Anche se scappa inevitabilmente un sorriso, la vicenda è seria e per i lavoratori coinvolti c'è davvero poco di cui rallegrarsi. Al massimo il sorriso può essere di amarezza. Siamo nella laboriosa Emilia Romagna e qui circa 300 dipendenti di una ditta ora in amministrazione controllata e residenti tra Parma e Reggio sono stati considerati complici delle accuse che l'Agenzia delle entrate ha rivolto alla loro azienda.
Accuse di evasione fiscale per cui gli uomini del fisco, in collaborazione con la Procura della Repubblica di Parma, hanno inviata le prime cartelle esattoriali per il recupero della contribuzione Irpef evasa dagli ex dipendenti. Il tutto senza dimenticare che gli stessi lavoratori sarebbero stati costretti ad accettare una busta paga con sostanziosi rimborsi spese, pena il licenziamento. Ma cerchiamo di capire meglio cosa è successo:
Evasione fiscale aziendale, perché pagano anche i dipendenti
L'impressionante sistema fiscale messo in piedi
La meticolosa attività di controllo dell'Agenzia delle entrate in collaborazione con la Guardia di finanza di Parma è durata circa 8 anni e sarebbero emersi ammanchi per migliaia se non decine di migliaia di euro per ciascun dipendente fra versamenti mai effettuati e sanzioni. Inevitabile a quel punto il decreto di sequestro preventivo adottato dal Gip per un ammontare di oltre 8 milioni di euro nei confronti delle persone accusate di frode fiscale.
Parte dei dipendenti coinvolti ha cercato assistenza legale cercando di percorrere la via della soluzione bonaria del contenzioso con l'Agenzia delle entrate. La proposta era chiara: sì al pagamento dell'Irpef non denunciata in quanto costretti dall'azienda, ma no all'aggiunta di sanzioni e interessi. L'Agenzia delle entrate ha alzato un muro e così molti degli ex dipendenti hanno scelto la strada del ricorso.
Dal punto di vista operativo, l'attuale legislazione consente l'accesso sia nei locali destinati all'esercizio di attività commerciali o agricole. Se deve essere effettuato in altri locali, quali un'abitazione privata, occorre l'autorizzazione del Procuratore della Repubblica motivata dall’esistenza di gravi indizi di violazioni tributarie.
Stando all'accusa, l'indagine avrebbe portato alla luce una presunta frode fiscale commessa da varie società riconducibili alla stessa compagine sociale. Si tratta di una società che ha sempre operato attraverso un Consorzio. Le consorziate esibivano contratti per considerevoli forniture di servizi con aziende di primaria rilevanza, sottoscritti a prezzi competitivi grazie agli risparmi fiscali che non avrebbero potuto ottenere e su cui potevano contare con le modalità con cui retribuivano i loro dipendenti.
In termini strettamente legali, l'evasione è un comportamento attraverso il quale il contribuente si sottrae in tutto o in parte all'imposizione fiscale. Diverso il fenomeno dell'elusione fiscale. In questo caso, il contribuente non viola apparentemente alcuna norma, ma cerca di sfruttare alcune scappatoie al limite della legalità per non pagare le imposte dovute.