Affinché il lavoratore in nero possa fare valere i propri diritti è necessario che presenti denuncia entro limiti di tempo ben precisi. Più esattamente lo deve fare entro 5 anni. Il conteggio inizia non dall'avvio dell'instaurazione del rapporto di lavoro bensì dalla sua cessazione del contratto di lavoro.
Non importa quali siano le ragioni per cui un'azienda fa ricorso al lavoro in nero. Si tratta infatti di un pratica che non è in alcun caso ammessa, anche nel caso in cui c'è accordo tra le parti. Le norme in materia sono infatti severe e prevedono in prima battuta l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria a carico del datore di lavoro.
Da parte sua, il lavoratore ha diritto al recupero di tutti i diritti negati, come il pagamento dei contributi previdenziali che non sono stati evidentemente versati. Ma fino a che punto c'è la possibilità di fare valere i propri diritti?
Detto in altri termini, c'è un tempo massimo entro cui deve fare denuncia alle autorità competenti affinché possa fare emergere la propria posizione? Vediamo in questo articolo:
Affinché il lavoratore in nero possa fare valere i propri diritti è necessario che presenti denuncia entro limiti di tempo ben precisi. Più esattamente lo deve fare entro 5 anni. Il conteggio inizia non dall'avvio dell'instaurazione del rapporto di lavoro bensì dalla sua cessazione del contratto di lavoro.
Non contano né la durata del rapporto e né la tipologia instaurata. Solo dopo aver avviato una causa di lavoro e solo nel caso di condivisione delle ragioni da parte del giudice, il lavoratore può fare valere i propri diritti ovvero gli stipendi che non gli sono stati mai versati, le differenze retributive rispetto ai minimi sindacali fissati dal contratto collettivo nazionale di lavoro, i contributi maturati durante il periodo di lavoro in nero, il versamento del Tfr, gli straordinari, il riconoscimento di permessi e ferie, l'eventuale risarcimento per illegittimo licenziamento.
L'impiego di lavoratori in nero comporta l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria. Esattamente da 1.800 a 10.800 euro per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del lavoratore sino a 30 giorni di effettivo lavoro.
E poi da 3.600 a 21.600 euro per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del lavoratore da 31 e sino a 60 giorni di effettivo lavoro. Infine da 7.200 a 43.200 euro per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del lavoratore oltre 60 giorni di effettivo lavoro Le maggiorazioni sono raddoppiate se nei 3 anni precedenti il datore di lavoro è stato destinatario di sanzioni amministrative o penali per gli stessi comportamenti illeciti.
A cui aggiungere una maxi sanzione del 20% nel caso di impiego di lavoratori beneficiari del reddito di cittadinanza, di minori in età non lavorativa, di lavoratori extracomunitari privi del permesso di soggiorno.
Ci sono però alcuni casi in cui la maxi sanzione per lavoro in nero non può essere applicata. Innanzitutto se risultano instaurati regolarmente sul piano formale rapporti di lavoro non subordinati fatti oggetto di differente qualificazione in chiave subordinata.
Oppure nel caso in cui il datore di lavoro che - prima di un intervento ispettivo - ha regolarizzato spontaneamente e integralmente il rapporto di lavoro privo di preventiva comunicazione. Ma anche nei casi di ferie o chiusura dei professionisti o degli altri soggetti abilitati cui il datore di lavoro si è affidato per le comunicazioni di assunzione, se provvede a inviare la comunicazione preventiva.
E infine se entro 12 mesi dal termine stabilito per il pagamento dei contributi o premi riferiti al primo periodo di paga, il datore di lavoro, in assenza di verifiche o controlli, denuncia spontaneamente la propria situazione debitoria e versa gli importi dei contributi o premi dovuti per tutto il periodo di irregolare occupazione entro 30 giorni dalla denuncia, pagando la sanzione civile prevista e comunicando al Centro per l'impiego la data di effettiva instaurazione del rapporto.
Si può tener conto della sola documentazione comprovante l'assolvimento degli obblighi di natura contributiva anche per gestioni previdenziali diverse dal Fondo lavoratori dipendenti, prima dell'intervento ispettivo.
L'impiego di lavoratori in nero comporta l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria. Esattamente da 1.800 a 10.800 euro per ciascun lavoratore irregolare.