Il primo importante concetto da chiarire riguarda la definizione di lavoro notturno. Rientra infatti l'attività di almeno tre ore di lavoro giornaliero normale. La Corte di Cassazione ha aggiunto una ulteriore precisazione ovvero che il lavoratore notturno è colui che svolge per almeno tre ore di lavoro di notte per almeno 80 giorni lavorativi all'anno in base alle norme dei Ccnl.
Ci sono anche i turni di notte tra quelli previsti dai vari Ccnl 2022 in vigore in Italia. Ed è inevitabile considerando che per alcune attività è la norma mantenere attiva la macchina produttiva anche (o solo) in quegli orari. In altri casi i turni di notte rappresentano invece una eccezione, magari per fronteggiare esigenze improvvise.
Gli esempi sono numerosi, ma a noi interessa adesso metterci nei panni dei lavoratori e capire quali sono le disposizioni in vigore e dunque cosa sono sono i turno di notte, come devono essere retribuiti e quali sono le norme speciali. Vediamo quindi
Il primo importante concetto da chiarire riguarda la definizione di lavoro notturno. Rientra infatti l'attività di almeno tre ore di lavoro giornaliero normale.
La Corte di Cassazione ha aggiunto una ulteriore precisazione ovvero che il lavoratore notturno è colui che svolge per almeno 3 ore di lavoro di notte per almeno 80 giorni lavorativi all'anno in base alle norme della contrattazione collettiva. In ongi caso i turni di notte non possono superare le 8 ore in media nelle 24 ore, da calcolare dall'inizio dell'esecuzione dell'attività.
Spetta ai Ccnl definire riduzioni di orario di lavoro, indennità economiche, condizioni dei turno di notte con orario normale, straordinari e festivi.
Un'altra importante distinzione prevista dalla normativa in materia è tra i turni di notte per lavoratori occasionali o abituali. Nel primo caso si far riferimento a coloro che prestano la propria attività di tanto in tanto e su richiesta del datore. Si tratta del caso più diffuso, a differenza dei lavoratori abituali per cui i turni di notte sono la regola.
Chi viene adibito ai turni di notte deve ottenere il via libera del medico competente e delle strutture sanitarie pubbliche. Detto in altri termini, esistono limiti anche in relazione al lavoro di notte. In particolare i lavoratori con problemi di salute con un legame riconosciuto con la prestazione di lavoro notturno devono essere trasferiti ai turni di giorno, naturalmente se la macchina organizzativa lo consente.
In ogni caso, i lavoratori dei turni di notte devono essere sottoposti a una valutazione gratuita dello stato di salute. Spetta quindi ai singoli Ccnl fissare i requisiti per cui i lavoratori possono essere esclusi dai turni di notte, indipendentemente dalla idoneità al lavoro.
Nell'ambito dei Contratti collettivi nazionali di lavoro, il datore ha l'obbligo di comunicare ai sindacati le eventuali misure di protezione personale e collettiva da adottare, il livello di servizi e di mezzi di prevenzione o di protezione che intende utilizzare, il numero dei lavoratori interessati, gli eventuali maggiori rischi connessi allo svolgimento del lavoro notturno.
Ma anche i criteri di priorità che intende adottare per l'individuazione dei lavoratori da adibire al lavoro notturno, le modalità di effettuazione, compresa l'articolazione dei turni, le ragioni tecniche, organizzative e produttive alla base delle decisioni.
Vale certamente la pensa sottolineare l'esistenza di disposizioni speciali nei confronti delle donne per i turni di notte, soprattutto in riferimento alle addette ai negozi aperti 24 ore su 24, alle operaie nei cicli continui, alle infermiere, alle addette alle pulizie e alle donne medico.
Più esattamente le più recenti normative prevedono di favorire l'equilibrio e la migliore ripartizione tra responsabilità familiari e professionali dei due generi, superare situazioni pregiudizievoli per l'avanzamento professionale, di carriera ed economico della donna ed eliminare la disparità nella formazione scolastica e professionale, nell’accesso al lavoro, nella progressione di carriera.
Così come di promuovere l'inserimento della donna in attività professionali in cui è sotto-rappresentata e favorire la diversificazione nelle scelte professionali delle donne, anche nel settore del lavoro autonomo e imprenditoriale.
Nell'ambito dei Contratti collettivi nazionali di lavoro, il datore ha l'obbligo di comunicare ai sindacati le eventuali misure di protezione personale e collettiva da adottare.