Il 6 marzo 2023 è prevista l'uscita del nuovo Btp Italia, ovvero un titolo di stato indicizzato all'inflazione che rappresenta un'opportunità per gli investitori.
Il Btp Italia indicizzato all'inflazione rappresenta un'opzione per gli investitori che desiderano proteggere il proprio capitale dalla perdita di valore dovuta all'aumento dei prezzi. Prima di lanciarsi a capofitto verso questa soluzione, per cui si parla comunque di successo annunciato, al pari con quanto visto con le precedenti emissioni, è importante valutare attentamente il comportamento dell'inflazione nel tempo e adattare la propria strategia di investimento di conseguenza.
Allo stesso tempo occorre considerare anche i costi e le tasse legate all'acquisto di questo tipo di titolo di Stato. Senza dimenticare di valutare altri investimenti legati all'inflazione se convengono ancora o no attualmente. Facciamo il punto su tutti questi aspetti:
Il rendimento di questo titolo è variabile, poiché la cedola fissa viene aggiunta alla componente inflazionistica rilevata dall'Istituto nazionale di statistica. Se l'inflazione supera una certa soglia, la resa del titolo indicizzato sarà superiore a quella del titolo a cedola fissa e viceversa.
Gli investitori che acquistano e mantengono il titolo fino alla scadenza ricevono un premio fedeltà pari allo 0,8%. In pratica, se si decide di mantenere il titolo in portafoglio fino al 14 marzo 2028, si otterrà un rendimento aggiuntivo rispetto a quello previsto per il titolo a cedola fissa. Per quanto riguarda la fase di collocamento, la prima fase (6-8 marzo) è dedicata ai piccoli risparmiatori, senza previsione di commissioni. La seconda fase (9 marzo) invece, è riservata agli investitori istituzionali. Da considerare anche i costi legati all'investimento, in quanto per questo tipo di titolo di Stato la tassazione è pari al 12,5%.
Quelle dei Btp Italia di marzo 2023 è dunque un investimento che vale la pena fare? La risposta è affermativa per chi è alla ricerca di soluzioni a basso rischio, ma allo stesso tempo - nonostante la presenza di un premio fedeltà - non particolarmente remunerative. E poi, come esaminiamo più specificatamente nel paragrafo successivo, occorre ridimensionare l'importanza del collegamento con l'andamento dell'inflazione.
Andare alla ricerca di altre forme di investimento legate all'inflazione significa non rimanere agganciati all'andamento dei prezzi. Ecco quindi che una opzione da tenere in considerazioni sono proprio le obbligazioni indicizzate all'inflazione. La domanda da porsi è però molto semplice: si tratta di una occasione di investimento di reale interesse? La risposta non è necessariamente affermativa in quanto, come argomentato dagli analisti, il livello attuale dell'inflazione ha raggiunto il massimo e di conseguenza il livello di prezzi, seppure in maniera graduale, è destinato a calare.
Entrando ancora di più nel dettaglio di quanto immaginato dai tecnici, secondo l'analisi degli esperti, si prevede una riduzione significativa del tasso di inflazione nel corso del 2023, portandolo al 6,3%. Nel 2024, tale tasso dovrebbe attestarsi mediamente al 3,4%, per poi ulteriormente diminuire al 2,3% nel 2025.