La vettura coreana è disponibile sia nella sua versione EV e sia nelle motorizzazioni Hybrid e Plug-in Hybrid: è una delle auto ecologiche più premiate sul mercato.
Uno dei modelli di auto elettrica, sicuramente in Europa, più efficente in termine di qualità e osti di gestione he sono i più bassi della sua categoria in assoluto
Ci sono tante ragioni per cui Hyundai IONIQ Electric ruba la scena. Ma c'è un motivo su tutti che cattura l'attenzione: fra tutti i modelli presenti sul mercato europeo, è stata dichiarata l'auto più efficiente per costi di gestione. Naturalmente non si tratta di un'autocitazione che lascerebbe il tempo che trova, ma del risultato di una ricerca del portale indipendente Sust-It su 66.650 veicoli sulla base di parametri legati all'efficienza energetica, compresi i costi (bassi) e le emissioni di anidride carbonica (altrettanto bassi). Ebbene, nella graduatoria messa a punto, la vettura è risultata la migliore ovvero la più efficiente rispetto a tutte le altre.
Provando allora a fornire qualche numero relativo a Hyundai IONIQ Electric, ecco che le emissioni sono pari a 47,38 grammi di anidride carbonica per chilometro, a fronte di costi di gestione di 0,02 euro al chilometro. Con una semplice equivalenza viene fuori che sono pari a circa 385,49 nell'arco di un anno. La vettura coreana è disponibile sia nella sua versione EV e sia nelle motorizzazioni Hybrid e Plug-in Hybrid. E tanto per dirla tutta, Hyundai IONIQ Electric è stata premiata dall'EcoTest ADAC per la sua eco-compatibilità, 14,7 kWh per 100 chilometri, così come per la sicurezza stradale da NCAP. Insomma, senza timore di smentita è lecito sostenere che IONIQ è una delle auto ecologiche più premiate e di maggior valore sul mercato.
Alla base dell'efficienza elevata c'è la progettazione di powertrain e carrozzeria, che vantare un coefficiente aerodinamico di 0,24 per via delle linee in stile coupé che riescono a ridurre al minimo la resistenza dell'aria, e quindi le emissioni. Ma quale riscontro ha avuto sul mercato? Dal giorno del suo debutto, circa due anni fa, il produttore asiatico ha venduto oltre 28.000 unità in Europa. Grazie alle 5 stelle ottenute nella valutazione di sicurezza EuroNCAP e ai tanti riconoscimenti europei per il design e le prestazioni.
Spetta alla Nissan, precisamente al modello Leaf, la palma d’oro che spetta all’auto elettrica più venduta al mondo nell’anno fiscale che si è concluso lo scorso 31 marzo. La berlina giapponese ha conquistato questo primato grazie a una serie di aspetti che hanno contribuito al successo finale. Una crescita omogenea in tutti i principali mercati globali come Stati Uniti, Europa e Giappone che hanno incoronato la Nissan Leaf sull’Olimpo delle auto totalmente elettriche. Una soddisfazione che parte da lontano e che si basa sul grande lavoro svolto dalla casa automobilistica giapponese.
E il traguardo di auto elettrica più venduta nel corso dell’anno fiscale, apre scenari ancora più ottimistici per un futuro che si annuncia roseo e carico di aspettative. Almeno questo è quello che sembra emergere dalle previsioni che parlano senza timore di una crescita costante e continua della domanda in seguito allo sbarco della seconda generazione della Nissan Leaf. Una generazione che basa il suo successo su una autonomia ancora potenziata e tecnologie sempre nuove e all’avanguardia. Tutto quello che la platea di potenziali clienti ed acquirenti richiede a un’auto elettrica, tant’è che il gradimento di questa nuova gamma di Nissan Leaf, non a caso l’auto elettrica più venduta, è riscontrabile in maniera molto evidente dal Giappone agli Stati Uniti.
Altri mercati stanno per aprirsi in America Latina, Asia e Oceania. In Italia la nuova Nissan Leaf tra immatricolazioni e ordini è stata venduta in un totale di circa mille esemplari. Oltre 320.000 le vetture vendute invece a partire dal lancio della prima generazione del 2010. Presto Nissan Leaf sarà disponibile anche in Argentina, Australia, Brasile, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Hong Kong, Malesia, Nuova Zelanda, Porto Rico, Singapore, Corea del Sud, Tailandia e Uruguay.
Ma il successo di una casa automobilistica lo si giudica anche dal numero di modelli prodotti e dal loro successo. Per questo Nissan non si è fermata solo alla Nissan Leaf, nonostante come abbiamo visto si tratta di una vettura che ha dato grandi soddisfazioni all’azienda giapponese. Ecco, infatti, anche Sylphy Zero Emission, il primo modello elettrico realizzato da Nissan per i clienti cinesi, che rappresentano la roadmap strategica della Nissan Intelligent Mobility.
L’obiettivo, piuttosto ambizioso ma che è stato anche dichiarato pubblicamente, è quello di trasformare la Nissan nell’azienda leader dei veicoli elettrici in Cina proponendo, per raggiungere l’obiettivo, più di venti modelli nei prossimi cinque anni sotto i marchi Nissan, Venucia, Infiniti e Dongfeng. Trattandosi della prima auto elettrica prodotta su larga scala in Cina, Nissan Sylphy Zero Emission integra la struttura e le tecnologie della Leaf. L’autonomia di percorrenza di questo veicolo si aggira intorno ai trecentoquaranta chilometri (338 per l’esattezza) rispettando così in pieno gli standard normativa che esistono in Cina.
Due colpi in uno: da una parte quello di favorire la diffusione delle sue auto elettrica Nissan Leaf e Nissan Note e-POWER, dall'altra quella di promuovere la mobilità condivisa. Arriva dal Giappone (lo farà dalla metà del prossimo mese di gennaio) la proposta e-share mobi che si basa su un principio molto semplice e differente da quelli fin qui conosciuti. L'automobilista paga solo l'utilizzo effettivo della vettura ovvero il consumo. Nessuna tariffa mensile fissa per intenderci.
L'Italia per ora deve "accontentarsi" della nuova generazione della Leaf di Nissan che, ricordiamo, è l'auto 100% elettrica più venduta al mondo. Il produttore giapponese ha raggiunto una intesa con Enel, grazie a cui chi acquisterà la nuova Leaf riceverà due anni di ricarica gratis nelle colonnine pubbliche e il kit per la ricarica nella propria abitazione. Si tratta senza ombra di dubbio di una interessante forma di incentivo all'utilizzo delle auto elettriche che va al di là dei tradizionali sconti per l'acquisto.
Ed è un grande successo proprio per la Nissan Leaf con 10mila ordini, dopo la presentazione ad Ottobre, in tutta Europa e che arriverà a Febbraio nelle concessionarie italiane da provare e poter così verificare e toccare con mano l'auto elettrica che al momento, come scritto, è la più venduto in assoluta.
E gli ordini vanno così bene che la società giappine ha dato il via all'aumentod ella produzione, in modo particolare nello stabilimento inglese, il principale che servirà le nazioni Ue.
Una singola ricarica della Nissan Leaf sarà di 378 Km e come caratteristiche tecniche ha alcune innovazioni interessanti come e-Pedal che permette attraverso il solo pedale dell'acceleratore di gestire il veicolo interamente ed è presenta nel modello base senza ulteriori costi. E poi altre due tecnologie che aiutano nella guida come il ProPILOT Park per il parcheggio automatico completo e il ProPILOT che mantiene l'auto in mezzo alla corsia e controlla la distanza dl'auto rispetto all'altro veicolo davanti per evitare tamponamenti.
Grandi progetti in casa Dyson anche sul fronte della mobilità alternativa. Lo stesso James Dyson, noto negli ambienti domestici per aver inventato (costosi) aspirapolveri senza sacco e asciugacapelli, ha rivelato che il mercato delle auto elettriche si arricchirà presto di tre modelli. Due più economici e uno di fascia alta. E non ci sarebbe molto da aspettare perché vedranno la luce già nel 2020. Sarà perché Dyson ha sempre voluto fare le cose in grande, riuscendo a conquistare un largo seguito, ma ecco che non si è tirato indietro dal dichiarare concorrenza alla Tesla ovvero al produttore che, più di ogni altro, sforna auto elettriche da status symbol. Si vedrà se i progetti che riuscirà a concretizzare saranno pari al livello delle ambizioni, ma la sfida è stata ufficialmente lanciata.
In fin dei conti, la scommessa di sir James Dyson è semplice quanto temeraria: passare dagli elettrodomestici a batteria elettrica alle auto elettriche. Uno switch solo apparentemente semplice e immediato, ma per dimostrare di voler fare le cose terribilmente sul serio, avrebbe previsto un primo stanziamento di 2 miliardi di sterline ovvero quasi 2 miliardi e mezzo di euro per sviluppo vetture alimentate elettricamente. E siccome il livello medio dei prezzi è destinato a essere sensibilmente superiore, ecco che saranno tre i modelli da realizzare, due dei quali a prezzo più abbordabile e uno di fascia premium. Ma sarebbe sbagliato considerare quest'ultima una supercar, anche se i volumi di produzioni saranno comunque ridotti. A ogni modo si tratta di una line up completa per riuscire a coprire quanto più mercato possibile.
Punto in comune saranno le batterie allo stato solido, più efficienti, per rendimento, ricarica e peso degli attuali. Ampio spazio sarà poi assegnato alla tecnologia della fibra di carbonio. Insomma, dal Regno Unito è ufficialmente partita una nuova sfida al modello Tesla. Tra i tanti punti interrogativi c'è quello sullo stabilimento di produzione. Il ventaglio delle opportunità passa da Gran Bretagna, Cina, Malesia e Singapore, ma sembra che proprio quest'ultima sia quella destinata a ottenere il via libera. Fuori dalle dichiarazioni ufficiali, le indiscrezioni riferiscono come siano già 400 le persone impegnate sul progetto a Malmesbury. Ci sono soprattutto alcune parole - "sarà un auto abbastanza diversa" - a mantenere alto il livello delle aspettative. La storia insegna a fidarsi perché quella di Dyson è una di successo.
In qualche modo il 70enne James Dyson presenta molti punti in comune con Elon Musk, fondatore di Tesla, dalla capacità di innovare alla voglia di stupire. L'azienda che porta il suo nome è stata fondata nel 1993 e dà lavoro a novemila persone, un terzo dei quali sono ingegneri. Il momento per scommettere sulle auto elettriche sembra quello giusto perché il mercato è in crescita e Dyson può fare riferimento all'esperienza acquisita nel campo dell'industrializzazione.
L'auto elettrica ha diversi problemi per poter essere lanciata con successo in Italia, alcuni dei quali come le colonnine di ricarica, sono tipiche a tutto il mondo. Ma quello che manca di più sono gli incentivi a livello nazionale come in altre nazioni dove si paga meno il bollo, l'assicurazione o non si paga proprio. E poi ci sono anche incentivi. Ma in Italia qualcosa si sta iniziando a muovere con incentivi e sconti dati dalle aziende private o dalle regioni. E poi aumentando i costi per il diesel e le auto più inquinanti, ma questo chiaramente non è un incentivo, anzi...potrebbe metetre solo in difficoltà almeno 19-20 milioni di italiani
C'è poi un interessante sondaggio che svela come le auto elettriche piacciono agli italiani. A tal punto che, a fronte di incentivi mirati, 1 su 3 sarebbe disposto ad abbandonare l'auto in proprio possesso, a diesel o a benzina, per salire a bordo su un'elettrica. Ci ha pensato Lorien Consulting per Legambiente a sondare le intenzioni degli italiani per poi renderle pubbliche insieme al rapporto dell'associazione ambientalista sulla Green Mobility. Ebbene, stando ai dati raccolti
E se questo fosse l'anno degli incentivi per l'acquisto di auto elettriche in Italia? Il sospetto nasce dalle aperture e dalle previsioni ottimistiche sullo sviluppo del comparto avanzato da un big del settore come Sergio Marchionne, numero uno dei Fca. In realtà, a livello regionale qualcosa si è già mosso, con gli sconti sulle imposte o le facilitazioni per chi punta su un mezzo alimentato elettricamente o comunque ibrido, ma di sblocco non è ancora lecito parlarne. E alle stime si aggiungono anche gli investimenti milionari nell'auto elettrica da parte dei principali produttori. Ford, ad esempio, ha deciso di mettere sul piatto 11 miliardi di dollari da spendere da qui al 2022. Fino a che punto il prossimo governo farà finta di nulla? Già, si avvicina l'appuntamento con le urne e quello rappresenterà un passaggio fondamentale.
Se gli incentivi assumeranno una forma tradizionale o meno resta tutto da scoprire. Il punto di partenza è rappresentato dai dati dell'Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri, secondo cui le immatricolazioni delle auto elettriche nel mese di dicembre 2017 hanno rappresentato solo un modesto 0,1% dell'intero mercato italiano. Troppo poco e non serve mostrare le cifre degli altri Paesi per un ingeneroso confronto. Quanto fatto finora per rilanciare il settore si è rivelato insufficiente, come dimostrato dai 120 milioni di euro messi a disposizione per l'acquisto di veicoli verdi a basse emissioni complessive (veicoli elettrici, ibridi, a metano, a biometano, a GPL, a biocombustibili e a idrogeno prevalentemente a uso aziendale e pubblico) terminati troppo presto, anche a dimostrazione dell'esistenza di una domanda viva.
Si parla tanto di mobilità sostenibile e di tutela dell'ambiente, ma risulta che a oggi, in questo mese di settembre 2017, la sola provincia italiana a proporre incentivi per l'acquisto di auto elettriche è quella di Bolzano. Gli acquirenti hanno due possibilità di scelta: 4.000 euro per un veicolo elettrico oppure 2.000 euro per un'auto ibrida plug-in. Siamo dunque ancora lontani dal passare dalle parole ai fatti sul fronte dei cambiamenti nell'utilizzo dell'auto privata. Anche se inquinamento, congestione urbana, problemi di parcheggio, di rumore o aumento del prezzo dei carburanti sono tutti elementi a favore di modelli alternativi, la realtà racconta come l'Italia procede a ritmo lento.
L'auto personale sembra essere usata più come uno dei tanti mezzi di trasporto, anziché come mezzo unico ed esclusivo. Lo sanno bene nella provincia di Bolzano, in cui l'incentivo per scegliere una soluzione elettrica passa dalla disponibilità dell'amministrazione provinciale e delle concessionarie che divideranno l'onere dell'incentivo. Stando alle regole approvate, possono accedere ai contributi i residenti in Alto Adige e il veicolo deve essere immatricolato nella Provincia di Bolzano. Il possesso dell'auto sembra una condizione irrinunciabile per la maggioranza degli automobilisti ma le offerte di alcuni costruttori, che propongono la batteria a noleggio, sono indice che i comportamenti stanno cambiando. A poco e poco si sta preferendo l'utilizzo al possesso.
La sfida del veicolo elettrico consiste nel far dialogare settori che non sono abituati a intrattenere rapporti su questo terreno, come le infrastrutture, il mondo delle automobili e quello delle telecomunicazioni. Mettendosi d'accordo, gli operatori possono trasformare il veicolo elettrico nel veicolo del futuro e farlo emergere nell'ambito delle flotte aziendali e delle stazioni di veicoli condivisi, dove il modello economico dell'auto elettrica sembra più adatto. A livello individuale, il valore residuo di un veicolo elettrico, ovvero l'importo che il proprietario può sperare di ottenere dalla futura rivendita, rappresenta il grande punto interrogativo nell'analisi del costo totale di proprietà.
Una possibilità concreta che l'auto elettrica diventi davvero più vicina e accessibile a tutti in Italia, anche da noi, è la Nissan Leaf di seconda generazione un auto che si potrà provare tra pochissimo nei concessionari, ad un costo che dovrebbe essere realmenrte abbastanza accessibike s pinta nell'uso e nell'acquisto da diversi accordi e alleanze come con Enel. E non è un caso che ci sono già 10mila ordini in Europa.
Nissan sembra più avanti sotto diversi aspetti per l'auto elettrica, in modo particolare per la Nissan Leaf, ma non solo
Due colpi in uno: da una parte quello di favorire la diffusione delle sue auto elettrica Nissan Leaf e Nissan Note e-POWER, dall'altra quella di promuovere la mobilità condivisa. Arriva dal Giappone (lo farà dalla metà del prossimo mese di gennaio) la proposta e-share mobi che si basa su un principio molto semplice e differente da quelli fin qui conosciuti. L'automobilista paga solo l'utilizzo effettivo della vettura ovvero il consumo. Nessuna tariffa mensile fissa per intenderci.
L'Italia per ora deve "accontentarsi" della nuova generazione della Leaf di Nissan che, ricordiamo, è l'auto 100% elettrica più venduta al mondo. Il produttore giapponese ha raggiunto una intesa con Enel, grazie a cui chi acquisterà la nuova Leaf riceverà due anni di ricarica gratis nelle colonnine pubbliche e il kit per la ricarica nella propria abitazione. Si tratta senza ombra di dubbio di una interessante forma di incentivo all'utilizzo delle auto elettriche che va al di là dei tradizionali sconti per l'acquisto.
Ed è un grande successo proprio per la Nissan Leaf con 10mila ordini, dopo la presentazione ad Ottobre, in tutta Europa e che arriverà a Febbraio nelle concessionarie italiane da provare e poter così verificare e toccare con mano l'auto elettrica che al momento, come scritto, è la più venduto in assoluta.
E gli ordini vanno così bene che la società giappine ha dato il via all'aumentod ella produzione, in modo particolare nello stabilimento inglese, il principale che servirà le nazioni Ue.
Una singola ricarica della Nissan Leaf sarà di 378 Km e come caratteristiche tecniche ha alcune innovazioni interessanti come e-Pedal che permette attraverso il solo pedale dell'acceleratore di gestire il veicolo interamente ed è presenta nel modello base senza ulteriori costi. E poi altre due tecnologie che aiutano nella guida come il ProPILOT Park per il parcheggio automatico completo e il ProPILOT che mantiene l'auto in mezzo alla corsia e controlla la distanza dl'auto rispetto all'altro veicolo davanti per evitare tamponamenti.
Enel ha deciso di accelerare sul mercato delle auto elettriche e lo fa intervenendo con decisione su uno degli aspetti più delicati ovvero quello della ricarica dei mezzi, strettamente legato alla durata della batteria. Se nel medio periodo l'obiettivo è installare 7.000 colonnine di ricarica entro il 2020, da raddoppiare nei due anni successivi, la stretta attualità passa da un gesto che è anche simbolico: cominciare questo percorso da un autodromo, quello di Vallelunga, che si trova a 40 chilometri da Roma. Proprio qui intende dare una scossa e un segnale al comparto con la creazione del polo tecnologico per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni per la mobilità elettrica. Si tratta della prima esperienza di questo tipo in Italia e si pone come aggregatore di istituti di ricerca e start up che operano nel settore.
L'appuntamento di Vallelunga è stato duque strategico per fare luce sulle strategie di Enel ovvero sulle caratteristiche tecniche delle 7.000 colonnine di ricarica per mezzi elettrici che faranno sentire un po' più al sicuro gli automobilisti italiani. La maggior parte di loro sarà installata nelle aree cittadine, e solo il 20% su autostrade e grandi arterie per i lunghi viaggi. Una scelta non proprio casuale perché una ricerca sulle abitudini degli italiani ha svelato che l'87% degli spostamenti quotidiano ha una percorrenza inferiore ai 60 chilometri. A ogni modo, saranno impiegate
Nel mirino sono adesso finite le auto con alimentazione diesel. Sia l'Italia e sia l'Unione europea stanno studiano misure ad hoc per limitare l'utilizzo perché considerate più inquinanti e dunque dannose per l'ambiente. Dalle nostre parti l'idea di base è legare l'importo del bollo auto all'inquinamento prodotto. Si ricorda che l'imposta si paga per il possesso di una vettura e non per il suo utilizzo: di conseguenza sarebbero coinvolte tutte le auto a prescindere dai chilometri percorsi. A livello europeo, segnala tra l'altro l'entrata in vigore dello standard Wltp (Worldwide harmonized light-duty vehicle test procedure ovvero il ciclo di calcolo armonizzato mondiale) per l'omologazione delle emissioni inquinanti delle automobili. Ma non si tratta dell'unico provvedimento,
Non sarà comunque semplice riuscire a far passare questa misura ovvero l'introduzione del bollo auto progressivo in funzione della quantità di inquinanti emessi nell'ambiente. C'è infatti un fronte contrario secondo cui a rimetterci sarebbero i possessori di vetture più datate, i pensionati ad esempio, ma anche chi non ha la disponibilità economica per sostituire l'auto vecchia con una nuova. Di conseguenza si tratterebbe di un provvedimento iniquo. Attualmente il parametro di riferimento per determinare la somma da pagare è la potenza del veicolo, così come indicata nella carta di circolazione. Per le auto di potenza superiore ai 100 KW o 136 CV il calcolo va effettuato aggiungendo all'importo base moltiplicato per 100 KW o 136 CV i singoli KW eccedenti i 100 o i CV eccedenti i 136 moltiplicati per l'importo unitario. Non tutti sono però chiamati a pagare il bollo auto. Tra le esenzioni totali o parziali si segnalano quelle relative a
Tra le altre novità ci sono la stretta sugli NOx, misurati su strada e non in laboratorio, e che non potranno superare di 2,1 volte quanto certificato per l'omologazione Euro 6 in vigore attualmente con una ulteriore riduzione a 1,5 volte entro il gennaio 2020. Assieme alle norme Rde, come premesso, sono entrati i vigore anche gli standard Wltp che avvicinano i controlli eseguiti in laboratorio a quelli su strada. Come ribadisce Aecc questa novità servirà a rendere i test più vicini alla realtà dell'uso dell0auto, con maggiori velocità sui banchi prova e durate incrementate.
Una recente ricerca della Morgan Stanley indica proprio l'assenza di colonnine per la ricarica una delle ragioni della scarsa diffusione di auto elettriche. Sul piatto delle bilancia, un peso minore sembra avere l'evidenza che le auto elettriche non hanno bisogno di cambi d'olio o di altre manutenzioni tipiche dei motori meccanici come la sostituzione di filtri dell'aria, dell'olio e del combustibile, quindi i costi di manutenzione sono inferiori. Eppure, stando alle norme attuali, la ricarica delle auto elettriche si potrà fare entro il 2020 non solo attraverso le colonnine pubbliche installate dai Comuni, ma anche presso le stazioni di servizio tradizionali.
Secondo la nuove regole, nel caso di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti di distribuzione carburanti e di ristrutturazione totale degli impianti di distribuzione carburanti esistenti, le Regioni prevedono l'obbligo di dotarsi di infrastrutture di ricarica elettrica di potenza elevata. Di più: la ricarica all'auto elettrica si potrà fare anche in autostrada. Il decreto prevede infatti che i concessionari presentino entro il 31 dicembre 2018 un piano di diffusione dei servizi di ricarica elettrica. Le stazioni di ricarica veloci autostradali dovranno essere posizionate a non più di 50 chilometri sullo stesso asse viario, mentre per strade urbane ed extraurbane la distanza massima sarà di 20 chilometri. Infine, altre disposizioni riguardano il pagamento, che dovrà essere possibile con carta di credito, e il prezzo dell'energia erogata, che dovrà essere ragionevole, facilmente e chiaramente comparabili, trasparente e non discriminatorio.
Il motore elettrico presente nelle autovetture di questo tipo ha delle rese superiori rispetto al motore termico. Nel caso in cui l'energia elettrica da immettere nel sistema di accumulo è generata da fonti rinnovabili il risultato finale sotto l'aspetto energetico è a vantaggio dei sistemi ad autotrazione elettrica. Nel caso in cui la generazione elettrica è da fonte rinnovabile si può parlare di assenza di emissioni in atmosfera per quanto riguarda la combustione, mentre possono comunque esistere polveri sottili generate dall'usura delle gomme e dell'asfalto e in parte dal sistema di frenata. Lo scarso livello di rumore dei veicoli elettrici migliora le condizioni di inquinamento acustico ed evita la realizzazione di barriere fonoassorbenti.
In italia al momento vi è il progetto di Enel di Evo+ che prevede di inserire nei prossimi 3 anni colonnine extraurbane in tutta Italia, circa 180, mentre 20 in Austria. E le prossime due sono state annunciate anche a Siracusa in piazza D'adda, menre le precedenti trenta sono state inserite nei distributori tra Milano e Roma per permettere di fare questo tragitto e viceversa con l'auto elettrica.
A livello Europeo, è stato, invece, siglato un accordo per delle colonnine di ricarica super veloci tra Volkswagen, Daimler, Bmw, Ford chiamato progetto Ionity che in 20 zone principali del continente per permettere tragitti lunghi collocherà 400 colonnine probabilmente tra i 120-150 Km di distanza. Si incomincierà dalla Germania, e saranno previsti pagamenti con bancomat, carta di credito e cellari per fare tutto in totale autonomia
E' complicato dire quale sarà il futuro delle auto. Ad intuzione molti risponderanno auto elettriche o ad idrogeno, ma gli sperti sono piuttosto divisi, e per le auto elettriche rimane il problema sempre dell'inquinamento, seppur minore. E allora, ecco chi ha pensato ad una ulteriore via di sviluppo ed ecco il biometano. E non lo ha fatto una marca qualasiasi ma la Volkswagen.
Occorre precisare da subito che gli unici che al momento possono utilizzare le Volkswagen a biometano sono i dipendenti della S.e.s.a, una impresa di Este, in provincia di Padova, dove abbiamo potuto fare questa prova sui modelli Polo e Golf Tgi che al momento vanno a metano e che in equesta realtà che produce biometano, funzionano anche con questo combustibile che deriva dal riciclod ei rifiuti umidi provenienti della cucina.
Dunque, il biometano non si può trovare ancora al distributore, in quanto non è permesso dalla legge, ma ci sta muovendo per poterlo fare arrivare anche perchè i vantaggi sono davvero tanti.
In primo luogo queste auto diventerebbe i veicoli meno inquinanti in assoluto, più ancora delle auto elettriche e non ci sarabbe nessun problema degli scarti.
Il costo dei rifornimento sarebbe assolutamente basso con un costo dimezzato all'incirca come rapporto benzina o diesel e chilometri percorsi. E ancora, da sottolineare, per il funzionamento delle auto a metano con il biometano non si dovrebbe fare nessuno cambiamento tecnico.
Il biometano viene relizzto grazie alla rccolta differenziata, con 70 Kg di scarti di cucina si possono produrre 4 Kg di metano con i quali si fanno circa 100 Km.
Il costo, se ci fosse una rete di distribuzone capillare dovrebbe essere di menod i 1 euro.
Tutto vero: Panda Natural Power è in grado di percorrere migliaia di chilometri in totale tranquillità e senza effetti collaterali sul motore. La prima prova è stato il controllo delle emissioni allo scarico sul banco a rulli. La seconda la verifica delle prestazioni del motore. E in entrambi i casi i tecnici Fca hanno acceso il semaforo verde. A rivelare il nuovo record raggiunto dall'auto ecologica alimentata con biometano dal ciclo idrico ricavato è la sperimentazione in corso. Il tempo gioca tutto dalla parte della speciale Fiat Panda perché ormai trascorso un anno dall'avvio dei test e le prospettive - nel caso di conferma delle premesse - non possono che essere brillanti. Stiamo infatti parlando di un'auto che fa del biocombustibile che si ottiene dall'acqua di scarto, dagli scarti di biomasse di origine agricola o dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani della raccolta differenziata la sua linfa vitale.
Di conseguenza l'impatto per l'ambiente sarebbe straordinariamente basso. Fiat Panda viaggia allora alimentata solo con biometano prodotto dall'impianto per la depurazione delle acque reflue del Gruppo CAP a Bresso-Niguarda, Milano. I suo tour prosegue senza soste, considerando che esattamente un anno fa, è partita dal Mirafiori Motor Village di Torino per il lancio del progetto a cui prende parte anche LifeGate, il network italiano per lo sviluppo sostenibile. Interessante notare come il rifornimento avvenga grazie al gas prodotto dal depuratore di Bresso-Niguarda che raccoglie le acque reflue dei Comuni di Paderno Dugnano, Cormano, Cusano Milanino e Cinisello Balsamo, per il coinvolgimento di quasi 300.000 persone.
Sono i tecnici di Fca a voler far sapere come i vantaggi del metano ricavato da fonti rinnovabili siano numerosi e reali, anche oltre Panda Natural Power. In prima battuta stiamo parlando di una fonte pressoché inesauribile e capace di garantire livelli di emissioni inquinanti e di gas serra allo scarico contenuti e di certo non paragonabili a quelli delle auto che vediamo tutti i giorni transitare sulle strade. In seconda battuta, alla luce del ciclo di produzione e dell'utilizzo del carburante, il suo impatto sull'ambiente è paragonabile a quello delle auto elettriche alimentate con energia rinnovabile. Il ricorso al biometano non richiede cambiamenti e alle auto alimentate a metano o alla rete di distribuzione. Facile allora intuire come possa migliorare le prestazioni ambientali di tutto il parco circolante e non solo dei nuovi veicoli.
Infine, ma non da ultimo, il successo del progetto Panda Natural Power permette di ridurre la dipendenza dal petrolio, crea occupazione nella filiera nazionale, contribuisce alla sostenibilità economica di aziende agricole e allevamenti, facilita il riutilizzo efficiente dei rifiuti e, se ottenuto da reflui fognari - fanno ancora notare dalle parti di Fca - consente una riduzione della tassa rifiuti locale.