L'orario di lavoro non è la condizione che identifica il rapporto di lavoro di tipo dipendente, ma laddove presente, trova spazio solo in questa situazione.
Fino a che punto l'orario di lavoro rappresenta l'elemento che contraddistingue il lavoratore dipendente da tutti gli altri? Rispondiamo alla domanda in questo articolo ma non prima di aver chiarezza su alcune definizioni terminologiche altrettanto importanti.
Prima di capire se il rispetto di un orario di lavoro rientra tra le prerogative esclusive del lavoratore dipendente e subordinato è ben chiarire cosa si intende con questa definizione. L'orario di lavoro è infatti quel periodo in cui il lavoratore deve essere presente nel luogo di lavoro sia essa una fabbrica, un negozio o un ufficio.
E allo stesso tempo deve considerarsi a disposizione del datore di lavoro o comunque dell'azienda con l'obiettivo di fornire la propria attività in caso di necessità secondo quanto stabilito dal contratto sottoscritto tra le parti. Vediamo quindi nel dettaglio:
Le due grandi categorie di impiego sono quelli del rapporto di tipo dipendente ovvero subordinato in cui esiste una relazione gerarchica tra le parti in causa, e il rapporto autonomo che è privo di queste componenti. Ebbene, la fissazione di un orario di lavoro è tra gli elementi che possono rientrare solo nella prima categoria.
Non è la condizione che identifica il rapporto di lavoro di tipo dipendente, ma laddove presente, trova spazio solo in questa situazione. A tal proposito, non importa se il contratto sottoscritto tra le parti sia a tempo determinato o indeterminato ovvero part time o full time. In sintesi, se è presente un orario di lavoro, il rapporto è di tipo subordinato.
Al contrario, come lascia intendere la denominazione, nel lavoro autonomo, caratterizzato dalla presenza di un lavoratore e di un committente - tipico del lavoro con partita Iva - non c'è invece alcuna indicazione degli orari di lavoro.
Sicuramente interessante far notare che nell'orario di lavoro rientrano anche il tempo di vestizione e svestizione imposto dal datore di lavoro per indossare una divisa aziendale; il tempo impiegato dal luogo di raduno del personale che coincide di solito con la sede o il magazzino, al luogo di lavoro quando è funzionale per l'attività, il tempo impiegato per raggiungere il luogo di lavoro se risulta funzionale rispetto alla prestazione lavorativa.
Non sono invece conteggiati i periodi di reperibilità del lavoratore, i riposi intermedi, il tempo per recarsi al luogo di lavoro e ritorno dell'abitazione, il tempo impiegato dal lavoratore in trasferta per raggiungere la sede di lavoro.
Dal punto di vista pratico, quando si parla di orario di lavoro occorre procedere con le necessarie distinzioni perché non tutti i dipendenti sono soggetti al medesimo trattamento. Più precisamente, il nostro ordinamento distingue tra orario di lavoro:
L'orario di lavoro normale ovvero quello quotidiano, settimanale, mensile, annuale è finalizzato alla tutela psico-fisica del lavoratore e si riferisce alla prestazione lavorativa del dipendente. L'importanza dell'orario di lavoro contrattuale va invece ricercata ai fini della determinazione dello stipendio.
Sicuramente più delicata è la questione dell'orario di lavoro straordinario ovvero la quantità di tempo dedicata allo svolgimento delle attività che va al di là dell'orario ordinario e comporta il pagamento di una bonus in busta paga.
Anche l'orario di lavoro notturno prevede il pagamento di un extra sulla base di quanto previsto dal Contratto collettivo nazionale di lavoro applicato dall'azienda.
Nell'orario di lavoro festivo rientra invece quello prestato nei giorni lavorativi e festivi e anche in questo caso comporta il diritto per il dipendente a ricevere una maggiorazione retributiva. Infine, l'orario di lavoro a turni è quello organizzato in base a staffette giornalieri di lavoro e prevede il riconoscimento di una indennità fissata dalle differenti contrattazioni collettive.