È una percentuale applicata all’imponibile come anticipo delle imposte da pagare. La ritenuta d’acconto consiste in pratica in una percentuale dell’imponibile che viene addebitata al cliente in fattura come anticipo sulle imposte che il professionista deve pagare.
Il mondo del lavoro negli ultimi venti anni è cambiato e non di poco. Non solo, o non tanto, per il miraggio sempre più lontano che si chiama posto fisso. La flessibilità, oltre a un carico di problemi che non sono ancora stati risolti in Italia, ha portato anche a una diversificazioni delle retribuzioni che assomiglia a una giungla. Non tutti i rapporti di lavoro sono infatti definiti attraverso la semplice dicotomia tra tempo determinato e indeterminato.
Esiste anche un rapporto professionale che avviene in modo occasionale. Per queste tipologie di rapporto, lo Stato italiano ha scelto che si debba pagare una ritenuta d’acconto calcolata in base a diverse percentuali. Qui di seguito avremo modo di capire cos’è, quale è il modello per presentarla, come fare il versamento e quali sono le aliquote.
Alla domanda cos’è una ritenuta d’acconto è facile rispondere. Si tratta, in pratica, di una trattenuta fiscale calcolata sul compenso percepito come prestazione occasionale. Perché la prestazione possa definirsi occasionale, deve rispettare alcuni obblighi. Il rapporto con il singolo committente deve durare al massimo trenta giorni all’anno. Questo non esclude la possibilità di avere più committenti e per ognuno di loro vale la regola di non poter lavorare più di un mese all’anno. La somma dei compensi derivanti da tutte le collaborazioni occasionali, non può superare i cinquemila euro all’anno.
La ritenuta d’acconto viene applicata anche alle provvigioni riconosciute nei rapporto di commissione, agenzia, rappresentanza di commercio, procacciatore di affari. Per saldare la collaborazione occasionale, il committente esigerà la ricevuta. Il modello si può facilmente scaricare in Rete. Oppure è possibile redigerlo indicando i dati personali cioè il nome, cognome, indirizzo e codice fiscale e quelli del committente.
Bisogna indicare numero della ricevuta e una breve descrizione del lavoro svolto. Infine è necessario indicare il compenso lordo, la ritenuta d’acconto e il compenso netto specificando quale sia il modo di pagamento preferito e firmando il documento con la data del giorno.
Per quel che riguarda la prestazione occasionale, il versamento della ritenuta d’acconto tocca al committente. Che la versa all’Agenzia delle Entrate sottraendola al compenso lordo destinato al lavoratore che a sua volta è esonerato da qualsiasi impegno fiscale. I committenti sono inoltre tenuti ad inviare la “Certificazione delle ritenute applicate”, una sorta di mini Cud in cui sono indicati i compensi pagati e le ritenute operate.
Documenti che vanno consegnarti al commercialista o al consulente per capire se è necessari fare la dichiarazione dei reddito oppure no. Il parere del commercialista o del professionista è importante anche perché può stabilire quando ci sono le condizioni giuste per presentare comunque la dichiarazione dei redditi, pur non sussistendo l’obbligo di farlo. La ritenuta d’acconto si calcola su una base imponibile che va dal cinquanta al cento per cento del compenso. L’aliquota va invece dal venti al ventitrè per cento. Base imponibile e aliquota dipendono dal tipo di collaborazione e, in alcuni casi anche dall’età.