Referendum il No vince. Cosa succede adesso? E ora? Scenari possibili, opposizioni richieste, novità

di Luigi Mannini pubblicato il
Referendum il No vince. Cosa succede ade

A poche ore dall'apertura dei seggi, sale la tensione per l'appuntamento più importante della storia recente del Paese. Il 4 dicembre gli italiani dovranno esprimersi sulla riforma costituzionale

AGGIORNAMENTO 8:27: E gli schieramenti sono chiaramente divisi tra chi vorrebbe andare subito ad elezioni come il Movimento 5 Stelle addirittura con l'Italicum da loro tanto criticato e chi, invece, vorrebbe rivedere il sistema con un Governo Tecnico. Oggi dopo le dimissioni inizieranno le consultazioni che non saranno affato semplici. L'imporante, comunque, anch di un Governo tecnico che abbia uno scopo preciso e non si dilunghi troppi, ma abbia solo da rivedere il sistema elettorale, altrimenti si perderebbe un sacco di tempo ancora con risvolti negativi per tutti e tutto compreso le novità per le pensioni

AGGIORNAMENTO 5:15 La vittoria del No al Referendum è ufficiale. Dopo mesi di campagna elettorale sin troppo combattuta è il momento di tirare le somme e prendere una decisioni. Le opposizioni che hanno spinto per il No ora chiedono le dimissioni di Renzi, con Salvini in particolare che chiede votazioni immediate. Gli scenari sono ancora difficili da delineari. Con molta probabilità Renzi si dimetterà a favore di un governo tecnico di suoi fedeli, però nulla viene dato per scontato.

AGGIORNAMENTO ore 23:40 E' iniziato lo spoglio dei voti e delle schede elettorali. I primi dati del viminale parlando di un vantaggio al 61% per il No su però 525 sezioni su 65.000, quindi il dato è ancora molto provvisorio. Affluenza quasi al 69% con in testa il Veneto a circa al 79.88%, con la Calabria fanalino di coda al 54%.

AGGIORNAMENTO ore 23:09 Il referendum di oggi domenica 4 Dicembre 2016 ci consegna un dato che da decenni non si vedeva più. Un'affluenza elevattissima. Alle 12:00 l'affluenza era appena del 20%, ma alle 19:00 il 57,24% degli aventi diritti al voto aveva espresso la sua opinione e la cronaca ci trasmette ancora le immagini di seggi in cui entrono ed escono moltissime persone ancora. Si stima la possibilità che si arrivi intorno al 70%. Ad urne chiuse ecco uscire i primi Exit Poll che danno in vantaggio il No al 56% circa (e quindi il Sì intorno al 44%), pertanto un marcato divario che però spesso abbiamo visto non reale, in quanto sempre più frequentemente gli exit poll hanno sbagliato.

AGGIORNAMENTO ore 21:03: Chi vincerà tra il sì e no? Non è detto secondo le previsioni aggiornate che potrà vincere il sì per una affluenza alta, anzi....secondo alcuni esperti dopo aver visto il 20%, molti che erano indecisi seandare a votare lo stesso no, si sarebbero recati alle urne. Si potrebbe profilare al massimo un testa a testa.

AGGIORNAMENTO ore 19:10: Primi dati sono il 55% su 800 Seggi di Comune, quindi vuole dire che sono datid avvero iniziali, perchè ne manca il 90%. Ma se venisse confermato sarebbero davvero molto alto. Confermato ancora meglio il 57%

AGGIORNAMENTO ore 19:05: Non sono ancora pervenuti i dati ufficiali delle 19 li attendiamo con impazienda e li pubblicheremo subito dopo appena ricevuto, davvero subito!

AGGIORNAMENTO ore 18:40 Manca poco ai nuovi dati di affluenza ai seggi di questa giornata. A mezzogiorno ricordiamo l'affluenza è stata del 20,14% con picchi in Emilia Romagna di oltre il 25% e con una Sicilia bloccata all'11%. Si attende all'incirca un 45% per le 19:00, ma i sostenitori del sì sperano in una percentuale più grande per chiudere alle 23% intorno al 60%.

AGGIORNAMENTO ore 15:16: Per quanto riguarda le matite stanno già girando diverse messaggi di controllare ai seggi se sono incancellabili anche su Whatspp, Twitter e Facebook. Ma nel frattempo diverse prefettura hanno fatto dei comunicati stampa per spiegare che sono incancellabili e sono solo degli inutili allarmismi. Vi ricordiamo che la prossia affluenza dovrebbe essere intorno alle 17

AGGIORNAMENTO ore 13:44: Ci si attesta intorno al 20%, una frequenza record. In alcuni casi, in alcuni seggi si prla che si potrebbe arrivare al 60% se si continuasse così. E nei sondaggi clandestini aggiornati degli ultimi giorni si parlava che solo con una ampia affluenza ci sarabbe stata possibilità pur difficili di una vittoria del sì. C'è poi il mistero della matite al seggio che secondo Salvini, ma anche Pierò Pelù e altri sono cancellabili. Ci sonos tate già diverse denunce.

AGGIORNAMENTO ore 12:07 Arrivano i primi dati da 1000 comuni sull'affluenza alle urne. Quasi il 19% degli aventi diritto al voto si è recato già alle urne. Il dato può variare ancora di molto perchè sono ancora 4000 i comuni che stanno comunicando in questo  momento i dati.

AGGIORNAMENTO ore 11:03: Attendiamo l'affluenza in tempo reale che il Viminale dovrebbe trasmettare alle ore 12 circa o al massimo 12,30. Ricordiamo che più l'affluenza sarà alta e più secondo analisti vi potrebbe essere un risultato positivo per il sì

AGGIORNAMENTO ore 10:14: I sondaggi clandestini che ci sono stati finora, sono stati abbastanza complessi, molto mutevoli e dinamici. Anche gli ultimi di stanotte sono arrivati a cirfca un meno 4$ o un meno 6% di distacco, ma alcuni sono arrivati anche a -12% con una vittoria del no.

AGGIORNAMENTO ore 9,11: E' iniziata la lunga giornata odierna che porterà dopo le 11 a iniziare a conoscere i risultati parziali e poi quelli ufficiali nella notte sul referendum per il sì e no. Noi la seguiremo in tempo reale.

La campagna referendaria in vista dell’appuntamento elettorale di domenica 4 dicembre, è giunta alle battute finali. Più passano le ore, più sale la tensione. Nulla di strano visto che la posta in gioco è davvero molto alta. I leader dei diversi partiti, quelli dell’uno e dell’altro schieramento, approfitteranno dell’ultimo giorno utile per motivare l’elettorato e convincere sulla bontà delle proprie ragioni il maggior numero di cittadini che ancora naviga a vista. Poi arriverà il momento di ammainare bandiere e megafoni e rispettare il silenzio elettorale che scatterà sabato mattina. Poi la parola passerà direttamente agli elettori.

Sommario diretta Referendum:

Dove seguire aggiornamenti sul referendum

Renzi a Firenze, Beppe Grillo a Torino. Questi gli appuntamenti finali fissati per venerdì sera dai leader delle due forze politiche maggioritarie in Italia a chiusura della lunga maratona referendaria. La scelta non è stata casuale.

Firenze è la città che ha regalato a Renzi il palcoscenico nazionale durante gli anni in cui ha ricoperto l’incarico di primo cittadino. Anni nei quali il Presidente del Consiglio ha potuto tessere pazientemente quella tela che poi lo ha accompagnato dritto dritto a Palazzo Chigi.

La location ideale per infiammare, in un ultimo grande evento collettivo, i sostenitori della riforma e inviarli come apostoli del Sì sulle tracce degli indecisi. Che, ironia della sorte, risulteranno invece decisivi per l’esito finale della consultazione visto che secondo le ultime rilevazioni pubblicate prima del divieto imposto dalla legge, essi costituiscono circa un quarto dell’elettorato italiano.

Torino invece per il Movimento 5 Stelle, schierato compatto per il No, rappresenta la vetrina, dopo la sorprendente vittoria di Chiara Appendino alle recenti elezioni comunali, per lanciare la volata al fronte che si oppone alla riforma costituzionale. E Grillo, quando c’è da arringare la folla non si tira certo indietro.

Quando votare referendum: orari e inizio spoglio

Le urne resteranno aperte dalle sette del mattino fino alle ventitré di domenica quattro dicembre. A seguire lo spoglio che non dovrebbe essere molto lungo. Sul nostro portale sarà possibile seguire minuto dopo minuto l’intera giornata elettorale con la pubblicazione di dati, molto importanti e aggiornati continuamente sull’affluenza, le prime previsioni ad urne chiuse sull’esito finale del referendum e, in nottata, anche il risultato ufficiale.

Affluenza al referendum: perchè è importante?

Le ultime ore di campagna elettorale stanno assumendo sempre di più i contorni di un romanzo giallo. Non sono bastate le polemiche che in questi mesi hanno occupato quotidianamente le cronache e i mezzi di informazione, piccoli e grandi. Né i colpi bassi che i due schieramenti si sono scambiati senza alcuna remora. Adesso l’attenzione si sposta sul voto degli italiani all’estero che si è chiuso con un’alta affluenza, intorno al 40 per cento, un milione e seicentomila schede in arrivo a Fiumicino a bordo di duecentodieci aerei, provenienti da centonovantacinque consolati italiani sparsi in tutto il mondo.

Numeri che potrebbero dire tutto o niente. Sta di fatto che ai rappresentanti del No un coccolone potrebbe essere venuto. Mentre sono stati accolti con entusiasmo dall’entourage dei sostenitori del Sì con Matteo Renzi in testa, che avevano previsto un più modesto 25-30 per cento.

L’affluenza, infatti, sarà decisiva, a quanto pare, per le sorti di questo referendum. Un aspetto determinante che bisognerà monitorare continuamente. Cosa che businessonline.it farà durante tutta la giornata di domenica.

Se questa si manterrà, infatti, su percentuali piuttosto basse, intorno al 40% diciamo, oppure sfonderà il tetto del 60% ci sarebbero buone possibilità per il Sì di ribaltare un esito che sembrava già scontato. L’alta affluenza, infatti, si potrebbe giustificare con la scelta di recarsi alle urne di buona parte degli indecisi. Che potrebbero quindi essere stati motivati proprio dallo sforzo quasi sovrumano messo in campo dal Premier negli ultimi giorni di campagna elettorale.

Questo almeno è quanto filtra dalla ristretta cerchia dei sostenitori della riforma che, infatti, hanno recuperato fiducia e ottimismo dopo settimane trascorse con la quasi totale convinzione di combattere una battaglia ormai persa. Si tratta solo di auspici visto che le schede verranno aperte e scrutinate insieme alle altre dopo la chiusura dei seggi anche in Italia.

Sondaggi clandestini: pareri discordanti

L’esito favorevole, seppure conquistato al fotofinish, al Sì sarebbe quantomeno sorprendente, visto e considerato che le previsioni, fin dal primo giorno, hanno sempre valutato il fronte opposto in vantaggio pur con distacchi che, a mo di fisarmonica, si ampliavano o si contraevano senza mai mettere in discussione l’esito finale.

Anche i sondaggi clandestini sembrano rispettare questo schema. Argomenti preferiti il conclave, i gran premi di ippica e le consultazioni tra automobilisti. Solo in un caso, la rilevazione fatta in occasione di un gran prix che si sarebbe svolto nel bolognese, la vittoria viene assegnata al cavallo Truie Blessée in grado di superare proprio sulla linea del traguardo il suo avversario Assemblage Hétéroclite, dopo averlo inseguito durante tutta la gara. Negli altri, pur riconoscendo un parziale recupero, la forchetta tra i due schieramenti oscilla tra il quattro e il sei per cento. Un margine che offrirebbe, se così fosse, un buon margine di sicurezza a chi è in testa.

I sostenitori del No comunque respingono con fermezza questo scenario anche se qualche segnale di nervosismo serpeggia dai continui appelli a non commettere l’errore di considerare chiusa una partita ancora apertissima e che probabilmente si giocherà sul filo di lana, e dalla decisione di far partire denunce preventive per il sospetto di brogli nelle operazioni di voto degli italiani all’estero.

Un finale velenoso che non fa altro che aumentare la tensione in vista del voto di domenica e che conferma quanto la posta in palio sia importante. Non solo per motivi tecnici, che riguardano quindi i temi proposti dalla riforma costituzionale, ma anche perché su questo referendum, tutta la politica italiana, chi più chi meno, si sta giocando una brande partita.

Cosa succederà il 5 dicembre? Possibili scenari se vince il Sì o il No

L’incertezza regna sovrana, come la paura per cosa potrebbe succedere a partire dal day-after. A creare questo clima hanno contribuito anche le valutazioni che sono arrivate da osservatori stranieri.

Politici, economisti e banchieri non hanno fatto mancare il loro apporto con dichiarazioni pubbliche a sostegno dell’uno o dell’altro schieramento. Come hanno fatto alcuni prestigiosi giornali esteri.

Il quotidiano britannico Financial Times ha evocato scenari apocalittici in caso di sconfitta del Sì. Otto banche, in questo caso, rischierebbero seriamente di fallire e tra queste ci sono il Monte dei Paschi e la Banca Etruria.

A bilanciare la fosca previsione una vecchia conoscenza dell’opinione pubblica italiana. Ci ha pensato, infatti, l’Economist, definendo la riforma Renzi-Boschi un pasticcio, ad invitare senza mezzi termini gli italiani a rigettare la proposta di riforma.

Valutazioni contrastanti, quindi, che, tutto sommato lasciano presagire che non ci saranno ripercussioni catastrofiche sull’economia del nostro Paese, qualsiasi sia il responso delle urne. Nemmeno la risalita dello spread, altro poco gradevole ricordo per i cittadini italiani, sarebbe interpretabile come un chiaro segnale di inquietudine dei mercati.

I pareri discordanti degli esperti restano la migliore garanzia che, al di là di qualche possibile scossa, le fondamenta dell’Italia sono e resteranno solide qualsiasi sia il risultato finale.

Qualche problema in più potrebbe averlo Matteo Renzi che avrebbe difficoltà a tenere unita la sua maggioranza. Le dimissioni del Presidente del Consiglio potrebbero essere possibili. Ma Renzi è consapevole, vista l’impossibilità per i sostenitori del No di far nascere un’alternativa politica credibile all’indomani del voto, della propria posizione di forza e avrebbe la possibilità di presentarsi alle elezioni, probabilmente anticipate rispetto alla scadenza naturale prevista per il 2018, sapendo di dover affrontare un solo avversario pericoloso: il Movimento 5 Stelle. Scenari da fantapolitica che è prematuro perfino immaginare.

Il dilemma degli indecisi: per chi votare?

Secondo le previsioni il venticinque per centro degli elettori non si è fatto ancora un’idea precisa su cosa votare il quattro dicembre. Soprattutto a loro saranno rivolti gli appelli finali che i due schieramenti in campo faranno prima della chiusura ufficiale della campagna elettorale.

Motivi perchè votare Sì

Da un lato i sostenitori del Sì ritengono che la riforma rappresenti una tappa fondamentale sulla strada della modernizzazione del Paese. Un treno che non può essere lasciato passare invano. Con il nuovo assetto istituzionale sarebbe più facile reggere la sfida dei mercati globali e la competizione con le altre democrazie occidentali.

Il superamento del bicameralismo paritario garantirebbe una velocizzazione dell’iter di costruzione delle leggi, così da smuovere il sistema Paese dalle sabbie mobili in cui arranca e renderlo appetibile agli investitori internazionali. Novità che garantirebbero un notevole risparmio in termini di costi, attraverso la ridefinizione del ruolo del Senato, che passerà da 315 a 100 membri e sarà formato da consiglieri regionali e sindaci che riceveranno un solo stipendio, peraltro più basso rispetto a quello che percepiscono oggi. Potranno però contare sull’immunità.

Saranno aboliti anche enti ritenuti inutili come il Cnel e le Province e la riforma del titolo V, già oggetto di una rivisitazione nel 2001, risolverà una volte per tutte il problema della legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Infine, con l’introduzione del referendum confermativo e l’obbligo del Parlamento di discutere e votare sulle proposte di leggi popolari il protagonismo dei cittadini nella vita politica del Paese sarebbe incoraggiato.

Motivi perchè votare No

Tesi respinte dal fronte opposto secondo cui la riforma è un pericoloso piano inclinato dal quale l’Italia potrebbe scivolare lentamente verso un regime autoritario. Un progetto che non può essere accettato anche perché licenziato da un Parlamento non legittimo, eletto con una legge elettorale che la Consulta ha giudicato incostituzionale.

Nessun superamento del bicameralismo paritario visto che, non solo il Senato resta, ma la poca chiarezza sulle rispettive competenze, potrebbe portare a un aumento dei conflitti tra le Camere. La nuova regolamentazione del Senato prevede sette procedimenti diversi, altro che semplificazione.

Il risparmio poi non sarebbe quello stimato dal Governo intorno ai 500 milioni ma, stando ai calcoli della Ragioneria dello Stato, di appena 50. Anche l’aumento del numero di firme necessarie per proporre al Parlamento un progetto di legge popolare, triplicato rispetto alle 50mila necessarie oggi, è interpretato come il tentativo di ridurre gli spazi di vita democratica.