Carta di credito Mastercard nuova N26 con pieno supporto Nfc

di Luigi Mannini pubblicato il
Carta di credito Mastercard nuova N26 co

Mastecard, nuova carta di credito con servizi esclusivi N26

Ecco la nuova Master Card N26, una carta di credito con una serie di servizi a 360 gradi a livello mondiale e con un funzionamento del NFC di tutti i supporti

Una nuova carta di credito con pieno supporto NFC viene lanciata da Mastecard con una serie di plus, servizi  funzioni già incluse.

Arriva la nuova carta di carta di credito Master Card N26, dopo che Cartasì è uscito con il nuovo brand Nexi e Paypal ha debuttato con la sua carta di credito di plastica reale.

Master Card N26 caratteristiche

La nuova carta di credito master card N26 ha una serie di caratteritiche particolari come una assicurazione viaggio inclusa nella tariffa valida in tutto il mondo e una assistenza clienti per qualasiasi transazione, furto o problema in italiano 24 ore su 24 sempre presente sette giorni su sette.

Si più richiedere già adesso, facendo una pre-registrazione, ma il lancio sarà per il 2018. Tra le caratteristiche tecniche pieno supporto allo NFC, qualasiasi standard a livelo globale.

Si richiede dirattamente a Mastecard e al momento non sarà distribuita dalle banche ma dal sito web e a gestione sarà interamente da Internet, cellulare o computer.
altre carte di credito o prepagate im circolazione.

Nuova carta di credito Paypal

Paypal diventa una vera e propria carta di credito di "plastica" per sfidare le carte tradizionali, in modo particolare le carte di cretido prepagate e Postepay in Italia che ha un successo straordinario in Italia e che da tempo ha diverse carte di credito reali andando ben oltre i pagamento digitali. Tutti i vantaggi e svantaggi di questa nuova offerta di Paypal

Paypal ha deciso di sbarcare anche nel mondo reale dopo aver fatto fortuna in quello virtuale. È notizia recente che Paypal ha infatti lanciato la sua carta di credito reale. Un oggetto in carne ed ossa, in plastica per la verità, che dovrebbe andare ad occupare una posizione di vertice in questo mercato. Senza alcuna remora infatti, la Paypal sfida apertamente la regina delle carte prepagate, stiamo parlando di Postepay e le altre carte prepagate che stanno già riorganizzando le fila per dare le risposte più adeguate. L’obiettivo è, chiaramente, espandere il giro d’affari nel più tradizionale dei mezzi di pagamento delle cosiddette monete di plastica.

La società di pagamenti online introdurrà presto nel suo bouquet di servizi offerti una carta di credito brandizzata dal logo della società. La nuova carta di credito targata PayPal offrirà una percentuale del due per cento di cash back per ogni acquisto senza nessun costo annuale: per ogni acquisto ti restituisco il due per cento di quanto speso sulla carta. L’iniziativa è parte della strategia per trasformare Paypal da un pulsante di pagamento su un sito a un servizio finanziario vero e proprio, versatile, da usare per tutti gli acquisti quotidiani, fisici nel tradizionale retail dei negozi, boutique e centri commerciali o virtuali, via Internet. PayPal è utilizzata da ducento dieci milioni di persone nel mondo. La società californiana negli ultimi diciotto mesi ha stretto almeno ventiquattro accordi con le società tech e società finanziarie, marchi come Apple, Visa, JPMorgan Chase & Co, per diffondere il più possibile il servizio al di fuori del sito di PayPal

La nuova carta di credito di PayPal è attesa da un’utenza che vuole verificare la convenienza di questo strumento rispetto alle regole della concorrenza. La sfida, ovviamente è lanciata e il mondo delle carte di credito, molto difficile da scalare viste le posizioni ormai abbastanza stratificate che esistono, aspetta di vedere come si colloca il nuovo prodotto targato Paypal. La carta di credito è uno strumento che permette di fare i propri acquisti senza necessariamente disporre di denaro contante in tasca. È uno strumento di pagamento elettronico, costituito da una carta di materia plastica.

Dispone di un dispositivo per il riconoscimento dei dati identificativi del titolare e dell'istituto bancario o finanziario emittente memorizzati su banda magnetica e/o chip. Costituisce una forma di denaro elettronico. Viene rilasciata da una banca o da un ente finanziario e l'utilizzo della disponibilità della carta varia in funzione dell'affidabilità del cliente stesso. Fra i vantaggi e i motivi che spingono all'uso delle carte di credito vi è un fattore oggettivo rappresentato dalla praticità dovuta alla riduzione del volume di contante che si dovrebbe portare con sé. Paypal ha lanciato insomma la sfida a Postepay e alle altre carte di credito o prepagate im circolazione.

Conti bancari, nuove regole e protezioni risparmi a rischio

Non si prospettano temi tranquilli per i risparmiatori italiani, quelli il cui conto in banca è inferiore alla soglia di 100.000 euro senza Bail e ulteriori drastiche decisioni della Bce. Se fino a questo momento potevano dirsi al sicuro nel caso dall'attivazione della procedura di bail in, nel caso di crisi del proprio istituto di credito, a breve anche loro potrebbe contribuire al salvataggio. Siamo ancora nella fase della ipotesi, ma in realtà abbastanza avanzate. La richiesta del Consiglio europeo e del Parlamento europeo di rivedere le norme in vigore è stata prontamente accolta dalla Banca centrale europea. La sua opinione - a quanto pare ben sostenuta dalla Germania - è che possa essere allunga la lista di chi potrebbe contribuire al bail in ovvero al salvataggio interno. In buona sostanza significa che i conti sono senza protezione, qualunque sia la somma depositata.

Esiste infatti una direttiva sulle risoluzioni bancarie che prevede la protezione di alcuni depositi e tra questi rientrano appunto i conti concorrenti fino a 100.000 euro, tutelati dal fondo di garanzia dei depositi. Ebbene, la Banca centrale europea ha dato il via libera al cambiamento di questa norma. La procedura, si ricorda, viene attivata se la banca è in dissesto o a rischio di dissesto, non si ritiene che misure alternative di natura privata o di vigilanza consentano di evitare in tempi ragionevoli il dissesto dell'intermediario, sottoporre la banca alla liquidazione ordinaria non permetterebbe di salvaguardare la stabilità sistemica, di proteggere depositanti e clienti, di assicurare la continuità dei servizi finanziari essenziali. Di conseguenza la risoluzione sul bail in viene ritenuta la sola via necessaria per l'interesse pubblico.

Risparmiatori preoccupati per ulteriori iniziative

Naturalmente è comprensibile credere che dinanzi a uno scenario di questo tipo, i risparmiatori possano decidere in fretta e furia di ritirare le somme depositate in banca primac che siano utilizzate per il salvataggio. E qui entra in gioco una iniziativa ulteriore, quella che nel rapporto della Banca centrale europea viene definita "failing or likely to fail". In pratica viene autorizzato il congelamento dei conti. Per un periodo limitato, non superiore ai cinque giorni, viene vietato ai risparmiatori di effettuare grandi prelievi. Gli sportelli bancomat servirebbe insomma solo per piccole necessità giornaliere. A quel punto, in caso di eccezionalità, diventerebbe impossibile non contribuire all'eventuale salvataggio della propria banca in crisi. In conclusione, verrebbe demolito uno dei capisaldi per la stabilità dei sistemi finanziari.

Le passività escluse dal bail in adesso a rischio

Le attuali regole, seppur costantemente criticate, prevedono alcuni punti fermi. Come quello dell'esclusione dall'ambito di applicazione dei bail in alcune passività ben precise. In pratica non possono essere né svalutati né convertiti in capitale e né utilizzati in alcun modo per il salvataggio della banca in fallimento, i depositi protetti dal sistema di garanzia dei depositi cioè quelli di importo fino a 100.000 euro. Ma anche le passività garantite (i covered bonds, ad esempio), le passività derivanti dalla detenzione di beni della clientela o in virtù di una relazione fiduciaria (il contenuto delle cassette di sicurezza, ad esempio), le passività interbancarie con durata originaria inferiore a 7 giorni, le passività derivanti dalla partecipazione ai sistemi di pagamento con una durata residua inferiore a 7 giorni, i debiti verso i dipendenti, i debiti commerciali e quelli fiscali.

La garanzia che il deposito bancario sia tutelato qualsiasi cosa accada è la chiave che ha permesso al sistema bancario di funzionare ovvero di scongiurare le corse agli sportelli. Cosa succederà, nel caso di approvazione delle nuove regole, nel caso in cui i clienti chiedono di ritirare o trasferire i propri (limitati) depositi ma sono impossibilitati a farlo? Un'operazione di questo tipo potrebbe rivelarsi socialmente molto pericolosa?

 

 

Conti correnti, costi più alti e aumenti

Arriviamo subito alle conclusioni: gestire un conto correnti in Italia è adesso più costoso rispetto a prima. Lo ha sancito la Banca d'Italia che ha elaborato un rapporto sul tema, evidenziando come l'impegno medio richiesto ai risparmiatori italiani sia di 77,6 euro. Tanto per avere una idea delle differenze con gli istituti di credito online, quelli che non hanno una filiale fisica, per chi scegli il web la spesa media è di 14,7 euro l'anno. Eppure prima di quest'anno il trend era ben differente. Se il costo per la gestione di un conto corrente è adesso di 1,1 euro più alto, fino agli scorsi anni la tendenza è stata di calo, seppur modesto. Alla base di questo rialzo ci sono soprattutto due ragioni:

  1. le maggiori commissioni pagate per le operazioni effettuate
  2. i maggiori canoni per le carte di credito e di debito
Infine, l'operatività media è rimasta pressoché la stessa: da 144 a 143 operazioni all'anno. Si tratta di cifre che non convincono fino in fondo l'Unione nazionale dei consumatori, secondo cui gli aumenti registrati sono classificabili come inverosimili perché i realtà sarebbero più alti. L'indagine di Bankitalia non terrebbe infatti conti degli aumenti una tantum e delle contribuzioni straordinarie, limitandosi a registrare i costi standard.

Conti correnti online sempre più convenienti: i motivi

A sorprendere dell'indagine annuale sui costi dei conti correnti delle famiglie della Banca d'Italia è l'estrema convenienza dei conti correnti online rispetto a quelli tradizionali. La spesa media di gestione rilevata è pari a 14,7 euro ovvero circa un quinto. E se entriamo ancora di più nei dettagli, la composizione della spesa mostra una prevalenza delle spese variabili, pari a circa il 63 per cento del totale. La differenza di spesa osservato tra queste due tipologie di conti va ricondotta alle tariffe diverse. Più precisamente, viene osservato nel report, il canone di base, dal cui pagamento è esente oltre il 95 per cento della clientela online serve a spiegare 26 euro della differenza. La diffusione di carte di pagamento, più ampia tra la clientela online, non comporta aggravi di spesa, poiché i costi sono inferiori per le carte di credito se non nulli.

Solo per le carte prepagate la spesa dei conti online è di poco superiore a quella dei conti tradizionali. Infine, il limitato ammontare delle altre spese fisse consente un risparmio di quasi 8 euro. Da rilevare poi che circa la metà della differenza riscontrata per le spese variabili è da ricondurre alle spese di scrittura, completamente gratuite per i conti online. La restante parte è legata alle commissioni sulle disposizioni, generalmente più vantaggiose per i conti online, soprattutto per le operazioni effettuate su canali alternativi allo sportello.

E i conti correnti postali?

Nel mezzo tra i conti correnti tradizionali e quelli online ci sono invece i conti correnti postali, la cui spesa è calata di 1,2 euro, fissandosi a 47,8 euro di media. Il risparmio va ricondotto alle altre spese fisse, ai canoni delle carte di credito, alle spese per invio di estratto conto. Ma non alla spesa per i canoni di base e per le carte bancomat, in linea con quelle sostenute dai clienti bancari. Ma è andando a vedere la tipologia tipica dell'utenza che saltano fuori interessanti particolari. I correntisti postali utilizzano poco servizi come la tenuta di dossier titoli e non sempre utilizzano carte di credito, preferendo piuttosto le carte di debito. La diversa composizione dei servizi contribuisce solo in parte a spiegare la differenza nei livelli di spesa: se si ricalcola la spesa dei clienti postali si riduce da 29,8 a 23,9 euro.