Il Tfr-Tfs aumenta quest'anno grazie ad una legge già in vigore che riguarda anche gli anticipi del Tfr richiesto. E ulteriori modifiche sono già realtà, mentre altre dovrebbero esserlo presto.
Per chi e in quali casi TFR (o TFS per gli statali) aumenta del 5%, anche per gli anticipi, nel 2023 grazie a nuova regola in vigore? Il Tfr, trattamento di fine rapporto, è una somma di denaro accantonata da ogni lavoratore dipendente nel corso del suo singolo rapporto di lavoro, annualmente, che viene liquidata solo a cessazione dello stesso rapporto di lavoro, per qualsiasi motivo avvenga, per esempio per dimissioni, licenziamento o raggiungimento dell’età pensionabile, e per il cui calcolo si devono seguire regole specifiche. Quest’anno in alcuni casi il Tfr (TFS) è destinato ad aumentare. Vediamo di seguito perché e per chi.
Quando si tratta, infatti, di Tfr di importo elevato da liquidare a fine rapporto di lavoro, le parti coinvolte, vale a dire datore di lavoro e lavoratore stesso, concordano un pagamento dilazionato, pagando un interesse uguale a quello legale, che nel 2023 è più alto dello scorso anno, per cui quest’anno datori di lavoro pagano di più e lavoratori percepiscono importi maggiori.
Per calcolare il Tfr rateizzato, bisogna moltiplicare l’importo del Tfr per il tasso di interesse legale, appunto al 5%, e per i giorni di ritardo rispetto al pagamento dovuto e infine dividere il risultato per 365.
Se, per esempio, il Tfr da liquidare è di importo pari a 15mila euro e il pagamento avviene a 100 giorni dalla scadenza, oggi l’interesse da corrispondere è di 205,47 euro, decisamente più alto dei 51,36 euro che si sarebbero dovuti pagare nel 2022.
E tutto questo vale ovviamente anche quando si richiede il Tfr o Tfs anticipato.
Il nuovo tasso di interesse legale definito ufficialmente che quest’anno 2023 aumenta il valore di Tfr da liquidare è solo l’ultima novità in ordine di arrivo relativa ai Trattamenti di fine rapporto.
E’, infatti, già stata prorogata la convenzione Abi per la liquidazione dell’anticipo del Tfs ai dipendenti statali in maniera agevolata per permettere ai dipendenti pubblici di avere subito il proprio Trattamento senza dover aspettare i lunghi tempi previsti dalla legge ma solo per richieste di importo massimo di 45mila euro e ad un tasso agevolato dello 0,4% e solo se si richiede alle banche convenzionate che hanno aderito all’Accordo Quadro, che, tra l’altro, non possono applicare alcuna commissione.
E novità sono state annunciate già anche dall’Inps che si occuperà della gestione di alcune pratiche di liquidazione di Tfr/Tfs. L’Istituto ha, infatti, comunicato che si starebbe preparando a liquidare oltre 10mila pratiche per Tfr-Tfs, trattamento di fine servizio, ai lavoratori dipendenti statali secondo un piano ben preciso per velocizzare i pagamenti dei trattamenti innanzitutto ai lavoratori della scuola, sia insegnanti che personale non docente, per poi proseguire prima con i pagamenti per i lavoratori della Pubblica amministrazione e poi con le 534 pratiche di riscatto del Tfs-Tfr e 3.038 riliquidazioni, con ricalcoli cioè delle buonuscite.
Per quanto riguarda l’accordo nuovamente raggiunto per l’anticipo del Tfs a tasso agevolato, è stato rinnovato con nuovo decreto per altri due anni e permette di ricevere il proprio Tfs in tempi relativamente ridotti rispetto a quelli vigenti.
Le leggi attualmente in vigore prevedono, infatti, tempi decisamente lunghi e differenti di pagamento del Tfs agli statali in base al motivo di cessazione del rapporto di lavoro e sono:
Ma le novità 2023 relative al Tfr non finiscono qui: se il tasso di interesse maggiore per la liquidazione del Tfr è ufficiale, così come la possibilità di nuovo anticipo agevolato del trattamento, si attendono ulteriori modifiche relative a Tfr/Tfs.
Secondo le ultime notizie, le riforme potrebbero interessare la destinazione agevolata del Tfr, con possibilità di destinare il Trattamento ai fondi complementari e ottenere agevolazioni fiscali. L’ipotesi di lavoro del governo è quella di alleggerire la tassazione sui fondi pensione per consentire di destinare il Tfr alle forme integrative anche con silenzio-assenso.