Cosa si sa finora delle 3 riforme pensioni, fisco, lavoro annunciate rivoluzionarie della Meloni

di Marianna Quatraro pubblicato il
Cosa si sa finora delle 3 riforme pensio

Cosa potrebbero prevedere le nuove riforme di Fisco, lavoro e pensioni annunciate dalla premier Meloni per quest’anno

Cosa si sa finora delle 3 riforme pensioni, fisco, lavoro annunciate rivoluzionarie della Meloni? Si parla da anni ormai di una riforma delle pensioni strutturali per rivedere i requisiti stabiliti dalla Legge Fornero senza, però, mai riuscire a concludere nulla, a causa soprattutto delle complicate condizioni economiche, e quindi indisponibilità di risorse necessarie, che non hanno permesso fiora di portare effettivamente a compimento una vera e propria riforma pensioni. 

Ora il governo Meloni si starebbe dimostrando impegnato non solo nella definizione di una riforma pensioni che dovrebbe essere strutturale dal 2024 ma prima ancora nella definizione di una nuova riforma fiscale, prossima ormai ad essere presentata, e di una nuova riforma del lavoro. Vediamo di seguito cosa potrebbero prevedere secondo quanto al momento si sa. 

  • Riforma pensioni e novità annunciate da governo Meloni
  • Nuova riforma del Fisco cosa prevede
  • Cosa si sa della nuova riforma del lavoro annunciata dalla Meloni

Riforma pensioni e novità annunciate da governo Meloni

La riforma delle pensioni 2024 è prepotentemente tornata al centro delle discussioni politiche, con un governo che sta dimostrando di voler effettivamente intervenire con modifiche e novità sull’attuale legge Fornero in vigore. 

Proseguono, infatti, gli incontri con i sindacati, proprio per la definizione di una riforma pensioni strutturale che possa entrate ufficialmente in vigore dal prossimo 2024. Considerando, infatti, che eventuali novità per le pensioni verrebbero inserite nella prossima Manovra Finanziaria, entrerebbero in vigore da gennaio 2024. 

Le modifiche per le pensioni che dovrebbero rientrare nella prossima riforma potrebbero essere una quota 41 per permettere a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi e indipendentemente dal requisito anagrafico, e un abbassamento dell’età pensionabile per tutti, uomini e donne, cancellando del tutto tutte le soluzioni ponte attualmente in vigore per garantire la possibilità di pensione anticipata, come quota 103, opzione donna, ape social, ecc.

I sindacati chiedono di abbassare l’età pensionabile a 62 anni per tutti ma il governo potrebbe arrivare a 64 anni. Si parla poi di misure ad hoc per giovani, precari e con carriere discontinue, e donne, per valorizzare il loro lavoro di cura di figli e famiglia, forse anche con valorizzazione contributiva ai fini pensionistici. Attenzione sarebbe puntata anche sulla previdenza complementare e fondi pensioni.

Tuttavia, per l’attuazione di una vera e propria riforma pensioni strutturale, bisognerà fare i conti con le risorse economiche disponibili.

Nuova riforma del Fisco cosa prevede

Prima della riforma delle pensioni, a marzo si attende la riforma del Fisco, che dopo la presentazione dovrebbe entrare in vigore presumibilmente in estate. La principale modifica della riforma del Fisco è la revisione delle aliquote Irpef.

Se, infatti, lo scorso anno il governo Draghi aveva già modificato le aliquote Irpef, portandole da cinque a quattro in base ai diversi scaglioni di reddito, ora il governo Meloni pensa di ridurle ancora. Le attuali aliquote Irpef di tassazione sui redditi sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Il governo Meloni vuole modificare le aliquote Irpef e sono diverse le ipotesi oggi al vaglio. La prima ipotesi di riduzione delle aliquote Irpef potrebbe prevedere le tre seguenti novità:
  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Le altre ipotesi di revisione delle aliquote Irpef da parte del governo Meloni potrebbero essere di un accorpamento delle prime due aliquote del 23% e del 25% in una sola aliquota al 20% per redditi fino a 28.000 euro, avvantaggiando coloro che percepiscono redditi inferiori con una netta riduzione delle tasse; o di introduzione di un’aliquota unica del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro, di un’aliquota del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro e del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro e quella 

La riforma del Fisco dovrebbe prevedere ulteriori modifiche come:

  • ulteriore riduzione o azzeramento totale dell’Iva sui beni di prima necessità;
  • aumento del taglio del cuneo fiscale al 5% per aumentare gli stipendi di tutti coloro che hanno redditi sempre entro i 35mila euro annui;
  • nuove eventuali misure per definizioni agevolate per chi ha debiti prima ancora, però, che si ricevano cartelle esattoriali;
  • istituzione di un concordato preventivo biennale per le Pmi;
  • per le multinazionali e le grandi imprese la cooperative compliance, per il riconoscimento ai contribuenti collaborativi e meritevoli di vantaggi di natura procedurale e sostanziale con il confronto preventivo presso l’Agenzia delle Entrate.

Cosa si sa della nuova riforma del lavoro annunciata dalla Meloni

Prossimo appuntamento del governo dopo la riforma del fisco è la riforma del lavoro, che dovrebbe contenere: 
  • novità per la Naspi, l’indennità di disoccupazione, con riduzione dei tempi dell’indennità per disoccupati, che oggi viene riconosciuta ai lavoratori rimasti in totale stato di disoccupazione involontaria per un massimo di 24 mesi, quindi due anni, e il disoccupato percepisce l’indennità per la metà delle settimane lavorate nel quadriennio precedente e matura il 50% delle giornate di lavoro effettuate come giornate indennizzabili da Naspi, mentre l’intenzione del governo è ridurre tale percentuale al 40% o al 30%, in ogni caso inferiore al 50%;
  • novità per contratti di lavoro a tempo determinato, cancellando l’obbligo di inserire le causali di assunzione a tempo determinato e allungandone la possibilità di proroghe fino a 36 mesi dagli attuali 24;
  • introduzione della possibilità di lavorare in smartworking se e quando le condizioni aziendali o di enti lo permettono e secondo regole specifiche con l’obiettivo, come confermato dal governo, di definire un modello ibrido che possa diventare uno strumento di lavoro continuo e costante per tutte le aziende pubbliche e private;
  • possibile introduzione del salario minimo contro la povertà, che è stato raccomandato dall’Ue e per cui i Paesi membri avranno tempo fino al 15 novembre 2024 per recepire la raccomandazione.