Cambiano tasse Irpef e detrazioni con nuova riforma del Fisco e sono diverse le conseguenze per pensionati, lavoratori dipendenti e partite Iva
Chi sarà svantaggiato tra pensionati, dipendenti e partite iva tra 8-70mila euro con modifica tasse e detrazioni in riforma fisco? Con la prossima riforma fiscale si preparano a cambiare certamente le tasse, con la revisione delle aliquote Irpef, e le detrazioni e si tratta di modifiche che incideranno notevolmente su redditi di pensionati, dipendenti e lavoratori autonomi con partita Iva. Vediamo di seguito come e di quanto.
Come cambiano tasse e detrazioni in delega fiscale e vantaggi
Chi sarà svantaggiato tra pensionati, dipendenti e partite iva tra 8-70mila euro con nuove tasse e detrazioni
Come cambiano tasse e detrazioni in delega fiscale
Tasse e detrazioni cambiano con la nuova riforma del Fisco e con importanti conseguente per pensioni, stipendi e altri redditi soggetti a tassazione. Si parte con la revisione delle aliquote Irpef che dovrebbero passare dalle attuali quattro a tre.
Le quattro aliquote Irpef in vigore ora in base agli scaglioni di reddito sono le seguenti:
del 23% per redditi fino a 15.000 euro;
del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro;
del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro;
del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Diverse le ipotesi di modifiche Irpef al vaglio del governo, a partire dalle seguenti tre aliquote:
aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, per esempio, chi ha redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro annui, cioè tra 2.150 euro circa e 3.700 euro al mese circa, sarebbe avvantaggiato considerando che l’aliquota Irpef scenderebbe dal 35% al 27%, mentre non ci sarebbe alcun vantaggio per chi ha redditi più bassi fino a 15mila euro, per cui sarebbe confermata l’aliquota Irpef al 23%, e anche per redditi più alti oltre i 50mila euro resterebbe l’aliquota al 43%.
Altra ipotesi di modifica delle aliquote Irpef potrebbe prevedere:
aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 euro;
aliquota al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
aliquota al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, per tutte le fasce di reddito le nuove aliquote dell’Irpef sarebbero vantaggiose, considerando che chi ha redditi da 25 mila euro all’anno, pagherebbe circa 200 euro di tasse in meno, per arrivare fino anche a circa 700 euro in più per chi prende redditi più alti.
Ultima ipotesi di revisione Irpef potrebbe essere quella che prevederebbe le seguenti aliquote:
del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro
del 27-28% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Anche in quest’ultimo caso, per la prima fascia di reddito fino a 15mila euro, resterebbe ancora l’aliquota al 23%, a tutto svantaggio ancora di chi percepisce redditi più bassi. Penalizzazioni sarebbero previste anche per chi ha redditi sui 25 mila euro, per cui l’aliquota aumenterebbe dal 255 al 28%, con un contestuale aumento di tasse calcolato di ben 300 euro, senza considerare eventuali detrazioni e agevolazioni.
Avrebbero invece maggiori vantaggi con maggiori aumenti i redditi più alti, considerando che, per esempio, si ridurrebbero le tasse da pagare per chi ha redditi più alti tra 50mila, chi prende cioè stipendi e pensioni sui 3.800 euro circa, e 75mila euro.
Insieme alle aliquote Irpef cambiano anche le detrazioni, che influiscono notevolmente sui redditi percepiti. L’obiettivo del governo è il riordino delle detrazioni fiscali, oggi modulate in maniera progressiva per fasce di reddito fino a 120mila euro per azzerarsi fino a redditi sui 240mila euro.
L’ipotesi al vaglio del governo per la modifica delle detrazioni, oggi nella maggior parte dei casi al 19% per tutti, è quella di definizione di detrazioni forfettizzate in base ai redditi con le seguenti percentuali:
detrazioni del 4% del reddito per lo scaglione fino a 15mila euro;
detrazioni del 3% del reddito per lo scaglione tra 15mila e 50mila euro;
detrazioni del 2% del reddito per lo scaglione tra 50mila e 100mila euro;
nessuna detrazione per redditi oltre i 100mila euro.
Chi sarà svantaggiato tra pensionati, dipendenti e partite iva tra 8-70mila euro con nuove tasse e detrazioni
In generale, possiamo dire che alla luce delle nuove ipotesi di aliquote Irpef che potrebbero essere approvate per la riduzione dalle attuali quattro a tre, a prescindere da quale sarà lo schema di revisione approvato, a beneficiarne maggiormente saranno i redditi alti e medio-alti sia per pensionati che per lavoratori dipendenti che per lavoratori con Partita Iva, mentre saranno svantaggiati i redditi bassi, paradossalmente, trattandosi della fascia più bisognosa per cui non cambierebbe nulla.
Sono tantissimi, infatti, i pensionati, lavoratori dipendenti ed anche autonomi con partita Iva che hanno redditi annui inferiori a redditi tra i 15mila e i 25mila euro, per cui l'aliquota Irpef (fino a 15mila euro) resterebbe in ogni caso al 23% non implicando alcun cambiamento nè tanto meno alcun vantaggio come potrebbe esserci per chi ha redditi alti tra 50-70mila euro.
Per i lavoratori con partita Iva, precisiamo, che al posto del normale regime ordinario di tassazione Irpef, per redditi al momento fino a 85mila euro (che potrebbe aumentare a 100mila euro) è possibile optare, nel caso di maggiore convenienza, per il regime fiscale agevolato forfettario, vale a dire con aliquota di tassazione al 15%, quindi più conveniente ma che non permette di portare in detrazione e deduzione alcuna spesa, per cui prima di valutarne l’adesione ed eventuali vantaggi e svantaggi rispetto alle nuove aliquote Irpef, è sempre bene valutare prima diversi elementi e criteri.