Come mostrano i dati sulla soddisfazione di vita, una riduzione del reddito potenziale non abbatte necessariamente il benessere e un minor numero di scelte in alcune aree potrebbe non fare molta differenza per la felicità.
Cambiano le metriche tradizionali con cui viene valutato l'operato di un'azienda. Se fino a pochi anni fa il solo traguardo considerato raggiungibile era il profitto attraverso investimenti e lavoro, adesso sono entrati in gioco altri parametri.
La sostenibilità aziendale, ad esempio, non è solo un fine da raggiungere, ma anche uno strumento in cui scommettere per migliorare la stessa produttività e guadagnare benessere sociale.
Proprio così, non si tratta di due obiettivi in contrasto di loro perché entrambi possono essere raggiunti in contemporanea.
Attenzione però alle valutazione perché anziché sminuire l'importanza della crescita del Pil ovvero della produzione industriale così come considerarlo la panacea di tutti i mali, occorre affrontare l'obiettivo di migliorare il benessere e i vincoli della sostenibilità con la massima convinzione possibile, anche in maniera indipendente. Vediamo quindi
La ricerca del benessere sociale per tutti gli uomini e la sostenibilità ecologica possono completarsi a vicenda nell'ottica di una crescita del Pil. Una maggiore attenzione al benessere porta a un pensiero e un comportamento più attenti alla società, che, a loro volta, facilitano la capacità di affrontare le sfide collettive.
Questa dinamica rende più facile evitare e mitigare i problemi ambientali. I Paesi con i più alti livelli di fiducia sociale tendono a essere quelli con le maggiori protezioni ambientali. Questo è vero anche per quanto riguarda la protezione delle risorse oltre i propri confini, perché chi si fida dei propri vicini tende anche ad avere più empatia per gli estranei.
Secondo gli esperti, per garantire la sostenibilità occorre imporre vincoli alle attività umane al fine di limitare gli impatti sui sistemi naturali. Tali vincoli possono renderci meno ricchi, limitare le nostre scelte di consumo e forse farci lavorare di più.
Tuttavia, come mostrano i dati sulla soddisfazione di vita, una riduzione del reddito potenziale non abbatte necessariamente il benessere e un minor numero di scelte in alcune aree potrebbe non fare molta differenza per la felicità.
Il lavoro non implica solo sofferenza intrapresa in cambio di un compenso: incarna anche significato e relazioni. Inoltre, molte delle opportunità per migliorare il benessere discusse finora non richiedono un aumento del danno ambientale o addirittura della produzione materiale.
Gli analisti parlano chiaro a riguardo: fra i driver di crescita e sviluppo va inserita anche la sostenibilità aziendale. Se abbiamo a cuore il benessere delle generazioni future, dobbiamo garantire loro un pianeta vivibile. Ma il benessere delle generazioni future non sempre entra nel nostro processo decisionale quotidiano sul nostro benessere.
I nostri sforzi per costruire una società più felice oggi non garantiranno da soli la sostenibilità per il domani. Gli esseri umani hanno una lungimiranza e una perspicacia limitate nel rispondere alla domanda sulla soddisfazione della vita, anche se comprende, in linea di principio, presente, passato e futuro.
In fondo anche il secondo Forum mondiale su Statistica, conoscenza e politica, organizzato dall'Ocse e sottoscritto da Onu, Banca Mondiale, Commissione europea, la Dichiarazione di Istanbul aveva invitato ad andare oltre negli strumenti di misurazione del progresso delle società, andando oltre il Prodotto interno lordo.
La verità è che possiamo migliorare le nostre vite, individualmente e collettivamente, riducendo contemporaneamente il nostro impatto sui sistemi naturali che ci supportano. Per raggiungere il duplice obiettivo, bisognerebbe misurare ciò che conta davvero per noi e per gli altri sulla Terra, il più direttamente possibile, e poi lasciare che i risultati guidino le nostre azioni.