Ci sono 5 situazioni in cui il lavoratore riceverà sempre e comunque il Trattamento di fine rapporto (Tfr) nonostante la chiusura dei battenti da parte dell'azienda. Innanzitutto è per fallimento della stessa azienda purché il rapporto di lavoro sia terminato entro un anno dall'apertura della procedura di crisi. Le altre circostanze che danno il via libera sono la liquidazione coatta amministrativa, l'amministrazione straordinaria, il concordato preventivo e e la procedura di liquidazione del patrimonio. Ci sono però alcune categorie in cui il Fondo non opera.
Sono i fatti a dimostrare che il rischio di fallimento di un'azienda è sempre dietro l'angolo. Succede con le piccole e le grandi realtà, alcune volte anche in modo improvviso e catastrofico.
Ma cosa accade ai diritti acquisiti dei lavoratori? Pensiamo ad esempio al Tfr ovvero a quell'importo accantonato mese dopo mese dal datore di lavoro per poi essere restituito sotto forma di liquidazione.
Soprattutto per un dipendente che ha prestato la propria attività per molti anni, la cifra può essere molto elevata e la perdita può rappresentare un problema. Anche e soprattutto pensando che possa aver fatto riferimento in vista del ritiro a vita privata. Vediamo allora
Ci sono 5 situazioni in cui il lavoratore riceverà sempre e comunque il Trattamento di fine rapporto (Tfr) nonostante la chiusura dei battenti da parte dell'azienda. Innanzitutto è per fallimento della stessa azienda purché il rapporto di lavoro sia terminato entro un anno dall'apertura della procedura di crisi.
Le altre circostanze che danno il via libera sono la liquidazione coatta amministrativa, l'amministrazione straordinaria, il concordato preventivo e e la procedura di liquidazione del patrimonio. In tutte queste situazione entra in gioco il Fondo di garanzia dell'Inps che riconosce il Tfr messo da parte così come gli ultimi 3 stipendi.
Tuttavia il riconoscimento non è automatico perché occorre seguire una procedura ben precisa. In pratica occorre presentare la richiesta di ammissione al passivo dell'azienda, quindi attendere l'accertamento del credito maturato del lavoratore da parte del giudice e infine aspettare il decreto di accoglimento della richiesta.
Solo a quel punto inviare la domanda al Fondo di garanzia tramite la stessa Inps. Ci sono però alcune categorie in cui il Fondo non opera. Si tratta di aziende agricole, con riferimento agli operai a tempo determinato, impiegati e dirigenti, aziende esattoriali, giornalisti professionisti, amministrazioni dello Stato e parastato, aziende del gas, regioni, province e comuni, aziende dazio.
Nel caso di erogazione mensile, la quota di Tfr diventa retribuzione, soggetta a tassazione ordinaria e non imponibile ai fini previdenziali. Prevede dunque un aumento del reddito annuo e una incidenza sulle imposte, sulle detrazioni, sugli Assegni per il nucleo familiari e sull'Isee.
Con la destinazione a fondi di previdenza complementare è previsto il versamento di una quota a carico del datore di lavoro. Sono forme di investimento agevolate a cui partecipa il datore riconoscendo una quota aggiuntiva di contribuzione a favore del dipendente.
C'è la possibilità di scelta tra linee garantite di investimento e linee con diversi profili di rischio. Gli utili e le perdite conseguite dall'investimento in fondi pensione incidono sul valore del capitale. I fondi negoziali hanno spesso minori costi di gestione rispetto a quelli non negoziali.
Dal punto di vista fiscale si segnalano la deduzione dal reddito imponibile dei contributi versati fino a 5.164,57 euro all'anno e la tassazione dei rendimenti al 20%, salvo gli investimenti in titoli di Stato, obbligazioni emesse da Paesi in white list al 12,5%.
Ecco quindi la tassazione delle prestazioni finali alla fonte con l'aliquota del 15%, ridotta all'aumentare degli anni di partecipazione al fondo e l'irreversibilità della scelta. I fondi non offrono in genere garanzie sul potere d'acquisto reale del capitale investito al momento del riscatto ed è comunque prevista la vigilanza del Covip.
Se rimane in azienda, il Tfr viene rivalutato annualmente dell'1,5% in misura fissa e dal 75% dell'indice Istat dei prezzi al consumo. La tassazione è separata del Tfr liquidato, secondo scaglioni di reddito Irpef, con applicazione dell'aliquota media.
Infine, tassazione della rivalutazione del Tfr al 17%, reversibilità della scelta e, come abbiamo visto, l'intervento del Fondo di garanzia Inps in caso di insolvenza dell'imprenditore.