Btp, azioni, obbligazioni, conti correnti
Nonostante la tassazione già alta, le imposte su Btp e titoli di stato italiani, ma, forse, anche di obbligazioni, azioni e conti corrente potrebbero variare nel 2023 con riforma fiscale del Governo Draghi
La partita della riforma fiscale è estremamente delicata perché sul tavolo delle discussioni c'è la questione della revisione delle tasse. E i fatti dimostrano che è più facile portare il livello generale verso l'alto anziché verso il basso. Vediamo meglio:
Come cambiano le tasse su Btp, azioni, obbligazioni, conti correnti con la nuova riforma fiscale
Tante incertezze sulla riforma fiscale e l'impatto delle tasse sui lavoratori
Il primo passaggio delicato della questione riguarda l'introduzione di due aliquote sui redditi da capitale del 15% e del 26% per arrivare a introdurre un'aliquota proporzionale unica al 23%.
Disposizioni alla mano, è previsto per il governo la progressiva e tendenziale evoluzione del sistema verso un modello compiutamente duale, anche con l'applicazione, a regime, della medesima aliquota proporzionale di tassazione e, in via transitoria, di due aliquote di tassazione proporzionale, ai redditi derivanti dall'impiego del capitale, anche nel mercato immobiliare.
Ecco quindi il ritocco verso l'alto della tassazione di Bot e Btp, oggi al 12,5%. Le tasse su azioni, obbligazioni e conti correnti sono invece in fase di discussione e accertamento, ma potrebbero salire anch'esse seppur legeremente visto il peso iscale già alto attuale
Altro passaggio decisivo della riforma fiscale è relativo al cambiamento delle tasse su casa, catasto e affitti con riforma fiscale 2023 Governo Draghi. In particolare facciamo riferimento al piano finalizzato a rivedere il sistema di rilevazione catastale degli immobili così da permettere all'Agenzia delle entrate di avere a disposizione nuovi strumenti per la classificazione degli immobili e favorire la condivisione di dati e documenti.
In ogni caso, l'esecutivo ha assicurato che con la delega fiscale non ci saranno aumenti di tasse. Secondo la clausola di salvaguardia, non deve derivare incremento della pressione tributaria.
Qualcosa cambierà per le partite Iva. In particolare, allo sfondamento della soglia dei 65.000 euro di ricavi all'anno, i titolari di partita Iva con il forfettario escano dal regime di favore per passare a quello ordinario.
La riforma fiscale prevede invece che al superamento del tetto verrebbero concessi altri due anni dell’imposta agevolata al 15% prima di entrare nel regime di tassazione ordinaria. Già in vigore invece la riforma delle tasse per le partite Iva:
Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario fino a 15.000 euro è prevista l'applicazione del 23% di aliquota, 23% del reddito (imposta dovuta sui redditi intermedi)
Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario da 15.001 fino a 28.000 euro di reddito imponibile è prevista l'applicazione del 27% (aliquota), 3.450 + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi)
Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario da 28.001 fino a 55.000 euro di reddito imponibile è prevista l'applicazione del 38% (aliquota), 6.960 + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi)
Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario da 55.001 fino a 75.000 euro di reddito imponibile è prevista l'applicazione del 41% (aliquota), 17.220 + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi)
Con reddito imponibile da parte del professionista o del lavoratore con partita Iva in regime ordinario oltre 75.000 euro di reddito imponibile è prevista l'applicazione del 43% (aliquota), 25.420 + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi)