzione della possibilità di lavorare in smartworking lì dove le condizioni aziendali o di enti lo permettessero e secondo regole specifiche.
La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha, infatti, già annunciato la volontà di definire una riforma del lavoro agile ritenendo l’attuale legislazione non più in linea con i tempi, con l’obiettivo di definire un modello ibrido che possa diventare uno strumento di lavoro continuo e costante per tutte le aziende pubbliche e private.