Stipendi più alti di 1.000 euro
La chiave di volta individuata dal governo per rivoluzionare il mercato del lavoro sotto il profilo degli stipendi è il salario minimo a 9 euro all'ora.
Se la misura dovesse andare in porto, i lavoratori coinvolti finirebbero per ricevere oltre 1.000 euro in più in busta paga all'anno. Esattamente 1.073 euro, centesimo in più, centesimo in meno. Si tratterebbe di una vera e propria svolta tenendo conto dei tanti lavoratori costretti percepire stipendi miseri rispetto alle mansioni svolte. Anzi, a voler essere più precisi, il 22% dei dipendenti del settore privato in Italia percepiscono meno di 9 euro l'ora lordi, senza contare i lavoratori agricoli e domestici, che sono spesso pagati anche molto meno.
A riferirlo è l'Istituto nazionale della previdenza sociale. Ecco dunque che un provvedimento di questo tipo rappresenterebbe un vero e proprio toccasana, se non una svolta per il mercato di lavoro.
La chiave di volta individuata dal governo per rivoluzionare il mercato del lavoro sotto il profilo degli stipendi è il salario minimo a 9 euro all'ora. L'intenzione parte da un presupposto: l'Italia è uno dei pochi paesi dell'Unione europea - gli altri sono Danimarca, Cipro, Austria e Svezia - che non ha una legge sul salario minimo in vigore. E in una realtà in cui ci sono alcuni comparti, come l'agricoltura e la ristorazione, in cui oltre il 20% della forza lavoro è sottopagato, ecco che questo cambiamento rappresenterebbe un cambio di marcia. Ma soprattutto tenderebbe a ridurre le differenze tra aree dello stesso Paese.
La nuova regola salariale italiana si applicherebbe solo a coloro che lavorano in settori i cui stipendi non sono già regolati da un contratto nazionale applicato a specifiche categorie di lavoratori. Finirebbero per essere coinvolti circa 3 milioni di persone tra cui pizzaioli, giardinieri, magazzinieri e camerieri. Nell'Unione europea, ci sono 22 Stati con leggi sul salario minimo. Negli altri, i salari minimi sono stabiliti dalla contrattazione collettiva all'interno di settori specifici.
Introdotto dapprima in Nuova Zelanda, Australia e Regno Unito, questo strumento è state gradualmente adottato in altri Paesi, compresi gli Stati Uniti.
Resistono comunque le perplessità ed è interessante notare che arrivano sia da una parte e sia dall'altra, sia dai datori di lavoro e che dai loro rappresentanti, sia da Confindustria e sia dai sindacati. Pur partendo da presupposti differenti, arrivano alla stessa conclusione. Per le organizzazioni sindacali, il pericolo è la mancata applicazione dei contratti e finirebbe per avere l'effetto opposto: diminuire salari e tutele dei lavoratori.
Secondo alcuni critici, l'importo di 9 euro all'ora, simile al salario minimo della ricca e produttiva Germania, è troppo alto. Per altri questa idea non risolverebbe i problemi dell'Italia alle prese con bassi salari e disoccupazione. E anzi, metterebbe i datori di lavoro in una posizione di difficoltà. C'è chi sostiene molto semplicemente che l'idea di un salario orario minimo non è la soluzione al problema delle retribuzioni italiane o ai problemi del mercato del lavoro italiano.