Il calcolo della busta paga dal lordo al netto può rivelarsi un'operazione complessa quando le voci sono numerose. Ecco perché sono fondamentali esempi e simulazione tenendo conto delle novità e degli aggiornamenti del 2019. Per calcolare lo stipendio mensile bisogna conoscere la retribuzione di fatto ovvero quella che tiene conto gli elementi continuativi derivanti dal Contratto nazionale di lavoro di categoria, di accordi aziendali, del contratto individuale, dell'eventuale fruizione del bonus 80 euro Renzi, a cui sommare la variabili personali come gli straordinari, le festività, le trasferte o le indennità. La busta paga è infatti organizzata in quattro sezioni: dati anagrafici del datore di lavoro e del lavoratore, somme percepite dal lavoratore, somme trattenute ai fini fiscali e previdenziali al lavoratore, riepilogo del numero di ore lavorate e di assenza, permessi e ferie.
Una delle prime voci che incide nel calcolo della retribuzione lorda, ma che va scomputata nel passaggio al netto mensile in busta paga è quella relativa ai contributi Inps. Si tratta della percentuale del reddito lordo a carico del lavoratore da versata tutti i mesi all'Istituto di previdenziale di appartenenza - nella maggior parte dei casi è l'Inps - e che, al momento del ritiro a vita privata, sarà la voce determinante per la determinazione della pensione. In alcuni casi la quota è maggiore e dunque la circa da versare è superiore perché, in base ad accordi aziendali o al contratto di lavoro, questi importi finiranno nel fondo della cassa integrazione.
Ma se c'è una voce che più di altri è il simbolo del cuneo fiscale ovvero della differenza tra reddito loro e reddito netto è la tassazione Irpef. Si tratta dell'Imposta sul reddito delle persone fisiche ovvero le tasse a cui è soggetto il reddito dei lavoratori. Può incidere fino al 43%, tenendo conto che l'applicazione delle aliquote è in base allo scaglione di reddito ovvero
In buona sostanza, dopo aver individuato la fascia di appartenenza del reddito imponibile, si applica l'aliquota corrispondente sulla parte di reddito che rientra in questa fascia ovvero che eccede il limite massimo relativo alla fascia inferiore. Sommando tutti i contributi si ottiene l'Irpef lorda.
Le tasse applicate allo stipendio non sono finite perché sull'imponibile determinato ai fini Irpef occorre aggiungere la doppia addizionale regionale e comunale. La prima è pari allo 0,9% su tutto il territorio nazionale, ,a può essere aumentata in autonomia da ogni Regione fino a un massimo dell'1,4%. La seconda è dovuta al Comune nel quale il contribuente ha il domicilio fiscale e non può essere superare allo 0,8%.
Se queste sono le voci che fanno diminuire l'importo netto in busta paga, ce ne sono anche due che lo fanno aumentare. Il primo è il bonus Renzi 80 euro, riconosciuto nella sua interezza per redditi tra 8.174 euro e 24.600 euro per poi calare progressivamente tra 24.600 e 26.600 fino all'azzeramento. Infine vanno calcolate eventuali detrazioni che permettono ai lavoratori dipendenti con un contratto di lavoro subordinato di pagare meno tasse proprio in virtù del fatto di essere lavoratori dipendenti. In sintesi