Il contribuente può aprire una partita Iva nel 2022 anche se ha un contenzioso aperto. Non ci sono vincoli da rispettare e né condizioni preliminari. Non solo, ma i debiti pregressi accumulati dal contribuente con una precedente società non sono trasferiti e restano in capo a egli stesso.
Quasi per definizione, l'apertura di una partita Iva crea un rapporto diretto tra il contribuente e l'Agenzia delle entrate. Qualunque sia il regime a cui il lavoratore decide di aderire tra ordinario e forfettario, l'attivazione va effettuata con gli uffici del fisco.
Non dimentichiamo che la partita Iva è quello strumento con cui un lavoratore autonomo ovvero che non ha un rapporto di lavoro di dipendenza con sostituto di imposta, può effettuare una prestazione dietro compenso e successivo pagamento delle imposte.
Se queste sono le "regole del gioco", una prima domanda è inevitabile: nel caso in cui il contribuente abbia accumulato un debito con l'Agenzia delle entrate, può aprire ugualmente una partita Iva nel biennio 2022? Oppure questa operazione viene preclusa? Pensiamo ad esempio a una imposta non versata, come l'Imu o la Tasi oppure il bollo auto.
Ma anche una multa stradale per divieto di sosta o per mancato rispetto dei limiti di velocità. Nel caso di insolvenza, l'ente creditore incarica l'Agenzia delle entrate Riscossione per ottenere la somma dovuta. Gli uffici del fisco si mettono in moto e inviano al contribuente una prima cartella esattoriale, ricordando l'importo da pagare, maggiorata degli interessi per il ritardo accumulato.
Ci chiediamo quindi se l'apertura di una partita Iva sia condizionata dalla regolarizzazione della propria posizione fiscale. Ma anche se un eventuale via libera all'adesione al regime ordinario o a quello forfettario sia legata al tipo di pendenza con l'Agenzia delle entrate.
Un conto è il ritardo con cui si salda il debito per aver ricevuto una multa per parcheggio nelle strisce blu con ticket scaduto e un altro è, ad esempio, il mancato versamento dei contributi previdenziali o l'evasione dell'Iva da parte di una impresa di cui si è soci o si ricopre una carica di vertice.
A tal proposito, i debiti pregressi accumulati sono trasferiti o restano in capo allo stesso contribuente? Esaminiamo tutte le situazione ovvero:
La decisione di un lavoratore in debito con l'Agenzia delle entrate che decide di aprire una partita Iva può sembrare contraddittoria. In realtà non lo è perché sono in ballo due situazioni molto differenti tra di loro. E in effetti il fisco non pone alcun veto a questa decisione.
Il contribuente può quindi aprire una partita Iva nel 2022 anche se ha un contenzioso aperto. Non ci sono vincoli da rispettare e né condizioni preliminari. Non solo, ma i debiti pregressi accumulati dal contribuente con una precedente società non sono trasferiti e restano in capo a egli stesso.
In fondo c'è anche una ragione sottintesa e non esplicitamente rivelata alla base della decisione di tenere le maglie piuttosto larghe. Proprio con l'apertura di una partita Iva, il lavoratore in eventuali difficoltà può economiche, può avviare un'attività e ripianare il debito accumulato con i proventi che riuscirà a ottenere.
Al momento dell'apertura della partita Iva nel 2022, al contribuente si presenta una doppia possibilità di adesione: regime ordinario o regime forfettario?
Le differenze sono numerose e non esiste una condizione migliore delle altre. in estrema sintesi, con il regime ordinario delle partite Iva non ci sono limiti ai ricavi che si possono ottenere, si applica l'Iva e il contribuente può detrarre le spese per l'esercizio della propria attività.
Il livello di tassazione è a scaglioni di reddito: Irpef del 23% del reddito con reddito imponibile annuo fino a 15.000 euro; Irpef di 3.450 euro + 27% sulla parte eccedente i 15.000 euro con reddito imponibile annuo oltre 15.000 e fino a 28.000 euro; Irpef di 6.960 euro + 38% sulla parte eccedente i 28.000 euro con reddito imponibile annuo oltre 28.000 e fino a 55.000 euro; Irpef di 17.220 euro + 41% sulla parte eccedente i 55.000 euro con reddito imponibile annuo oltre 55.000 e fino a 75.000 euro; Irpef di 25.420 euro + 43% sulla parte eccedente i 75.000 euro con reddito imponibile annuo oltre i 75.000 euro.
Con il regime forfettario delle partite Iva, il limite di reddito annuo è di 65.000 euro, il contribuente non può detrarre le spese e la tassazione applicata è forfettaria al 15%.
Se un contribuente ha un debito con l'IRS, può aprire un'altra partita IVA nel 2022? O questa azione non è inclusa?