Possiamo definirlo il caso migranti perché intorno alla questione della sanatoria della posizione dei migranti si sta consumando un velenoso scontro tra i partiti della maggioranza di governo.
La divergenza di opinioni è tale che il maxi decreto che conterrà questo provvedimento viene rinviato di giorno in giorno e di settimana in settimana.
Oggetto del contendere sono circa 600.000 migranti per cui un'anima del governo - quella che ruota attorno alla ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova - chiede la regolarizzazione con l'obiettivo di risolvere il problema della mancanza di manodopera agricola dovuta all'emergenza coronavirus che sta proseguendo anche in questa fase 2.
Si tratta di una posizione non condivisa dal resto dell'esecutivo che aveva alzato le barricate rispetto a una sanatoria. Da qui gli sforzi a trovare un punto di condivisione tra permessi temporanei di 6 mesi per migranti già presenti sul territorio nazionale, fedina penale pulita sia da parte del migrante e sia del datore di lavoro, assenza di situazioni di irregolarità. Vediamo tutto ed esattamente
Arriva l'accelerazione sulla sanatoria dei migranti, ma solo per quelli con il permesso di soggiorno scaduto che sono stati identificati mediante fotosegnalazione prima dell'8 marzo 2020, primo giorno di introduzione delle misure di emergenza, e che hanno risieduto in maniera continuativa in Italia prima di quella data.
Per tutti loro si aprono le porte della regolarizzazione se il datore è disposto a sottoscrivere un contratto di lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato.
In aggiunta gli stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 o in scadenza, che sono rimasti in Italia già prima dell'8 marzo, possono chiedere un permesso di soggiorno temporaneo per cercare un lavoro.
Se lo trovano viene trasformato in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro della durata di 4 mesi, ma solo se si tratta di un lavoro in continuità con quelli precedenti ovvero in uno dei comparti tra agricoltura, pesca e acquacoltura, allevamento e zootecnia.
La fedina penale di datori di lavoro e lavoratori migranti deve essere pulita e non sono accolte le richieste dei primi in caso di condanna per intermediazione illecita e sfruttamento del lavor o favoreggiamento dell'immigrazione clandestina o riduzione in schiavitù.
Inserita nel decreto di maggio, la proposta - avanzata dalla ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova e appoggiata da quella dell'Interno Luciana Lamorgese, dal ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano e dalla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali lavoro Nunzia Catalfo - chiarisce anche quali sono i costi da sostenere e come fare domanda di sanatoria.
Ecco dunque che può essere presentata la domanda solo tra il primo giugno e il 15 luglio a fronte di una spesa di 400 euro per ciascun lavoratore migrante da regolarizzare. I costi si riducono a 160 euro se è il migrante a chiedere un permesso di soggiorno temporaneo per cercare un lavoro.
Sono impossibilitati a presentare domanda se sono considerati una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato, segnalati per terrorismo, condannati per droga, per delitti contro la libertà personale o per caporalato, riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sfruttamento del lavoro, reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o di minori da impiegare in attività illecite, anche non in maniera definitiva.