La ritenuta d’acconto è un meccanismo di riscossione delle tasse sul lavoro, una percentuale che si applica sull’imponibile come anticipo delle imposte da pagare e che rientra tra le voci riportate in fatture.
La ritenuta d’acconto rappresenta uno dei meccanismo di riscossione delle tasse sul lavoro nel nostro Paese per tutti i lavoratori autonomi titolari di Partiva Iva, una percentuale che si applica sull’imponibile come anticipo delle imposte da pagare, si calcola in base a diverse percentuali e in base ad esse incide in maniera differente sull’importo della fattura finale. Vediamo quali sono le regole della ritenuta d’acconto, come si fa e passaggi dal calcolo alla compilazione di una fattura.
I lavoratori che sono soggetti alla ritenuta d’acconto sono coloro che percepiscono:
Per calcolare la ritenuta d’acconto bisogna semplicemente considerare il 20% dell’importo lordo. La ritenuta d’acconto è, infatti, del 20% da parte di chi riceve la prestazione. Se, per esempio, il totale della prestazione in fattura è di 125 euro lordi, bisogna calcolare il 20%, 25 euro, per cui l’importo netto risulta di cento euro.
Al contrario, per conoscere l’importo lordo della fattura, bisogna aggiungere il 25% alla cifra netta riportata. E se, per esempio, si hanno 100 euro di compenso netto, aggiungendo il 20%, si ottiene un compenso lordo di 125 euro.
O ancora, se si emette fattura di mille euro, si percepiranno effettivamente 800, perché il 20% di ritenuta d'acconto su mille euro dà come risultato 800 euro e i 200 sono l’anticipo sulle imposte che bisognerà poi pagare sul compenso dei mille euro percepiti.
Per indicare la ritenuta d’acconto, nella fattura che si emette è riportata proprio la voce Ritenuta d’acconto 20%. E’ bene precisare che i lavoratori autonomi titolati di partita Iva in regime forfettario non devono riportare in fattura la ritenuta.
Quando, dunque, si emette una fattura bisogna applicare la ritenuta d’acconto al 20% e calcolata in fattura al momento del pagamento del compenso per la prestazione professionale.
Per esempio, in una fattura verso altri professionisti o imprese con partita Iva ci sono le seguenti voci:
Nella maggior parte dei casi, come sopra appena riportato, la percentuale della ritenuta d’acconto è del 20%, aliquota che si applica a professionisti residenti in Italia e per lo sfruttamento delle opere d’ingegno, ma esistono casi in cui applicare una ritenuta d’acconto con una diversa aliquota che può essere:
Spetta al sostituto d’imposta pagare la ritenuta d’acconto tramite modello F24 riportando codice tributo 1040 nella sezione Erario e inserendo mese e anno per cui il tributo è stato pagato. Il versamento avviene solitamente entro il giorno 16 del mese successivo a quello in cui è stato effettuato il pagamento.
Lo stesso sostituto di imposta, entro il 28 febbraio dell’anno successivo, deve inviare al lavoratore con contratto di lavoro autonomo occasionale in ritenuta di acconto per cui ha versato le ritenute di acconto una certificazione che conferma l’avvenuto pagamento dei compensi e le trattenute effettuate.
Queste certificazioni sono essenziali in sede di dichiarazione dei redditi dello stesso lavoratore che devono indicare le imposte già versate per loro. Stando a quanto previsto dalla legge, la collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto non dovrebbe superare i 5.000 euro di compenso totali e i 30 giorni di lavoro complessivi nell’intero anno solare.
La ritenuta d’acconto solitamente al 20% come detto ma possibile anche con diverse aliquote, stando alle leggi in vigore, si applica, tra gli altri, a: