Acqua San Benedetto dal commercio tolta ancora per particolari tipologie. I motivi e i lotti

di Luigi Mannini pubblicato il
Acqua San Benedetto dal commercio tolta

L'acqua San Benedetto è stata ritirata in diversi suermercati per il cattivo odore che emanavano delle bottiglie. Tutti i dettagli

L'acqua San Benedetto è stata riitirata dai suermercati per la seconda volta in poco tempo per una motivazione differente per una tipologia di bottiglia diversa. Vediamo i dettagli.
 

Continua a tenere banco la questione dell'acqua San Benedetto contaminata proprio perché si tratta di un prodotto di consumo diffuso. Ricordando come tutto sia iniziato dall'odore sospetto lamentato da molti consumatori, SoGeGross ha deciso di eliminare dagli scaffali altri due lotti di acqua. Sono facilmente distinguibili dai precedenti perché il formato è questa volta da 2 litri.

Più esattamente, l'invito a non bere l'acqua e a riportare le bottiglie ne punto vendita dove è stata acquistata, riguarda la San Benedetto nel formato da due litri Pet Naturale, identificabile numero di lotto A8141R + A8143T e date di scadenza 20 novembre 2019 e 22 novembre 2019, comprate nei Cash di Casale Monferrato e Lusignano D'Albenga tra il 21 maggio 2018 e il 27 giugno 2018. Alla base di questa decisione c'è quello che la stessa società definisce un odore non caratteristico.

Per ulteriori informazioni, quasi inevitabili se si trova nel frigorifero una bottiglia sospetta, il gruppo operante nella grande distribuzione organizzata all'ingrosso e al dettaglio con le insegne Basko, Doro Supermercati ed Ekom ha messo a disposizione un servizio clienti raggiungibile tutti i giorni fino alle 19 al numero verde 800544555. Come premesso, la vicenda fa il paio con quella di pochi giorni fa, quando l'acqua San Benedetto nel formato da 500 ml è stata ritirata per la presenza di idrocarburi aromatici ben oltre il limite consentito, così come emerso dai test di laboratorio dell'autorità sanitaria su alcune bottiglie.

E non è la prima volta

Acqua San Benedetto ritirata dalla vendita perchè contaminata. Le ultime notizie confermano la decisione da parte dell’azienda di ritirare un lotto di bottiglie da mezzo litro dell’acqua minerale Fonte Primavera. Il lotto è il 23LB8137E, con data di scadenza 16 novembre 2019. Il motivo del ritiro del suddetto lotto è la presenza di idrocarburi aromatici.

Alcune analisi effettuate dall’autorità sanitaria di competenza su alcune bottiglie prelevate presso un distributore automatico di bevande refrigerate hanno, infatti, rilevato un elevata presenza di idrocarburi aromatici oltre i limiti permessi.

Il Gruppo San Benedetto Spa ha precisato che il ritiro vale esclusivamente per l’acqua minerale Fonte Primavera imbottigliata presso lo stabilimento Gran Guizza di Popoli con il nome San Benedetto e limitatamente al lotto indicato, mentre per tutti gli altri prodotti del marchio ne è stata garantita l’assoluta purezza. Sul sito del Ministero della Salute si legge che i contaminanti idrocarburici ritrovati nell’acqua ritirata dal mercato sono, in particolare, xilene, etilbenzene, trimetilbenzene e toluene.

Nel frattempo....

Più acqua del rubinetto e meno bottiglie di plastica. Più fontanelle e meno minerale. Bruxelles traccia la rotta da seguire per contrastare la diffusione senza limiti di quella plastica difficile da smaltire e da riciclare. E per farlo invita i ristoranti e i bar dei Paesi aderenti, anche l'Italia, a promuovere il consumo di acqua del rubinetto anziché della minerale in bottiglia. Mari e oceani ringraziano, ma lo fanno anche le tasche dei clienti, considerando il salatissimo prezzo a cui sono spesso proposte. Insomma, la guerra di Bruxelles è ufficialmente iniziata con tanto di invito a bere acqua corrente. Una premessa è necessaria. Quello europeo è per ora solo un invito e non si tratta di un obbligo a carico dei gestori dei punti di ristorazione. Ma non è da escludere che si tratti solo di una fase transitoria.

In fin dei conti, le ragioni di Bruxelles sono tra le più nobili. Va da sé che non si tratta di danneggiare i ristoratori o i bar e né di limitare la possibilità di scelta dei clienti così come mettere in crisi le grandi industrie impegnate nella produzione di plastica. Certo, le conseguenze sono indirette, ma la Commissione europea ha due obiettivi ben precisi da raggiungere con questa presa di posizione. Il primo è la riduzione dei rifiuti provenienti dalle acque in bottiglia, uno dei più comuni prodotti in plastica che invadono le spiagge di tutta Europa. E il problema che spesso sfugge è che si tratta di prodotti monouso, il cui tempo di utilità è realmente ridotto al minimo. In seconda battuta, Bruxelles spinge per il consumo di acqua corrente ovvero vuole migliorare la qualità dell'acqua pubblica come servizio essenziale.

In parallelo è infatti scattata la richiesta ai Paesi membri di aprire le fontane delle città. Ma anche di fare promozione sulla qualità dell'acqua pubblica e di incoraggiare gli uffici pubblici a fornire accesso all'acqua potabile. Ovvero, come è stato messo nero su bianco sul provvedimento inviato anche all'Italia, l'istanza è di migliorare l'accesso all'acqua potabile per tutti i cittadini e in particolare per i gruppi più vulnerabili e marginali che hanno adesso difficoltà ad accedervi. Anche perché - fa notare Bruxelles nella linee di indirizzo - non si tratta affatto di ricominciare da zero perché già la situazione attuale in tema di acqua pubblica è quasi ovunque molto soddisfacente. Si tratta solo di fare una scelta definitiva per il bene dell'ambiente con un impatto positivo per il budget dei cittadini. Le stime riferiscono infatti di un risparmio di oltre 600 milioni di euro l'anno.

E per la certificazione della purezza e della potabilità dell'acqua, la Commissione europea è pronta a introdurre 18 nuovi parametri, aggiungendo ai tanti requisiti esistenti anche legionella e cloro. Lo scopo è far crollare i potenziali rischi per la salute dal consumo di acqua pubblica a meno dell'1% rispetto all'attuale 4%.