Continua a essere alta l'attenzione sul mondo delle banche in Italia ovvero sugli istituti a rischio fallimento.
Non c'è dubbio che l'attenzione sul mondo delle banche in Italia sia accresciuto. Troppe le perdite subite dai risparmiatori per non alzare il livello di attenzione e cercare di capire se la propria banca è al sicuro ovvero è a rischio fallimento. A rendere la situazione più confusa e incerto è il referendum costituzionale rispetto al cui esito sia i sostenitori del sì che quelli del no evocano possibili crac nel breve e nel medio periodo. Di certo, i casi di Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e CariChieti hanno lasciato il segno così come rimane alta l'attenzione sui vari Banca Carige, Monte dei Paschi di Siena, Unicredit, Banca Popolare, Banca Popolare di Milano, Ubi Banca, Banca Intesa, Mediobanca, Credem e Banco Popolare di Sondrio.
Ci sono alcuni indicatori ben precisi da tenere in considerazione quando si tratta di verificare il grado di solidità delle banche. Il primo è quello del Core Equity Tier 1 ratio, più semplicemente indicato come Cet1, che mette in relazione le attività della banca ponderate per il rischio con il capitale proprio di pronto utilizzo. Poi occorre controllare il Tier 1, che include altri tipi di asset degli istituti di credito, come le azioni di risparmio. Infine, ecco il Total capital ratio (Tcr) ovvero tutto il patrimonio della banca. In buona sostanza, tutto questi parametri mettono in relazione il patrimonio della banca con gli impegni che la banca ha assunto.
Secondo le rilevazioni più recenti, la Banca centrale europea ha premiato Mediolanum e pollice in su anche per Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi Banca, Banco Popolare, Credem, Mediobanca, Bnl, Credito Valtellinese. Governo e Banca d'Italia, come ricorda Altroconsumo, hanno utilizzato alcune delle nuove regole per salvare quattro banche in crisi: Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Chieti, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio e Cassa di risparmio di Ferrara.
Di fatto, questa operazione è stata concepita per dribblare le regole del bail-in e il suo spirito di base: e cioè che a pagare devono essere in primis i privati - azionisti, obbligazionisti, correntisti per gli importi sopra 100.000 euro - e solo in ultima istanza il fondo di risoluzione, o peggio ancora la collettività. Azionisti e obbligazionisti subordinati hanno pagato in prima persona. Il resto delle perdite, fa notare, ricade evidentemente sulla collettività, tramite il sistema bancario e tramite lo Stato che tra garanzie e minori tasse dalle banche salvatrici, ci ha rimesso.