Quando si verifica un decesso, uno degli aspetti più delicati da gestire riguarda lo sblocco dei conti correnti per successione. Nonostante il dolore, le procedure bancarie e le disposizioni normative richiedono agli eredi di affrontare tempestivamente una serie di adempimenti precisi, spesso complessi, per poter disporre delle somme depositate dal defunto presso istituti di credito. tempistiche.
Alla morte di una persona, la banca procede tempestivamente al blocco cautelare di tutti i conti correnti intestati al defunto, in osservanza all'art. 48 del D.Lgs. 346/1990, sia per tutelare i legittimi eredi che per evitare operazioni non autorizzate o prelievi indebiti. Tale blocco riguarda sia i conti monointestati che quelli cointestati, anche se con firma disgiunta, per quanto la giurisprudenza più recente, come l'ordinanza della Cassazione n. 7862/2021, ritenga illegittimo il blocco integrale nel caso di cointestazione a firma disgiunta: in questi casi solo la parte afferente al deceduto dovrebbe essere temporaneamente congelata.
Il blocco dei conti è finalizzato a:
Nel frattempo, tutti gli strumenti di pagamento (carte, assegni, telepass) collegati ai rapporti bancari vengono sospesi e devono essere restituiti o bloccati. È importante informare con urgenza la banca dell'evento, portando il certificato di morte e chiedendo il blocco per tutelare l'asse ereditario. Gli addebiti ricorrenti, le disposizioni permanenti e le autorizzazioni (es. domiciliazione di utenze) vengono momentaneamente sospese finché non si definisce la successione bancaria.
Lo sblocco avviene esclusivamente dopo che la banca ha ricevuto e verificato una serie di documenti, in conformità con le normative bancarie e civilistiche. Il corretto espletamento di questi passaggi è imprescindibile per evitare ritardi o contestazioni. I principali documenti richiesti sono:
Senza il completamento di questi adempimenti, la banca non è autorizzata allo sblocco: tale comportamento è legittimo e conforme alla normativa, come confermato dalla giurisprudenza (es. ABF e Corte di Cassazione). In presenza di testamento, sarà inoltre necessario presentare copia conforme dell'atto di pubblicazione.
Per i rapporti cointestati, la banca dovrà distinguere tra quota di spettanza del defunto (che entra in successione) e quota del cointestatario superstite, che può richiedere la liquidazione della sua parte (in genere il 50%, salvo diversa prova della reale proprietà delle somme).
I tempi di sblocco dei conti correnti per successione non sono uniformi: dipendono sia dalla rapidità nella produzione della documentazione completa da parte degli eredi, sia dall'efficienza dell'istituto bancario coinvolto. In linea generale, la banca dispone di circa 30 giorni dal ricevimento della documentazione completa per eseguire le verifiche e autorizzare lo svincolo dei fondi ai beneficiari. In circostanze complesse, può occorrere un tempo massimo di 90 giorni per la liquidazione delle quote agli eredi.
Se vi sono conflitti tra eredi, contestazioni, omissioni di documentazione o casi particolari (eredi minori, incapaci, quote in favore di legatari, ecc.), i tempi si allungano anche diversi mesi. La mancata collaborazione di un erede può bloccare l'intera procedura: in tal caso si può ricorrere alla mediazione o alla divisione giudiziale.
La banca è obbligata ad agire con diligenza e senza ritardi ingiustificati (Arbitro Bancario Finanziario e Codice Civile art. 1175). Eventuali ritardi oltre i termini suddetti, senza valida motivazione, possono essere contestati da parte degli eredi attraverso il reclamo all'ufficio reclami interno, poi eventualmente all'Arbitro Bancario Finanziario o al giudice civile.
Particolare attenzione merita la gestione dei conti correnti cointestati in fase successoria. Se il defunto era cointestatario, la banca di regola blocca inizialmente l’intero conto fino alla chiarificazione delle quote di spettanza, nonostante la giurisprudenza più recente ammetta il diritto del cointestatario superstite di prelevare la propria quota (Cassazione n. 7862/2021).
La quota di saldo appartenente al defunto entra nell’asse ereditario. In assenza di prova contraria, si presume che le somme siano dei cointestatari in parti uguali. La banca può richiedere ulteriori accertamenti nel caso di contestazioni sulla reale titolarità delle somme (ad esempio, se fossero frutto di entrate derivanti dall’attività del defunto e non realmente cointestate).
Non tutti i rapporti bancari seguono le regole sopra indicate:
E' fondamentale, per chi gestisce successioni complesse, esaminare caso per caso eventuali rapporti finanziari "speciali" che richiedano procedure distinte.
Nel 2025, l'imposizione fiscale per le successioni sui conti correnti segue le regole generali:
Grado di parentela | Franchigia | Aliquota sulla quota eccedente la franchigia |
Coniuge, figli, nipoti in linea retta | 1.000.000 € | 4% |
Fratelli e sorelle | 100.000 € | 6% |
Altri parenti fino al 4° grado, affini fino al 3° | nessuna | 6% |
Altri soggetti | nessuna | 8% |
Eredi portatori di handicap | 1.500.000 € | Aliquota ridotta |
La dichiarazione di successione deve essere presentata agli uffici dell'Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dalla data del decesso. Il pagamento dell’imposta si effettua contestualmente o con F24. In presenza di polizze vita e alcuni titoli di Stato, questi non sono soggetti a imposta di successione.
La dichiarazione di successione può essere evitata, e le somme sbloccate con una semplice dichiarazione sostitutiva di esonero, se ricorrono tutte queste condizioni:
In questi casi, la banca può accettare la dichiarazione di esonero e procedere allo sblocco anche senza la successione registrata presso l’Agenzia delle Entrate.
Uno dei principali ostacoli allo sblocco del conto è la presenza di documentazione incompleta, errori nella dichiarazione di successione (es. omissione di un erede o legatario), contenziosi tra coeredi o tra eredi e cointestatari superstiti. In simili circostanze, la banca è obbligata a sospendere ogni erogazione finché la situazione non sia chiarita o non intervenga un provvedimento giudiziale.
Nel caso in cui un erede si rifiuti di collaborare, è possibile tentare prima una mediazione; se fallita, occorre ricorrere al tribunale per la divisione ereditaria, ottenendo un decreto che autorizzi la banca a sbloccare e liquidare le somme ai beneficiari.
Se la banca omette di liquidare il conto corrente dopo aver ricevuto tutta la documentazione necessaria, gli eredi possono:
Le banche hanno l’obbligo (art. 1175 cc) di agire con buona fede, rispondendo tempestivamente a ogni richiesta documentata degli eredi.