Ancora una estate di fuoco con gli automobilisti italiani alle prese con l'aumento del costo della benzina e alle mancate promesse sul taglio delle accise.
Potremmo dire che siamo davanti a una storia che si ripete, quella dell'aumento del prezzo di diesel e benzina che si affianca alla mancata cancellazione delle accise, almeno quelle più datate. Tuttavia, in seguito agli incrementi dei costi del carburante delle ultime settimane sono emerse alcune proposte pensate per fornire supporto alle famiglie con redditi bassi.
Allo stesso tempo, esponenti dell'esecutivo, come il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sottolineano come l'aumento dei prezzi del carburante potrebbe avere anche un impatto positivo per gli italiani. Siamo insomma davanti al solito coro di critiche per via della crescita dei costi della benzina e al mancato seguito alle promesse di taglio delle accise. Ma cosa sta succedendo? Facciamo il punto:
Ma l'intenzione del governo Meloni non prevede un taglio delle accise, ma piuttosto l'allocazione di tutte le risorse a favore dei redditi più bassi e della lotta all'aumento dei costi della vita. Sarà attuato attraverso la riduzione degli oneri contributivi e l'incremento delle retribuzioni. L'intento è quello di proseguire su questa direzione.
Di conseguenza gli introiti addizionali che lo Stato sta riscuotendo tramite le accise e l'Iva in un momento in cui i prezzi del petrolio sono elevati non verranno restituiti agli automobilisti, ma piuttosto saranno impiegati per concentrarsi sulla riduzione dell'onere fiscale al fine di aumentare i salari nei settori a reddito più basso.
L'esecutivo si trova infatti nella necessità di rinnovare il taglio del cuneo fiscale per non disperdere i benefici aggiunti e, a quanto pare, non c'è molto da attendersi nella prossima legge di Bilancio. Ma senza disponibilità economiche è impossibile intervenire e pensare a un taglio delle accise è perciò impossibile.
C'è un proposta in discussione che si affianca all'idea di concedere agevolazioni specifiche per il rifornimento di carburante nelle regioni del sud: il bonus benzina per i redditi bassi, al fine di attenuare l'impatto dell'aumento dei prezzi ai distributori, che ormai si è attestato intorno ai due euro al litro per la benzina senza piombo.
La questione centrale rimane quella delle risorse finanziarie a disposizione. In virtù dell'incremento del prezzo del petrolio e dei costi di approvvigionamento, il governo ha registrato un surplus di oltre 2 miliardi di euro in termini di Iva. Un ampio segmento della maggioranza politica suggerisce di destinare queste entrate aggiuntive agli automobilisti. Il progetto non contempla però una riduzione delle accise.
In primo luogo, il taglio delle accise comporterebbe un costo eccessivamente oneroso. Ad esempio, una riduzione di 25 centesimi, simile a quella in vigore fino alla fine dell'anno precedente, rappresenterebbe una spesa di 1 miliardo di euro al mese. In secondo luogo, c'è un motivo più sostanziale che sottolinea il motivo per cui il governo non intende seguire l'approccio di Draghi. L'attuazione di uno sconto sulle accise avrebbe conseguenze che andrebbero a beneficio di tutti i conducenti, indipendentemente dalla loro situazione finanziaria.
Includerebbe sia coloro che effettuano il pieno di carburante per ragioni di utilità quotidiana che coloro che possiedono automobili sportive di lusso. In altre parole, tale misura non distinguerebbe tra coloro che possono avere difficoltà economiche e quelli che non sperimentano una diminuzione del reddito.
Quali potrebbero essere allora le modalità operative di questa proposta? In effetti, alcuni meccanismi sembrano ben coordinati. Ad esempio, il bonus anti-inflazione di 150 euro istituito dal decreto aiuti-ter lo scorso anno, parzialmente erogato proprio in questo mese.
Questo bonus da 150 euro è stato assegnato a tutti i lavoratori dipendenti, agli autonomi e ai pensionati con un reddito lordo annuo inferiore a 20.000 euro, con pagamento diretto da parte dell'Inps. Un aiuto che è stato implementato in seguito a un altro bonus da 200 euro erogato lo scorso anno nel culmine della crisi energetica derivante dal conflitto in Ucraina.