Nuovi punteggi di valutazione per lo stato di salute delle banche: Mediolanum la più sicura. Quali sono le banche a rischio fallimento
AGGIORNAMENTO: L'amministratore delegato di Unicredit ha tranquilizzato tutti in assemblea dicendo che la Bce si è detta soddisfatta degli interventi fatti e quelli in programma (tra cui oltre nuovi 4mila esuberi e diversi tagli). E oggi venerdì 3 febbraio, come ieri, il titolo è destinato a scendere e salire, essere molto nervoso, tendenza che durerà secondo gli analisti per un pò almeno fino a quando si capirà se i sistemi cercati per sistemare la questione andranno in porto senza problemi. Ancora tesa nelle ultime notizie e ultimissime ad oggi venerdì 3 Febbraio, la situazione per Banca veneto e Banca Vicenza dove arrivano ulteriori novità per la fusione, ma non positive, con diverse complicazini sopraggiunte da superare.
AGGIORNAMENTO: Ci si sta adoperando in due direzioni principali per evitare rischi per Unicredit e in generale anche per Banca di Vicenza e Banca Veneta come riportano le ultime notizie e ultimissime oggi giovedì 2 Febbraio in relazione ai rischi di fallimento e di Bail In. Le due principali novità sono i programmi interni di rilancio e di ricapitalizzazione e per le altre due banche del territorio Veneto la fusione tra esse. L'altra direzione è quella dei crediti deteriorati per cui la Bce potrebbe creare finalmente un fondo a oltre 1000 miliardi per tutta l'Ue.
AGGIORNAMENTO: Oltre ai problemi di Cariverona e Banca Veneta e Vicenza, vi sono tra le novità di fine Gennaio 2017 e inizio Febbraio, i nuovi problemi riguardanti ad Unicredit. Non c'è rischio di fallimento o di Bail In ovviamente, ma l'Ue e la Bce hanno chiesto un aumento di capitale e una serie di ulteriori provvedimenti oltre quelli già fatti altrimenti il commissariamento diventano un rischio concreto per la salvaguardia degli interessi di tutti dai correntisti agli azionisti e obbligazionisti.
Il mondo delle banche italiane torna nel mirino di attenzioni, punteggi e piani di salvataggio: all’indomani dei gravi problemi di 'salute' che hanno portato a clamorosi fallimenti come quelli di Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e CariChieti, che hanno usato i risparmi di circa 130mila azionisti e obbligazionisti subordinati per salvarsi dalle loro stesse sofferenze, si torna a temere il fallimento di alcune banche con conseguente bail in, meccanismo che prevede che, per il salvataggio di una banca in forte crisi, a pagare siano innanzitutto gli azionisti dell'istituto stesso. Insieme agli azionisti, che potrebbero vedere azzerarsi il valore delle proprie azioni, a rischiare, in caso di forte difficoltà della banca, sono anche i titolari di obbligazioni convertibili in azioni emesse dall'istituto bancario in crisi; di obbligazioni subordinate e alle altre obbligazioni non garantite; e di conti deposito e conti correnti superiori ai 100mila euro.
Anche con il bail in non correrebbero alcun rischio coloro che hanno investito in conti depositi, che sono tutelati dal Fondo di Tutela Interbancaria fino a importi 100.000 euro ma oltre questa soglia eventuale denaro in più potrebbe essere usato dalla banca; chi ha cassette di sicurezza o detiene titoli in un conto apposito. Per valutare quali siano le banche a rischio e quelle più sicure vengono valutati determinati parametri che poi portano a conseguenti punteggi per ogni istituto di credito. I principali parametri da considerare sono: il Core Equity Tier 1 ratio (Cet1), che mette in rapporto le attività della banca ponderate per il rischio con il capitale proprio di pronto utilizzo e il cui valore minimo stabilito dalla Bce è stato fissato all’8% per cui le banche che si allontanano da tale soglia, come la Banca Popolare di Vicenza che raggiunto il 6,65%, rischiano il fallimento ; il al Total capital ratio (Tcr), che si riferisce all’intero patrimonio della banca; e il Tier 1, che comprende altri tipi di asset della banca come le azioni di risparmio.
Sulla base di questi parametri, sembra che al momento le banche più sicure siano innanzitutto banca Mediolanum, seguita da Banca Intesa, Credem, Ubi Banca, Banco Popolare, Mediobanca, Bnl, Credito Valtellinese, Unicredit. Passando alle banche a rischio fallimento, invece, spiccano Monte dei Paschi di Siena, seguito dalla Banca Popolare di Vicenza, Banca Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e CariFerrara. Stando alle ultime notizie, proprio queste ultime appena riportate sarebbero le banche che, come ha allarmato l’autorevole Financial Times, rischiano di fallire al voto sul referendum costituzionale in programma domenica 4 dicembre dovesse vincere il no, portando ad una sconfitta del premier e a conseguenti turbolenze anche sui mercati finanziari. E ulteriore incertezza, che potrebbe portare ad una forte volatilità del mercato stesso, potrebbe derivare dalla istituzione di un governo tecnico che non si sa ancora da chi potrebbe essere guidato.
Si tratta di una situazione incerta e confusa che provoca deciso nervosismo su mercato e per le stesse banche italiane, senza considerare che un’eventuale sconfitta del premier potrebbe anche portare alla ‘caduta’ del piano di salvataggio da 5 miliardi di Mps, attraverso Jp Morgan e Mediobanca, con conseguente ricorso al bail in e alla creazione di nuovi rischi e possibili nuove perditi per investitori e risparmiatori. La possibile caduta del piano di salvataggio privato di Mps potrebbe essere accompagnata anche dal fallimento del piano di aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit, fissato per l’inizio del 2017.