Con una recente sentenza la Corte di Cassazione ha ammesso la legittimità dell'allargamento delle indagini bancarie ai congiunti per la semplice ragione che il rapporto familiare è considerato una condizione sufficiente a giustificare indagini. Ma non è la sola decisione.
Da una parte ci sono le normative in materia, sempre molto attente e rigorose, che fissano il perimetro entro il quale deve avvenire il controllo dei conti correnti. Sotto la lente di ingrandimento non ci sono infatti i movimenti bancari del solo "capofamiglia", ma anche di tutti gli altri componenti.
In buona sostanza sarebbe un errore fatale per il contribuente pensare di utilizzare i conti correnti di persone a lui vicine, come moglie o marito, figlio o genitori, per operazioni sospette. L'Agenzia delle entrate ha da tempo allargato la sfera d'azione, ma la novità in continuo aggiornamento è rappresentata proprio dalle sentenze in materia della Corte di Cassazione.
Rappresentano infatti imprescindibili precedenti giudiziari. Approfondiamo quindi alcune delle pronunce più interessanti:
Quando si parla di accertamenti sui redditi di società di persone a base familiare, il fisco può utilizzare le risultanze di conti correnti bancari intestati ai soci perché la relazione di parentela tra i soci è idonea a far presumere la sostanziale sovrapposizione tra interessi personali e societari.
I giudici scrivono infatti di identificazione degli interessi economici in concreto perseguiti dalla società con quelli dei soci. In ogni caso, a proposito dei motivi dei controlli, resta salva la facoltà di dimostrare l'estraneità delle singole operazioni alla comune attività d'impresa.
Tuttavia spetta al controllato dimostrare di non aver commesso irregolarità e non al fisco dimostrare la colpa. Si tratta della cosiddetta inversione dell'onere della prova. E per farlo, il contribuente deve esibire prove concrete e formali ovvero documenti e incartamenti poiché non è sufficiente la sola parola.
Secondo il Codice civile le presunzioni non stabilite dalla legge sono lasciate alla prudenza del giudice che non deve ammettere che presunzioni gravi, precise e concordanti. Secondo la Cassazione le presunzioni semplici possono essere utilizzate per provare l’esistenza di un rapporto diretto fra il reddito d'impresa accertato e l'intestazione dei conti a soggetti terzi, come marito, moglie, figlio, genitori.
In merito ai controlli dei conti correnti dei genitori e dei familiari, a norma di legge (dpr 633 del 1972), gli Uffici dell'imposta sul valore aggiunto possono richiedere dati, notizie e documenti relativi a qualsiasi rapporto intrattenuto o operazione effettuata, inclusi i servizi prestati, alle garanzie offerte da terzi o dagli operatori finanziari e le generalità dei soggetti per i quali gli stessi operatori finanziari hanno effettuato operazioni e servizi o con i quali hanno intrattenuto rapporti di natura finanziaria.
Tuttavia è indispensabile l'autorizzazione del direttore centrale dell'accertamento dell'Agenzia delle entrate o del direttore regionale della stessa ovvero per il Corpo della guardia di finanza, del comandante regionale, alle banche, alla società Poste italiane, per le attività finanziarie e creditizie, alle società ed enti di assicurazione per le attività finanziarie, agli intermediari finanziari, alle imprese di investimento, agli organismi di investimento collettivo del risparmio, alle società di gestione del risparmio e alle società fiduciarie.
Alle società fiduciarie può essere richiesto di comunicare le generalità dei soggetti per conto dei quali esse hanno detenuto o amministrato o gestito beni, strumenti finanziari e partecipazioni in imprese, individuati.
La richiesta deve essere indirizzata al responsabile della struttura accentrata, ovvero al responsabile della sede o dell'ufficio destinatario, chiamato poi a dare notizia immediata al soggetto interessato.
Un'altra sentenza (4904 del 2013) ha dato il via libera all'accertamento del conto cointestato con un familiare nell'ambito di quelli che possiamo definire controlli automatizzati dell'Agenzia delle entrate. Più esattamente ha ammesso la legittimità dell'allargamento delle indagini bancarie ai congiunti, per la semplice ragione che il rapporto familiare è considerato una condizione sufficiente a giustificare indagini su conti correnti bancari intestati o cointestati.
La nuova sentenza della Corte Suprema rafforza e rafforza i controlli sui resoconti contrastanti di familiari e parenti (madre, padre, moglie, marito e figli) con maggiore potere sull'IRS.