Negli ultimi anni, lo smart working si è affermato come uno dei principali modelli organizzativi del lavoro nelle aziende italiane, ridefinendo gli equilibri tra produttività, benessere dei lavoratori e sostenibilità ambientale. Questa transizione, accelerata da eventi recenti e sostenuta da normative come la Legge 81/2017, ha portato benefici tangibili ma anche nuove sfide da affrontare, come confermano le ricerche aggiornate nel 2025 dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. Approfondiamo i vantaggi e gli svantaggi che questa modalità comporta per le imprese italiane, analizzando trend, implicazioni pratiche, ambiti normativi e soluzioni per una gestione efficace.
Smart Working, il contesto attuale nelle imprese italiane
Lo smart working, definito anche lavoro agile, rappresenta una profonda trasformazione del modo di intendere il lavoro subordinato, rendendo possibile lo svolgimento delle attività professionali in forma flessibile per orari e luogo, grazie a strumenti digitali e accordi personalizzati tra datore di lavoro e dipendente.
Secondo i dati dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, in Italia nel 2025 il numero di lavoratori che svolgono almeno parte delle mansioni in modalità agile sfiora i 4,5 milioni. Questo trend continua a crescere rispetto agli anni precedenti e riguarda non solo le grandi aziende, ma anche PMI e Pubbliche Amministrazioni, spesso adottando modalità ibride che alternano giornate da remoto e in presenza.
Sebbene la diffusione sia stata inizialmente spinta da esigenze emergenziali, oggi lo smart working si configura come una componente strategica del welfare aziendale ed è integrato nei processi organizzativi di molte realtà.
Le innovazioni digitali, come il cloud computing, i software di project management e le piattaforme collaborative, hanno reso la gestione del lavoro a distanza sempre più sicura ed efficiente, sostenendo la competitività e la resilienza delle imprese italiane nel panorama europeo.
Quadro normativo e obblighi per le aziende
In Italia, la normativa principale di riferimento per lo smart working è la Legge 22 maggio 2017, n. 81, che agli articoli 18, 19 e 22 disciplina le modalità del lavoro agile garantendo:
- Un accordo individuale tra dipendente e datore di lavoro che definisce obiettivi, modalità e tempi di esecuzione, senza vincoli di luogo o orario.
- Parità di trattamento economico e normativo rispetto ai lavoratori in presenza, compresa la tutela in materia di salute e sicurezza.
- La comunicazione telematica obbligatoria al Ministero del Lavoro dell'inizio e cessazione dello smart working.
- Obbligo per il datore di fornire strumenti idonei e garantire la protezione dei dati trattati fuori sede.
Nel 2025 sono inoltre in vigore aggiornamenti che favoriscono l'adozione strutturale dello smart working soprattutto attraverso incentivi per la digitalizzazione e l'innovazione dei processi lavorativi.
Vantaggi dello smart working per le aziende italiane
L'applicazione diffusa del lavoro agile offre numerosi benefici concreti alle aziende italiane, che si riflettono sia su aspetti organizzativi sia su elementi strategici:
- Incremento della produttività: molte ricerche, inclusa quella del Politecnico di Milano, attestano che i dipendenti in smart working mostrano maggiore motivazione, concentrazione e soddisfazione rispetto a modalità esclusivamente in presenza. Il lavoro per obiettivi invece che per orario favorisce la generazione di risultati misurabili.
- Riduzione dei costi: meno presenze in sede comportano un risparmio su spazi, affitti, utenze, manutenzioni e servizi accessori. Si stimano risparmi fino a 10.000 euro l’anno per ogni lavoratore in modalità agile, con evidenti vantaggi nel bilancio aziendale.
- Attrazione e fidelizzazione dei talenti: l’offerta di flessibilità oraria e geografica incrementa l’attrattività dell’azienda per professionisti qualificati, permettendo il reclutamento anche a livello nazionale o internazionale e migliorando la retention dei dipendenti esistenti.
- Miglioramento dell’immagine aziendale: l’adozione di modelli flessibili e socialmente responsabili potenzia la reputazione dell’azienda presso stakeholder, clienti e dipendenti.
- Aumento delle competenze digitali: la necessità di utilizzare strumenti informatici e collaborativi favorisce la crescita delle competenze tecnologiche tra il personale, accelerando il processo di trasformazione digitale.
- Sviluppo di processi più efficienti: lo smart working stimola il ripensamento dei workflow e l’introduzione di soluzioni digitali che aumentano la trasparenza, l’efficacia e la rapidità delle procedure aziendali.
- Vantaggi ambientali: il minor numero di spostamenti genera una significativa riduzione delle emissioni di CO2, nei costi ambientali e nei consumi energetici aziendali, contribuendo agli obiettivi di sostenibilità (le stime ENEA indicano oltre 1,8 milioni di tonnellate di CO2 risparmiate all’anno in Italia grazie al lavoro agile).
Vantaggi fiscali e incentivi: In alcuni casi, gli investimenti per attrezzature tecnologiche e digitalizzazione necessari allo smart working hanno avuto diritto, negli ultimi anni, a crediti d’imposta fino al 60% delle spese ammissibili.
Svantaggi e criticità dello smart working in azienda
Se opportunamente organizzato, il lavoro agile può rappresentare una leva di sviluppo, ma una gestione inadeguata può esporre a rischi e problematiche da non sottovalutare:
- Difficoltà nella gestione e nel controllo: l’assenza di monitoraggio diretto può rendere più complessa la valutazione puntuale delle performance individuali. È necessario implementare sistemi chiari per la verifica dei risultati, tramite software HR o piattaforme dedicate.
- Comunicazione interna più complessa: la minore interazione faccia a faccia può comportare un indebolimento della coesione del gruppo di lavoro, con rischio di perdita di cultura aziendale e maggiore difficoltà nella diffusione delle informazioni.
- Rischi di isolamento e calo del senso di appartenenza: i lavoratori possono avvertire distacco dall’ambiente aziendale, minor coinvolgimento nei processi decisionali e insoddisfazione, soprattutto se il lavoro a distanza è prolungato senza occasioni di incontro periodiche.
- Sicurezza informatica e protezione dei dati: l’uso di connessioni non protette o di dispositivi personali espone a rischi di violazioni e furti di dati sensibili. È indispensabile adottare protocolli di sicurezza informatica rigorosi e formare i lavoratori sul cyber risk.
- Difficoltà di separazione tra vita privata e lavoro: la sovrapposizione degli spazi domestici e lavorativi aumenta il rischio di burnout, stress e overworking, soprattutto in assenza di limiti chiari (diritto alla disconnessione). Nel 2025 il 17% dei lavoratori agili manifesta fenomeni di tecnostress o difficoltà di staccare dal lavoro.
Per prevenire tali criticità, sono raccomandate soluzioni organizzative quali: incontri periodici in sede, incentivazione al team building virtuale, chiara definizione di obiettivi e risultati, rispetto degli orari di lavoro e adozione di strumenti di comunicazione efficaci.
Smart working e impatto sull'ambiente e sulla sostenibilità
Uno degli aspetti più innovativi legati allo smart working riguarda la sostenibilità ambientale e sociale. Secondo dati ENEA e Politecnico di Milano, questa modalità permette di:
- Ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e il traffico veicolare.
- Diminuzione dei consumi energetici degli uffici.
- Sostenere la distribuzione demografica sul territorio, riducendo la pressione sui grandi centri urbani.
- Favorire l’inclusione lavorativa di categorie fragili, genitori, caregiver e lavoratori residenti in aree remote.
L’integrazione strutturale dello smart working nelle policy aziendali contribuisce quindi non solo alla crescita competitiva, ma anche agli obiettivi di responsabilità sociale d’impresa (CSR) e all'agenda climatica nazionale.
FAQs
- Lo smart working è obbligatorio per le aziende?
No, è una scelta volontaria regolata da accordi individuali, ma molte aziende lo adottano per incrementare flessibilità e competitività.
- Come garantire la sicurezza dei dati?
Implementando soluzioni di cybersecurity, VPN, autenticazione a più fattori e formazione specifica per i dipendenti su rischi informatici.
- Qual è la disciplina del diritto alla disconnessione?
Il diritto alla disconnessione deve essere stabilito nell’accordo individuale o aziendale, fissando precisi limiti di reperibilità e garantendo il rispetto dei tempi di riposo.
- Cosa cambia con la legge 81/2017 e successive modifiche?
La legge garantisce flessibilità, parità di trattamento, comunicazione telematica obbligatoria e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, integrata da aggiornamenti annuali che favoriscono l’adozione strutturale del lavoro agile.
Leggi anche